Io sono assolutamente convinto che sia un esercizio utile. Il libro a cui mi riferisco parla proprio di questo "rendere cosciente" il riconoscimento dei suoni, e mi sembra che sia esattamente quello di cui parli ti. Il libro nella prefazione fa l'esempio della memoria per i volti delle persone: se incontri una persona, e questa ti viene presentata, tenderai a fissare il suo volto nella tua memoria collegandolo ad un nome, "fissando" in maniera cosciente nella tua memoria una corrispondenza tra volto e nome. Invece ti potrà senz'altro capitare di vedere una persona, renderti conto di averla già vista, ma di faticare a riconoscerla, perché magari è il cassiere del supermercato che hai visto, ma che non hai "fissato" coscientemente perché non ne avevi un interesse specifico e perché anzi eri impegnato ad insacchettare la spesa e controllare il resto. Certo, ci sono persone particolarmente dotate, che riconoscono i volti anche degli estranei visti una sola volta, ne ho conosciute, ma per la maggior parte delle persone questo processo di "presa di coscienza" dell'esperienza sensoriale è fondamentale. Una volta che un volto è fissato nella tua memoria, tendenzialmente lo riconoscerai ogni volta che lo vedrai, e lo saluterai senza bisogno di pensarci.
Il problema per noi trombettisti è che suoniamo uno strumento melodico, e spesso trascuriamo il lavoro con uno strumento armonico per poter approfondire quello che va oltre i limiti del nostro strumento, ma che è comunque indispensabile. Quindi penso che questo genere di esercizio sia assolutamente fondamentale.