ti faccio i complimenti per il pezzo (anche se io l'avrei suonato un po' più come è scritto, per esempio alcune note sencondo me le lasci troppo presto, comunque, almeno per me, il suono e l'intenzione sono apprezzabili); ma non posso che biasimare il fatto che oggi a un esame di maturità si possa considerare rilevante una dimostrazione musicale di questo tipo! Francamente, mi fa piacere che per te l'esame di maturità, che tipicamente fa parte dei sogni e degli incubi di molti per molto tempo, possa diventare un'occasione da ricordare come piacevole, ma tutto ciò è poco serio, e ovviamnete non per colpa tua. Sto leggendo "un'ikea di università" di Maurizio Ferraris, un filosofo torinese un po' "originale" ma che dice alcune cose del tutto ragionevoli e cioè che la scuola dovrebbe rimanere il luogo in cui si apprendono i principi, mentre le tecniche hanno altri campi in cui svolgersi. Il motto, non espressamente menzionato da Ferraris è ars sine scientia nihil. Ho l'impressione che sotto l'ombrello della multidisciplinarietà, intesa in un senso sempre più naive, trovi copertura semplicemente la superficialità... i programmi si riducono e addirittura all'esame che dovrebbe essere il fatidico momento della verità si introducono attività ed esercizi che nulla hanno a che vedere con quello che si è studiato.
Ovviamente NON si tratta di una critica a te, ma all'istituzione scolastica italiana, nella quale il fato ha voluto che tu svolgessi la tua formazione.