Studiare per mantenimento o per migliorare...... bel quesito ! Ripropone il solito dilemma su come studiare e cosa studiare.. Per me questo post va di pari passo con un altro post che avrei voluto aprire e che più o meno ricalca tanti altri post già scritti... : " Gli errori che non rifarei ..... ".... Anni fa ero dell' idea che studiare i testi didattici da conservatorio ( li associavo alla musica classica ) mi avrebbero rovinato l'idea di articolazione jazz che avevo in testa ( le persone che diplomate in conservatorio, che ascoltavo suonare jazz per me avevano sempre un' impronta di ascolto che mi dava di passaggi classici o quantomeno non in linea con la mia idea di articolazione Jazz. Altra cazzata : lo studiare sui i libri solo esercizi con scale nei registri più comodi ( ed in questo anche gli insegnanti ci hanno messo del loro probabilmente per non perdere l'allievo e conseguentemente gli " sghei "). Alla fine ho frequentato una scuola jazz. con insegnanti abbastanza seri ( non avevo più l'alibi degli insegnanti classici da conservatorio ) e lì sono venuti fuori tutti i miei limiti.. C'è poco da fare gli studi classici sono indispensabili per sviluppare l'articolazione, flessibilità, estensione in alto ed in basso ( specie in basso l'avevo proprio trascurata attratto dal mito degli acuti... ed inoltre proprio gli esercizi sulle scale ed estensioni meno comode, che mi piacevano meno, sono stati quelli che più mi hanno aiutato a sciogliermi le dita ( poco nella realtà di chi ascolta ma molto per me che li suonavo e a come mi sentivo legato prima ) . Poi c'è il capitolo che:.... fino a quando le note le leggi, le cose le fai . Provare a suonarle senza leggere o a memoria è un altro paio di maniche e può essere anche secondo me sbagliato; suonare senza leggere (e non a memoria) ma, cercando di essere cosciente (prendiamo ad es. una triade) nei diversi rivolti e sforzandoci di imparare, ogni volta che suoni una nota , se la nota di cui stai premendo il tasto è una tonica o una terza maggiore o minore o la quinta è un' altra cosa e fare questo lavoro cromaticamente su ogni triade è un altro bel lavoro. Sono riuscito a farlo cromaticamente sulle triadi minori ( circa un anno e mezzo, 2 per una esecuzione a velocità normale ; un'oretta ogni due giorni ) e adesso sto' lavorando sulle triadi maggiori. Studiare la composizione degli accordi (l'armonia ) , suonarli su una tastiera , vedere e ascoltare come suona una determinata scala, da sola e con con gli accordi sotto, gli accordi che derivano da quella scala, suonare inside o o outside, e poi ti accorgi che tutto questo ti aiuta nella tecnica ma non ti aiuta nell'improvvisazione.... l'improvvisazione che è quello che senti, dove le note che senti, spessissimo non stanno dentro le scale con gli accordi dalle quali derivano e che rischiano di fare ....una musica troppo " consonante"... senza identità... ma prima di tutto devi avere una "tua " identità.... Spesso sento parlare di brani che ci emozionano... Quindi,... sappiamo riconoscere delle note, delle frasi che ci emozionano.... e arrivo a dire che per tirarle giù queste note che ci emozionano non c'è neanche bisogno di saper suonare uno strumento , basterebbe un programma di scrittura musicale... per tirarle giù... e provare a emozionarci con le " nostre note "...scrivere la nostra " improvvisazione "... ( interpretazione ?)... Piano piano quel qualcosa che abbiamo ro viene fuori.. e secondo me.... senza neanche bisogno di tutti quei fronzoli di note che spesso ci mettiamo dentro per dire che suoniamo jazz...