Italian Trumpet Forum
Didattica => Jazz ed oltre => : Norman June 09, 2014, 05:48:23 PM
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Consigli di Clark Terry su come studiare l'improvvisazione.
http://jazzadvice.com/clark-terrys-3-steps-to-learning-improvisation/ (http://jazzadvice.com/clark-terrys-3-steps-to-learning-improvisation/)
In pratica sono tre fasi (sintetizzo):
1. IMITAZIONE
Ascoltare, imparare delle frasi a memoria, trascrivere assoli, assimilare lo stile e l'approccio dei grandi. Questo è l'inizio di tutto.
2. ASSIMILAZIONE
Prendere quello che si è appreso nella fase 1 e suonarlo finché non diventa automatico, in tutte le tonalità, fino alla noia, fino a quando non si è in grado di farlo anche nel sonno. Questa è la fase più difficile e che richiede più tempo e pazienza.
3. INNOVAZIONE
Questa è la fase a cui tutti vogliono arrivare, spesso con troppa fretta e saltando i passaggi precedenti, ma è importante ricordare che, come disse Salvador Dalì, "Chi non vuole imitare niente, non produce niente". Solo quando si è assimilato a dovere un linguaggio, in modo che questo linguaggio sia diventato veramente nostro, si può avere l'ambizione di creare qualcosa di nuovo ed originale.
Sembrano banalità, e ne abbiamo già parlato diffusamente qui sul forum, ma il vero senso dello studio dell'improvvisazione sta qui, molto più che nello studio della teoria e dell'armonia (che comunque servono).
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Parole sante....
io lo sto facendo con ottimo rendimento.
Unico neo sono alla fase dell'imitazione...(la prima praticamente) sbellicars sbellicars
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Pure io... sbellicars
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siamo in tre...
Al triennio Jazz infatti era proprio il nostro metodo di studio, ed iorimanevo più che mai drammaticamente alla fase 1.
La "mise à Jour" della teoria infatti risulta limitativa se non ascolti come lo fanno "quelli buoni", ovvero coloro che in qun qualche modo sono abbontantemente alla fase 3; ricordo infatti che una parte consistente degli studi erano proprio le trascrizioni, peraltro suonate sopra all'originale, cercando di cogliere e riprodurre per quanto possibile tutte le sfumature e le intenzioni.
Sicuramente un metodo collaudato ed efficace e chissà perchè, io mi scieglievo molto spesso proprio Clark Terry come modello.
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Ragazzi, comunque non è mica un lavoro veloce... Anzi, troppo spesso ci si spinge troppo avanti troppo presto. Secondo me già imparare a suonare un assolo famoso bene senza troppi errori e con l'interpretazione giusta è già un gran successo. Non si deve avere la fretta (e la presunzione...) di fare improvvisazioni originali se non si hanno le basi (i grandi a fare certe cose ci sono arrivati dopo anni ed anni di professionismo...), all'inizio va benissimo, secondo me, anche suonare assoli a memoria, anche e soprattutto quando capita di suonare in pubblico. Non sta scritto da nessuna parte che il jazz debba per forza essere improvvisato. Meglio fare una cosa a memoria fatta bene piuttosto che una cosa originale che fa schifo e non ha né capo né coda... Poi piano piano si introduce qualcosa di personale, un po' come si fa quando si studiano i temi degli standard, che prima li fai come sono scritti, poi cominci a "lavorarli" ed a personalizzarli. Per me il lavoro è esattamente lo stesso.
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Io invece sono assolutamente contrario a suonare un assolo a memoria dal vivo (a casa ovviamente è diverso). Certo, qualche riff, qualche frase ci può stare ma ritengo che sia meglio una improvvisazione "che fa schifo" musicalmente ma non armonicamente ma sia, appunto, improvvisata, che un compitino che per quanto ben eseguito "stonerà" in un contesto di improvvisazione Jazz.
P.S. sono anche io alla fase 1, non credete, eh!
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Dipende anche molto dal contesto. È chiaro che se stai suonando in un jazz club, non è il caso di fare un solo famoso a memoria.
Ma siamo onesti: noi dilettanti è tanto se suoniamo davanti ad amici e parenti. Suonare un brutto assolo di fronte ad un pubblico che già magari fa fatica a stare ad un concerto jazz significa volergli male... :D
Inoltre un solo brutto rovina tutta l'esecuzione, distrugge il pathos e fa calare l'attenzione del gruppo. Il concetto è di non fare il passo più lungo della gamba. Se sia improvvisare decentemente, ok, altrimenti per me la priorità è sempre far uscire qualcosa di bello, che la gente possa ascoltare con piacere.
Io in Big Band più il solo è difficile, più cerco di farlo sempre uguale, di andare sul sicuro.
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in questi giorni sto provando a trascrivere un brano che anche nella esposizione dl tema sembra una lezione di jazz.
il musicista è Dexter Gordon il brano What's New.
l'aspetto straordinario è che il grande musicista suona le "regole".
il passo che ritengo importante è comprendere la funzione di ciascuna nota all'interno della frase e rispetto all'accordo.
magari prima era in grado di trascrivere le note ma non comprendevo la ragione ora faticosamente comincio a comprenderla. e quando succede è un enorme piacere