Author Topic: Jazz modale  (Read 3060 times)

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Offline Zosimo

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Jazz modale
« on: December 25, 2008, 02:18:13 PM »
ciao jazzisti e jazzofili, cosa ne pensate del jazz modale? è cosi facile come sembra? cioè su un pezzo andare su e giù sulla stessa scala? Lo si può suonare senza conoscere il sistema tonale e i linguaggi precedenti?
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
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Flicorno: Couesnon Monopole Conservatorie ('60)
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don tonino

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Re: Jazz modale
« Reply #1 on: December 25, 2008, 07:01:43 PM »
ciao jazzisti e jazzofili, cosa ne pensate del jazz modale? è cosi facile come sembra? cioè su un pezzo andare su e giù sulla stessa scala? Lo si può suonare senza conoscere il sistema tonale e i linguaggi precedenti?

MON! questo è il mio breve pensiero:
fra le strutture più difficili su cui improvvisare e dire qualcosa di significativo sono proprio quelle modali. che per suonare modale sia necessario conoscere i modi e quindi applicarli su e giù per la tastiera è una gran cazzata. è necessario ma non è sufficiente. il jazz si basa su un vocabolario e le scale modali sono solo delle "parole" di questo vocabolario. la cosa più difficile è imparare la consecutio e la coniugazione per esprimere delle frasi sensate. questa è la mia modestissima opinione basata certo sull'esperienza di un non professionista che tuttavia si dedica al jazz con passione e onestà d'animo. hai mai sentito ASCENSION di coltrane? è un brano della metà anni sessanta a torto considerato come un brano free. invece si tratta di un pezzo modalissimo. il jazz modale è qualcosa di molto, molto complesso e profondo. considera che sono stati proprio gli studi sul jazz modale che hanno portato george russell a scrivere "the lydian chromatic concept of tonal organization for improvisation". si tratta di uno dei contributi più importanti alla musica dalla teoria jazzistica. e sfatiamo infine il mito che sia davis ad aver inventato il jazz modale. diciamo che ha contribuito a renderlo "pop", nel senso popolare. Jungle Blues di jelly roll morton è un blues "modale" su un solo accordo per non parlare di Koko di duke elllington che è molto modale nella sua struttua, e siamo negli anni quaranta cioè 18 anni prima di milestones (dorico ed eolio), so what (dorico) e my favorite things (john coltrane) che ritengo, sempre a mio modestissimo parere) ancor più interessante.
In conclusione, il jazz modale è molto ma molto più complicato, articolato e profondo di quanto possa sembrare. io ancora ne giro alla larga più che posso;-)
don tonino

Offline Zosimo

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Re: Jazz modale
« Reply #2 on: December 25, 2008, 07:10:01 PM »
Grazie Don Tonino, è sempre un piacere leggerti.  pollices
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Offline luker74

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Re: Jazz modale
« Reply #3 on: December 26, 2008, 10:06:22 PM »
MON! questo è il mio breve pensiero:
fra le strutture più difficili su cui improvvisare e dire qualcosa di significativo sono proprio quelle modali. che per suonare modale sia necessario conoscere i modi e quindi applicarli su e giù per la tastiera è una gran cazzata. è necessario ma non è sufficiente. il jazz si basa su un vocabolario e le scale modali sono solo delle "parole" di questo vocabolario. la cosa più difficile è imparare la consecutio e la coniugazione per esprimere delle frasi sensate. questa è la mia modestissima opinione basata certo sull'esperienza di un non professionista che tuttavia si dedica al jazz con passione e onestà d'animo. hai mai sentito ASCENSION di coltrane? è un brano della metà anni sessanta a torto considerato come un brano free. invece si tratta di un pezzo modalissimo. il jazz modale è qualcosa di molto, molto complesso e profondo. considera che sono stati proprio gli studi sul jazz modale che hanno portato george russell a scrivere "the lydian chromatic concept of tonal organization for improvisation". si tratta di uno dei contributi più importanti alla musica dalla teoria jazzistica. e sfatiamo infine il mito che sia davis ad aver inventato il jazz modale. diciamo che ha contribuito a renderlo "pop", nel senso popolare. Jungle Blues di jelly roll morton è un blues "modale" su un solo accordo per non parlare di Koko di duke elllington che è molto modale nella sua struttua, e siamo negli anni quaranta cioè 18 anni prima di milestones (dorico ed eolio), so what (dorico) e my favorite things (john coltrane) che ritengo, sempre a mio modestissimo parere) ancor più interessante.
In conclusione, il jazz modale è molto ma molto più complicato, articolato e profondo di quanto possa sembrare. io ancora ne giro alla larga più che posso;-)
don tonino



Sono le masse popolari che etichettano i fenomeni, le correnti e gli avvenimenti in generale: anche Elvis Presley fu definito il padre del rock, quando invece lui contribui a renderlo pop e quindi a farlo conoscere alla massa. Questo perchè le credenze popolari costituiscono quel mito e quella leggenda di cui è bello parlare e che fa "scena" quando lo si fa, ne diviene che un fenomeno come la nascita di una corrente musicale, portata a livello di conoscenza popolare, in realtà nasconde sempre la vera natura del fenomeno e lo plasma a suo piacimento e sua volontà e direi anche ad esigenza di mercato. sospettos

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don tonino

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Re: Jazz modale
« Reply #4 on: December 26, 2008, 11:10:01 PM »


Sono le masse popolari che etichettano i fenomeni, le correnti e gli avvenimenti in generale

MON! più che le masse popolari io punterei il dito contro i cosiddetti opinion makers, critici, discografici, ecc. nessuno escluso, ma soprattutto la critica. sono loro, la singola categoria o un cartello di parte, che si occupano di etichettare, legittimare e amplificare un fatto musicale e portarlo sugli scaffali in pasto alla gente che alla fine riceve il prodotto già bello che cotto e mangiato e nemmeno deve sforzarsi di digerirlo perdendo quindi l'approfondimento. un po' come si fa con la carne: si macella il vitello, lo si etichetta e lo si vende negli scaffali dei supermercati e nei banchi di macelleria. poi andiamo al ristorante e chiediamo di mangiare un piatto di saltimbocca alla romana. ma quanti sanno che si tratta di fettine di vitello con del prosciutto sopra?
don tonino

Offline luker74

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Re: Jazz modale
« Reply #5 on: January 08, 2009, 01:50:53 PM »
MON! più che le masse popolari io punterei il dito contro i cosiddetti opinion makers, critici, discografici, ecc. nessuno escluso, ma soprattutto la critica. sono loro, la singola categoria o un cartello di parte, che si occupano di etichettare, legittimare e amplificare un fatto musicale e portarlo sugli scaffali in pasto alla gente che alla fine riceve il prodotto già bello che cotto e mangiato e nemmeno deve sforzarsi di digerirlo perdendo quindi l'approfondimento. un po' come si fa con la carne: si macella il vitello, lo si etichetta e lo si vende negli scaffali dei supermercati e nei banchi di macelleria. poi andiamo al ristorante e chiediamo di mangiare un piatto di saltimbocca alla romana. ma quanti sanno che si tratta di fettine di vitello con del prosciutto sopra?
don tonino

Vero quello che dici pollices, è la critica che etichetta, e sono le masse che prendono in pasto qualsiasi cosa, comunque alla massa danno in pasto quello che essa vuole avere in pasto, ma questa è un'altra faccenda perchè il discorso sta lentamente finendo in OT.
Ciaooooooo
 fenomen
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don tonino

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Re: Jazz modale
« Reply #6 on: January 08, 2009, 02:08:39 PM »
Vero quello che dici pollices, è la critica che etichetta, e sono le masse che prendono in pasto qualsiasi cosa, comunque alla massa danno in pasto quello che essa vuole avere in pasto, ma questa è un'altra faccenda perchè il discorso sta lentamente finendo in OT.
Ciaooooooo
 fenomen

MON! se la critica etichetta, caro luker, è perché ciò facilita il suo lavoro. il consenso della massa popolare decide e legittima non solo il successo di un prodotto ma in un certo senso anche l'etichetta appiopatagli dalla critica. tuttavia è molto più interessante (credo) analizzare un fenomeno concentrando l'attenzione su chi con le proprie decisioni di acquisto sceglie di promuoverlo o bocciarlo, ed è per questo motivo che nel post di allevi mi ero permesso di consigliare un superamento della critica alle etichette (alla quale ovviamente mi unisco insieme a voi e per la quale nel passato ho pagato un prezzo molto caro...) promuovendo invece il ruolo ancora (vivaddio) centrale del market maker: chi compra i dischi e paga il biglietto per i concerti. l'esperienza nel mio settore mi ha insegnato che un eccellente ufficio stampa e un'etichetta "furbastra" da soli non bastano a determinare un fenomeno di successo.
ciao e grazie per il tuo intervento.
don tonino