Se guardi le foto, Monk suonava con le dita molto spesso diritte, invece che ad arco. Come facesse a fare quello che faceva suonando in quella maniera è un mistero, ma ripeto, il talento se c’è trova il modo di uscire. Basti pensare a cosa è riuscito a fare Michel Petrucciani...
Ancora una volta, la tecnica evolve, come gli strumenti. Oggi siamo nel 2020, e sarebbe un errore sclerotizzarsi nella contemplazione del passato in merito a questi aspetti, sarebbe come rifiutarsi di usare il computer per progettare un ponte...
Quanto alla musica oggi, prima di aprire una discussione apposita invito a sgomberare il campo da un equivoco, che già ho visto affiorare: in tanti si domandano perché non si vedano più all’orizzonte dei Miles e dei Clifford. Beh, io credo che sia un problema di aspettative sbagliate, perché con ogni probabilità non ci sono più le condizioni perché nasca quel tipo di artista lì. Come ho già accennato, non esiste più il contesto storico, sociale, culturale e musicale che ha prodotto quella musica in quel momento storico e che ha reso possibile che quella musica e quei musicisti lasciassero una traccia così profonda. I trombettisti che suonano oggi suonano sulla scia di un momento e di maestri che temo siano irripetibili, e credo che lo stesso valga per il jazz come per il rock. Forse vale addirittura per la musica tout court, perché mi sembra che la musica abbia perso la sua posizione di preminenza tra le forme d’arte che ha avuto indiscutibilmente nel secondo dopoguerra. Se penso a grandi artisti che hanno realmente lasciato una traccia negli ultimi 25 anni mi vengono in mente pochissimi musicisti e molti artisti figurativi e videomakers. Forse i nuovi Miles e Clifford li cerchiamo in un posto dove non possono essere, quantomeno qui ed ora.