Ciao Valerio e benvenuto nelle mitiche interviste di Italian Trumpet Forum. E’ la prima volta
che intervisto per il forum un pianista, spero di cavarmela bene.
Iniziamo subito.
Da qualche mese, su you tube ci sono le tue bellissime e chiarissime lezioni sul jazz. Sono sincero,
prima di ''trovarti'' su facebook, non ti conoscevo, anzi, avevo sentito un po’ parlare di te quando presi lezioni
dal mitico Giulio Angrisani. La domanda è: come mai dopo anni e anni di insegnamento, hai fatto questa scelta del web? Soprattutto cosa pensi del fatto che in inglese c’è una miriade di ‘’robba’’ e in italiano si trova poco e nulla soprattutto per chi inizia?
Non è stata una scelta. È stata una necessità. Avendo molte classi collettive capitava spesso che qualcuno mancava o non capiva bene e spesso mi toccava rispiegare. Allora ho pensato di creare dei video reminder brevi per tutti e li ho caricati sul canale. Non ho idea di come si sia diffusa la notizia ma hanno cominciati a vederli anche altri che commentavano in modo sorprendente. Così ho cominciato a produrre cose un po’ più evolute e il canale è cresciuto ancora. Dopo un mese circa ho deciso di cominciare a produrre in modo più sistematico e la cosa si è “allargata”. Il discorso inglese vs italiano è spinoso e velenoso. Non vorrei addentrarmi nell’argomento. Posso semplicemente dire che la didattica italiana nella “musica popolare moderna”, tranne alcune splendide eccezioni, non è alla altezza di quella estera.Come nasce la tua passione per la musica soprattutto jazz e perchè proprio il pianoforte?
Ho cominciato a studiare il pianoforte perché mio padre suonava ad orecchio ed aveva una grande passione per la musica, in particolare la musica classica e le canzoni napoletane. Ho cominciato a 4 anni e mi dicono che mi appassionai subito. Ho fatto musica classica fino a 18/19 anni. Poi la Bossanova, Pino Daniele, Oscar Peterson e Miles mi hanno deviato dalla retta via. Ho lasciato l’università (Fisica) e non sono più tornato indietro. In Italia abbiamo l’aurea mitica della Berklee come fucina dei migliori jazzisti Usa, dallo sguardo di un Italiano cosa potresti dirci?
La Berklee non è assolutamente la fucina dei migliori jazzisti Usa. È una scuola enorme, con migliaia di allievi e con un grandissimo marketing. Pensa che in America dire che uno ha il “Berklee sound” è un termine dispregiativo per indicare quelli che suonano tutti uguali con gli stessi pattern. La fucina è l’America, la musica nei club, le jam session, e alcuni grandi guru che insegnano privatamente. È da loro che ho imparato quello che so. Non a scuola.So che sei fondatore e direttore musicale di una accademia jazz a Lucca, ne puoi parlare? dilungati quanto vuoi. Lo spazio lo decido io e ovviamente anche la ‘’censura’’
Devo rettificare: la scuola di Lucca con cui collaboro non è mia. Io ricopro semplicemente la carica di responsabile didattico per i corsi di Bachelor of Arts in Performance. La scuola di cui sono co-fondatore è a Napoli. Si chiama SoundTribe ed è in una struttura bellissima, Arte 58, di un mio fraterno amico e grande batterista: Roberto Perrone.Il tuo approccio sul tubo è molto breve e sintetico quando parli di passaggi molto ostici, credo ovviamente che il tempo è studiato per contrastare la vita liquidissima dell’online. Magari molti vendendo un video di 30 minuti nemmeno lo aprirebbero. Ma noi trombettisti siamo avidi di letture, quindi hai scritto un metodo o consigli
un metodo che abbia un po’ il tuo stile semplice , ma super efficace?
La durata dei video è determinata unicamente dal tempo che mi serve per spiegare il concetto e come appropriarsene. Come avrai notato (credo che sia l’unico caso al Mondo) io non mi presento, non dico chi sono e che faccio, non chiedo di iscriversi o cliccare la “campanella”. Io parlo dell’argomento e di come studiarlo. Incredibilmente funziona. Ad un certo punto siccome molte persone mi chiedevano da dove ero uscito, come mai spiegavo così, ho postato un vecchio video di anni fa in cui, ad un congresso, raccontavo di me e della mia visione didattica. Io credo che se una persona clicca su un video che tratta di musica debba ricevere esattamente questo. Riguardo al metodo ho scritto delle dispense sull’armonia che condensano un po’ le prime due playlist. Credo che tutti i miei allievi le abbiano. Anche quelle le uso solo come reminder dopo aver approfondito con loro. Purtroppo sono dell’avviso che le cose non si capiscano dai libri ma dalle persone vive, che ti dicono e ti suonano il concetto e poi ti mostrano come applicarlo e come assimilarlo. Ancora meglio se lo fanno suonando insieme. Io studio gli argomenti con i miei studenti per accertarmi che abbiano compreso il cosa, il quanto, ma sopra tutto il come e il perché. Questa è ovviamente la mia personalissima opinioneSe non avessi suonato il piano cosa avresti fatto o quale strumento avresti imparato?
In realtà suono anche il sax, il basso, un po’ la chitarra e ho preso lezioni di canto. Riesco a portare un discreto swing con la batteria se non è troppo veloce. Per assurdo ho avuto per tanto tempo la tromba ma è troppo faticosa per me. Anche se non la suono conosco bene il suo funzionamento (grazie a Giulio). In realtà io ho sempre insegnato a tutti gli strumenti e quindi mi sono sempre dovuto aggiornare su come funzionano.C’è la tendenza diffusa tra i trombettisti ma anche sassofonisti di credere che il suono del piano dipenda interamente dallo strumento. E ‘ vero ? O una componente del suono la fa il musicista?
Assolutamente no: dipende quasi interamente dal musicista. Ma questo vale per tutti gli strumenti. Ovviamente se metti Jarret sul Clavinova e me su uno Steinway vinco io, ma se ci metti tutti e due su un Bosendorfer non c’è storia. È meglio lui.Trovi utile trascrivere per improvvisare ? Se si, quale è il metodo più veloce e più proficuo?
Gerry Bergonzi in uno dei suoi libri spiega bene la questione. Trascrivere non serve ad imparare ad improvvisare. Serve ad imparare il linguaggio e la prosodia, assorbire la pronuncia e il sound. Per imparare ad improvvisare serve allenare l’immaginazione sonora. Per fare questo serve una pratica quotidiana e mirata con esercizi specifici e localizzati. Imparare le parole non significa imparare a pensare. Detto questo, a mio parere la parola “proficuo” e la parola “veloce” non dovrebbero mai trovarsi dentro la stessa frase. Il metodo più proficuo è imparare a memoria il solo cantandolo e poi trovarlo sullo strumento. Il più veloce e leggersi la trascrizione dallo spartito.Come si impara un brano a memoria sia il tema che la sequenza di accordi ? Quale è il metodo più veloce.?
Per quello che riguarda la struttura armonica bisogna essere capaci di fare l’analisi armonica del brano e allenarsi a trasportarla a mente. Per quello che riguarda la melodia bisogna impararla cantando e poi trovarla sullo strumento. La cosa peggiore è leggerla.Un utente del forum sassofonista pentito e da poco passato alla tromba chiede: come si fa a comprendere gli accordi di un brano ? Nel senso: io suonando solo strumenti monofonici sax e ora un po’ la tromba ho facilità a riconoscere il singolo suono e la melodia, ma non più suoni contemporaneamente.
Quando Arturo Sandoval chiese a Dizzy come faccio a diventare un trombettista migliore “l’immenso” rispose “ti do lo stesso consiglio che ho dato a Miles, impara a suonare il pianoforte!”. Avete mai sentito il disco di Sandoval dove suona il piano. Mi pare che si chiami “My passion for piano”. Bisogna studiare l’armonia sul piano. Non ci sono scorciatoie.Purtroppo noi trombettisti suoniamo uno strumento traspositore e molti venendo da scuole di musica classiche o bande non sono abituati a trasportare e quindi gli risulta ostico all’inizio capire che il pianoforte suona in do e non in sib . qualche consiglio per essere veloci quando suoniamo un brano e abbiamo poca dimestichezza con il piano?
Un trombettista deve pensare solo e sempre in Bb. E non deve mai guardare il pianista. Meglio perdere due minuti a scriversi la parte trasportata che fondere il cervello.Domanda da un milione di dollari : tutti anche chi ha l’orecchio foderato di prosciutto e un senso del tempo pari a quello di un fenicottero zoppo, può imparare a improvvisare? si può insegnare il famoso swing?
La nostra capacità di fare musica non dipende da qualche talento mistico di derivazione divina o qualche particolare eredità genetica. Dipende dal funzionamento integrato di molte parti di noi e dalla nostra struttura caratteriale. Orecchio, timing, swing sono abilità/capacità che si allenano. Detto questo se stessimo parlando di bambini di 24 ore di vita allora potrei dire di si. Tutti possono. Ma siccome le persone arrivano alla musica in età avanzata, che per me significa dai 6 anni in poi, allora devo purtroppo affermare che a volte si sono fatti già danni psico-fisiologici, specialmente nell’ambito emotivo-sensomotorio, che rendono tale sviluppo molto molto arduo. Questo dipende dall’ambiente familiare, sociale, scolastico etc. Per concludere: tutti nascono con le potenzialità necessarie al fare musica ma alcuni vengono danneggiati in modo tale da rendere molto difficile il recupero. Esattamente l’opposto della visione tradizionale in cui solo alcuni nascono con il dono e gli altri possono anche studiare anni ma non riusciranno mai ad arrivare ad alti livelli. Perché allora tanti credono che invece la musicalità sia un talento? I motivi sono vari. Il primo potrebbe essere che fallire perché non sei segnato da Dio è molto meglio che fallire perché non hai la determinazione di stare ore con lo strumento in mano mentre gli altri fanno gli aperitivi. La seconda potrebbe essere perché scegliere di fare il lavoro del papà, anche se non ti piace, diventa più accettabile se hai dovuto rinunciare perché non hai il dono piuttosto che ammettere che volevi lo stipendio fisso. Devo continuare?Vedo che molti soprattutto trombettisti nel voler iniziare ad addentrarsi nel fantastico mondo del jazz, vogliono subito manuali su scale e accordi e capire cosa facesse Miles, dimenticando di studiare e approfondire linguaggio e timing , cosa ne pensi?
Cito una frase che amo molto “short terms solutions just bring long terms problems”. Ripeto improvvisare è una capacità che si allena e non una competenza che si aumenta con l’acquisizione di informazioni. Sui libri non c’è la musica. Nei dischi, sui palchi, nei club sì.Cosa pensi del mondo del jazz italiano? Soffriamo ancora di sudditanza AMERIGANA?
Domanda di riserva??? Scherzo. In Italia ci sono alcuni jazzisti straordinari. In America molti di più. Attenzione: non ho detto migliori ho detto solo che sono di più. Inoltre in America ci sono rapper e Dj’s che sono considerati jazzisti. In Italia non sono considerati neanche musicisti. Ti faccio un esempio pratico. Io sono appassionato dei tempi dispari perché quando molti anni fa avevo 45 anni partecipai come allievo ad uno strepitoso master internazionale con la crema della crema del jazz mondiale. Mi iscrissi proprio per confrontarmi con dei giganti sul loro modo di insegnare. Paul Motion, Kenny Werner, Danilo Perez, Palle Danielson, Eddie Gomez, Jeff Ballard, Eric Harland, Billy Hart, George Garzone solo per citare alcuni. Suonavano tutti i metri possibili 5/4, 7/4, 9/8, 11/4 13/16. Mi si aprì un mondo. Uno sballo senza fine. All’inizio fu una tortura ma dopo poco iniziai a prenderci gusto. Da allora nei miei laboratori si suona qualsiasi combinazione ritmica ci venga in mente. Qualche anno dopo durante uno stage in conservatorio un allievo chiese info sui tempi dispari. La risposta di un celeberrimo jazzista italiano fu. “ragazzi, ci ho messo una vita ad imparare il 4 e ancora ci lavoro figurati ora a mettermi a suonare dispari”. Spero di essere riuscito a rispondere alla domanda.
Quali sono secondo te giovani musicisti jazz di cui sentiremo parlare spesso non solo in italia?
Perdonami ma non sono la persona adatta a rispondere a questa domanda. Ascolto poco ormai insegno troppo e suono tutti i giorni. Se avessi a portata di mano mio figlio (batterista) o mio figlio (producer) saprebbero farti una lista infinita. Loro sono la mia fonte di aggiornamento. Inoltre a me piacciono cose nuove, divertenti con alto livello di commistione: Masego, Anderson Paak, Mark Guyana, Honne cose cosìQuesto maledetto virus, ha distrutto molto nel mondo musicale italiano, cosa pensi avverrà nel futuro? una rinascita o una botta dura da smaltire?
Per me ci sarà una botta di ricrescita enorme ma non tutti sono attrezzati per coglierlaClassica domanda: 3 dischi da portare sull’isola deserta?
L’arte della fuga di Bach, Kind of Blue, Nero a metàQuali sono i tuoi pianisti e trombettisti preferiti? Forma un tuo quintetto ideale con te ovviamente al piano( puoi scegliere anche tra musicisti passati a miglior vita).
Oscar Peterson, Bill evans, Keith Jarrett, Michael Petrucciani, Clifford Brown, Chet Baker, Tom Harrel, Miles Davis.
Quintetto dei sogni Miles Davis, Michael Brecker, io ,Gary Peacock, Steve Gadd
Finale marzulliano con il botto: fatti una domanda e rispondi improvvisando
A cosa serve la musica? Ad essere felici (senza droghe), a scoprire la magia che è in ognuno di noiUltimissima domanda non marzulliana: cosa consigli a chi vuole fare il musicista di professione?
Di puntare alla bellezza più che alla bravura, alla poesia più che alla tecnica ma soprattutto non scendere a compromessi, essere sempre fedeli alla propria etica artistica. È una scelta che alla lunga paga.Super ultima, per chi vuole iniziare ad esplorare il nostro amato jazz e magari suona da poco o arriva da studi classici, da dove consigli di iniziare? si può progredire senza un insegnante di riferimento?
Domanda perigliosa. Chi viene da studi classici deve assolutamente studiare con un docente affidabile (sono pochissimi) e possibilmente non con un trombettista. Dico non un trombettista perché deve cambiare mentalità e approfondire l’armonia e il piano. La tecnica la dovrebbe aver già acquisita. Chi suona da poco invece non dovrebbe proprio pensare al Jazz perché prima deve approfondire la padronanza dello strumento e lavorare sul suono che è un “life time project”. Se mi consenti di scendere un attimo più in profondità dovremmo fare una considerazione più vasta. Il problema vero è che la domanda è sbagliata. Se non specifichi chi è il docente in questione è una domanda senza senso. Questa è una delle problematiche tutte italiane. Si ragiona per etichette. È professore di conservatorio allora è bravo. Nulla di più sbagliato. I docenti non sono tutti uguali. E alcuni sono da denunciare. Quindi qualsiasi sia la situazione bisogna stare molto attenti a chi si sceglie come guida perché potrebbe essere una svolta o una rovina. Sicuramente ho dimenticato molto da chiederti e i nostri utenti dopo le tue risposte avranno in mente altre domande, una buona scusa per risentirci magari con un’intervista on line.
Grazie a Valerio per la sua enorme disponibilità e gentilezza. A presto e buon jazz a tutti.
L’argomento è assolutamente infinito quindi capisco che ci siano mille domande. E sarei onorato nel mio piccolo a dare un contributo.
Ti ringrazio veramente tanto per avermi dato la possibilità di esprimere il mio modesto parere e ti rinnovo la mia disponibilità per altre occasioni di confronto.