Wayne Bergeron è venuto qualche anno fa alla Civica ed ha fatto una masterclass (io facevo il traduttore), e mi ricordo benissimo che spiegò il modo in cui studia, e che la parte più importante del suo studio è proprio quella che spiega nel video, lavorando sul piano e sulle note più facili per ritrovare sempre all’inizio di ogni giornata la centratura della vibrazione, la delicatezza e la qualità del suono, che possono essere compromesse se magari la sera prima ha fatto un repertorio molto stancante, soprattutto se ha dovuto suonare molto acuto e/o a volume molto alto (come spesso gli capita). In quel periodo a lezione con Giuffredi stavamo lavorando proprio sulla mia centratura, lavorando esattamente in quella maniera, e fu una bella conferma.
È per questo che insisto sull’importanza di questo lavoro di base, che troppo spesso è un po’ dato per scontato, perché si fa su note “facili”, ma è proprio il fatto che siano facili che spesso ci fa pensare che lì tutto sommato non ci sia moltissimo da lavorare, ma solo “mantenere” quello che c’è. Invece quel lavoro sul pianissimo, sul più piano possibile, mi fece capire quanto margine avevo ancora su cui lavorare. Ancora adesso a distanza di anni mi rendo conto che margine ce n’è ancora. Questo lavoro per me ha pagato dividendi più di qualsiasi altra cosa che abbia mai fatto, ed anche per me è il cuore di ogni sessione di studio. È una banalità, ma se il la bro funziona meglio ed impara a vibrare sempre con meno sollecitazione tutto il resto migliora di conseguenza.
Peraltro con la quasi totalità degli strumenti suonare piano e bene è il vero banco di prova.