Ciao a tutti!
Raccolgo volentieri l’invito di Zosimo e ripercorro insieme a voi l’estate del 1978, uno degli anni più belli della mia vita musicale.
Non so se quello che vi racconterò potrà essere di qualche interesse per qualcuno, ma al limite prendetelo come lo sfoglio di un vecchio album di foto-ricordo.
Avevo appena iniziato l’università, quando una mattina ricevetti una telefonata del mio vecchio Maestro di musica.
Un gruppo di quelli che suonava per fare intrattenimento sulle navi da crociera aveva bisogno di un trombettista per completare l’organico (batteria, bassista-cantante, piano, sax e tromba), e il responsabile di quel gruppo (batterista) aveva chiesto in giro se c’era qualche ragazzo disposto a fare un po’ di esperienza in quel settore.
Inutile dire che accettai subito e, dopo un mesetto di prove per approntare un minimo di repertorio, partimmo per Genova, da dove avremmo preso un charter che ci avrebbe portato a New York per stabilirci lì come base per le crociere che si facevano settimanalmente, dirette verso i Caraibi.
A Genova, però, trovammo subito il primo contrattempo: per un mero disguido, il container con i nostri strumenti era stato rimandato a Fiumicino e quindi eravamo a rischio di dover partire per New York senza strumenti. Al che, per fortuna, un tizio che curava i contratti con le compagnie di navigazione conosceva un negozio di strumenti musicali nel centro di Genova che si prestò per farci provare degli strumenti che avremmo potuto prendere se non fossimo riusciti a recuperare i nostri in tempo utile.
Per fortuna, dopo soli tre giorni, Alitalia ci fece mandare il container direttamente a New York e fummo così in grado di partire tranquilli.
Quando arrivammo a New York, per me fu la classica “sberla” con la quale ci si sveglia da un lungo sonno: per un ragazzo di quasi 20 anni nel 1978, la Grande Mela era come un Paese delle Meraviglie!
La vita notturna, Broadway, Times Square, l'Empire State Building, Central Park, la 5th Avenue, le Nazioni Unite… tutto nuovo, tutto mai visto.
E fu così che i primi giorni ci fu la classica ubriacatura di novità: negozi, strumenti musicali, bar, locali: tutto era oggetto di visite e ri-visite!
Ma la parte migliore doveva ancora venire: dopo una settimana, partiti dai
docks del fiume Hudson, arrivammo ad Hamilton (Bermuda) e subito ci trovammo catapultati in una dimensione totalmente differente: sole, mare, palme, vita, donne e spiagge bellissime!
Per noi, che lavoravamo solo la sera in turni di 4 ore in orari variabili (20-24 nei saloni da cena, 22-02 nei saloni da ballo e 00-04 nei saloni da night), la vita di giorno si spalmava tra spiagge e bagni, frutta esotica e milk-shakes, passeggiate e tentativi (che, almeno per me, rimanevano tali) di rimorchio…
Si tornava a New York il giovedì mattina e si ripartiva il venerdì pomeriggio, quindi avevamo sempre il giovedì sera come riposo settimanale. Inutile dire che io saltavo sempre la notte del giovedì per andarmene in un posticino che avevo trovato nella 44^ Strada dove potevo contare, per una modica cifra, su una buona cena e su un altrettanto buon dopo-cena in dolce compagnia (non posso entrare nei dettagli, altrimenti mi censurate)… Ma, d’altra parte, a circa 20 anni, solo, sciolto e lontano da casa, dovevo pur fare le mie esperienze… o no?...
E, praticamente, tutta quella meravigliosa estate trascorse con i ritmi delle crociere e delle varie scoperte che facemmo nei luoghi meravigliosi dove andavamo (New York, Bermuda, Puerto Rico, Bahamas) e grande fu il rammarico quando arrivammo alla fine del contratto. Ma l’esperienza che avevamo fatto nei confronti del pubblico vacanziero ci tornò molto utile negli anni a venire: imparammo a gestire il repertorio in base al pubblico, ai suoi gusti e al desiderio di ballare. Per noi ragazzi di quel tempo, fu veramente un corso di vita musicale accelerato e concentrato.
Spero di non aver annoiato nessuno; se l’ho fatto, non era mia intenzione…
Ciao a tutti e al prossimo post!