Author Topic: Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no  (Read 11829 times)

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Offline anrapa

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Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #60 on: November 17, 2014, 10:51:51 AM »
Oltre a quanto dici aggiungo che spesso fanno un uso esasperato del compressore (l'effetto) che ammazza le dinamiche ma rende la vita più facile ai fonici.
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Offline Locutus2k

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #61 on: November 17, 2014, 11:36:51 AM »
ah grazie, io ho sempre pensato il contrario,
cioè che una registrazione vecchia (anni 50-60) non sia reale al 100%
Nelle registrazioni anni 20-30 che ne dici?

Se parliamo di autenticità del suono, questo inteso come timbro generale o anche riconoscibilità (se vogliamo usare quest'espressione) le registrazioni antiche, se ben fatte, sono assolutamente fedeli. Con l'avvento del digitale è migliorata la dinamica ed è stata aggiunta la possibilità di rimaneggiare il suono nei modi che ben conosciamo, ritoccandone timbro, intonazione e via dicendo.
Anche una registrazione degli anni '20 è fedele al sound originale anche se, ovviamente, pecca in numerosi altri punti (dinamica, profondità, scena). Attenzione che qui non parliamo di bellezza del suono in senso lato, ma di corrispondenza al timbro originale (stecche e stonature comprese).
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Offline Locutus2k

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #62 on: November 17, 2014, 11:45:36 AM »
Non si puo' assolutamente fare dei paragoni di registrazione con il passato e poi in base a cosa ??

Io parlo di autenticità del suono, inteso come non rimaneggiato, puro se vogliamo anche se con le imperfezioni insite nell'attrezzatura. Ovvio che se entrano in campo fattori esterni che vanno a modificare il suono allora va tutto a donnine di malaffare. Non confondere la bellezza con l'autenticità.
Torno a riportare a titolo di esempio i numerosi cantanti pop moderni o post-moderni. Qualche nome: Madonna, Katy Perry, Beyoncè, Shakira, Gwen Stefani (ma la lista è .... infinita). Se li ascoltate dal vivo hanno spesso un timbro di voce completamente diverso e stonano in maniera imbarazzante (io ho avuto il piacere di ascoltare Madonna e Katy Perry). Fossero nate negli anni '20 sicuramente non sarebbero diventate "cantanti" perché quello che ascoltavi su disco era esattamente quello che ti usciva di bocca. :)
Oggi grazie anche a Melodyne & co. sono miliardarie.
Segnalo a titolo di curiosità l'ultimo album di Neil Young, artista da sempre molto attento alla ripresa sonora. Per rendere al massimo il sound concept che aveva in mente e registrare un disco con cover d'epoca, si è chiuso con una modesta attrezzatura analogica in ... una cabina del telefono e ha registrato, in presa diretta e senza rimaneggiamenti il disco. Il titolo del lavoro è "A letter home" se lo sentite direte "ma che è 'sto schifo"? E' un suono povero e non rimaneggiato più o meno identico a quello che avreste sentito se vi foste trovati sul posto durante la registrazione.
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Offline Norman

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #63 on: November 17, 2014, 12:34:51 PM »
Luigi, il discorso che fai è chiarissimo, ed è evidente che un tempo non avevano a disposizione tutti i dispositivi che oggi si utilizzano per processare il suono. Ma quello che voglio dire io è che qualunque registrazione, nessuna esclusa, in qualche modo altera la percezione che di quel suono si avrebbe dal vivo. Già solo l'ambiente fa tanto, ma anche il tipo di microfono utilizzato, e sono solo due dei tanti fattori che entrano in gioco quando si fa una registrazione. Già il posizionamento dei microfoni cambia tantissimo le cose, perché sappiamo tutti che il suono della tromba cambia, a volte radicalmente, ascoltandolo da distanze diverse e da angoli diversi (e questo vale anche per il discorso "suono Monette": qual è il presunto "suono Monette"? Quello che percepisce chi suona? Quello che si percepisce a 30cm dalla campana? O quello che si percepisce a 30 e più metri dalla campana, che spesso è molto diverso, come dimostrano svariati video di Monette?). A che distanza venivano messi i microfoni nelle registrazioni di una volta? Come erano posizionati rispetto all'esecutore?

Quindi, ripeto, non sto certo sostenendo che il suono che ci arriva dalle registrazioni sia necessariamente uno stravolgimento di quello reale, dico solo che sono molto scettico quando sento parlare del suono di un trombettista prendendo come spunto una registrazione, perché troppi sono i fattori che potrebbero alterare il risultato, posto che un trombettista già di per sé è in grado di produrre suoni anche molto diversi tra di loro. Men che meno penso sia facile, sempre partendo da una registrazione, addirittura associare un certo timbro ad un bocchino, perché già è molto complicato farlo dal vivo (e tutte le volte che abbiamo fatto blind test a lezione in civica, con bocchini e trombe di tutti i generi, c'è SEMPRE stato da ridere...), figuriamoci quando tra la fonte del suono e chi ascolta ci sono tutte quelle intermediazioni!

Molto più facile, lo ripeto, riconoscere il sound di un singolo trombettista, così come si riconosce la voce di un cantante.
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Offline musicmanx

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #64 on: November 17, 2014, 02:18:20 PM »
No, malpensante: qui siamo un passo prima.

Ma e' ovvio che buone registrazioni si fanno anche oggi, o che si potrebbero fare ....certo che se so a priori che quello che sto' registrando alla fine verra' "compresso" in un MP3 o similia, perche' dovrei, per esempio, spendere ore di tempo, (e quindi di soldi), per trovare la posizione migliore dei due microfoni ?

 nonconvint nonconvint nonconvint
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Offline fcoltrane

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #65 on: November 17, 2014, 03:59:14 PM »


Molto più facile, lo ripeto, riconoscere il sound di un singolo trombettista, così come si riconosce la voce di un cantante.

questo è vero ma dipende molto dall'ascoltatore e dalla sua abitudine ad ascoltare ed a studiare  i suoni.
e tra i musicisti ci sono quelli più dotati o che hanno studiato tanto che sono capaci di riconoscere un suono singolo.
(in tutti i suoi elementi);
poi ci sono quelli che sono in grado di capire l'improvvisazione e la scelta delle note :
poi quelli che sono più abituati a riconoscere il fraseggio;
ed infine quelli che non hanno particolari attitudini (come me del resto) che prendono un po ed un po.




Offline Locutus2k

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #66 on: November 17, 2014, 04:10:46 PM »
Quindi, ripeto, non sto certo sostenendo che il suono che ci arriva dalle registrazioni sia necessariamente uno stravolgimento di quello reale, dico solo che sono molto scettico quando sento parlare del suono di un trombettista prendendo come spunto una registrazione,

Certo, una registrazione no, ma quando abbiamo diverse registrazioni, fatte in momenti/epoche differenti pur con le ovvie differenze di acustica, microfono etc. un carattere specifico e univoco riusciamo a darglielo. Voglio dire: Miles, bello o brutto che sia a seconda dei gusti, lo riconosci e così moltissimi altri.  Questo intendevo. Mentre, per fare un esempio "cattivello" c'è chi dice che se senti suonare Chris Botti dal vivo è un tantino diverso rispetto ai suoi dischi (io riferisco ma non ho verificato personalmente).
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Offline Zosimo

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #67 on: November 17, 2014, 05:03:47 PM »
E' pur vero che anche live, Botti suona con 203930 effetti
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Offline gigispermaloso

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #68 on: November 17, 2014, 05:27:21 PM »
203930

Cos'e'? Il numero di serie della sua Martin?  felicissim
Tromba? Si, grazie

For those who like this kind of music, this kind of music they will like...

Offline Norman

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #69 on: November 17, 2014, 05:30:51 PM »
Appunto, riconosci il "suono" di Miles, la sua "voce", in tutte le sue declinazioni, non la voce degli strumenti che suonava. E' proprio quello che intendo io! E' molto più facile riconoscere il suono di Miles, al cambiare della strumentazione, delle tecniche di registrazione e via dicendo, che non il suono dei vari strumenti che ha suonato, e questo, a mio modesto parere, vale per qualunque trombettista, perché la caratterizzazione che il trombettista dà al suo suono è molto più forte di qualsiasi caratteristica il bocchino possa avere.

Ripeto, pensare che il suono di questi giganti della musica fosse legato in maniera imprescindibile agli strumenti che usavano, a mio modesto parere, è estremamente semplicistico e riduttivo. Avrebbero avuto il loro suono con qualunque strumento. A mio parere questo è uno degli aspetti più belli della tromba, è forse uno degli strumenti in cui l'intermediazione sul suono è minore, in cui più direttamente "esce" la personalità del musicista, qualcosa di molto vicino alla voce umana. Molto più pesa, tanto per fare un esempio, la chitarra per un chitarrista, specialmente la chitarra elettrica (anche al netto degli effetti). Per la chitarra si parla senza problemi di "suono Fender" e "suono Gibson", sono come il sole e la luna, li riconosci molto più facilmente rispetto a quanto non si possa fare con la tromba. Il motivo è semplicissimo: sono figli di scelte costruttive radicalmente diverse, e quando dico radicalmente, intendo qualcosa di molto, molto più pesante di quelle che possono essere le differenze tra una Martin ed una Monette, insieme al fatto che nella generazione del suono della chitarra lo strumento ha un ruolo enormemente maggiore (anche se il tocco delle mani del chitarrista si sente), mentre invece il suono della tromba è prevalentemente il prodotto del corpo del trombettista. E' una differenza fondamentale.

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #70 on: November 17, 2014, 06:36:27 PM »
Communque per togliere tutti i dubbi posso asserire con convinzione e certezza la seguente affermazione.

Era mejo quanno se stava peggio ma anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino

Comunque secondo me siamo andati fuori topic di briutto
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Offline igor

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #71 on: November 17, 2014, 07:05:11 PM »
Comunque secondo me siamo andati fuori topic di briutto

Gia', oramai sembra impossibile riuscire ad avere un topic pulito dove si parla dal primo all'ultimo post dello stesso argomento...

I.

Offline toro

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #72 on: November 17, 2014, 07:47:31 PM »
Communque per togliere tutti i dubbi posso asserire con convinzione e certezza la seguente affermazione.

Era mejo quanno se stava peggio ma anche Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino

Comunque secondo me siamo andati fuori topic di briutto

E' andata bene che ho letto prima la fine del libro,sarebbe stata una sudataccia! smil
La bicicletta somiglia, più che ad ogni altra macchina, all’aeroplano, essa riduce al minimo il contatto con la terra e soltanto la sua umiltà le impedisce di volare....

Offline musicmanx

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #73 on: November 17, 2014, 11:22:43 PM »
E' andata bene che ho letto prima la fine del libro,sarebbe stata una sudataccia! smil

 sbellicars sbellicars
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Offline Locutus2k

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #74 on: November 18, 2014, 10:20:03 AM »
E' pur vero che anche live, Botti suona con 203930 effetti

Dal vivo intendevo acustico, senza amplificazione.
Ad ogni modo, per chiuderla, vorrei sottolineare che quello che ho detto non significa che solo le registrazioni datate sono "fedeli". Ci sono tonnellate, vagonate, di ottime registrazioni moderne che aggiungono alla naturalezza anche quella qualità dinamica e di pulizia che manca spesso nelle registrazioni storiche.
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