La prova più semplice che si può fare per dimostrare che la lunghezza del bocchino deve essere consona alla lunghezza della tromba consiste nell'usare un comune bocchino Bach o simile su una tromba in Sib la cui pompa è stata allungata fino a farla diventare in La.
Il timbro cambia parecchio e gli armonici si allineano molto meglio.
Allo stesso modo un bocchino stile Monette suona meglio su una Sib (se per meglio si intende che le note hanno tutte lo stesso timbro e la serie armonica si allarga).
Idem vale per le trombe in Do, Mib, Re e trombini vari.
Ovviamente al riguardo ci sono mille teorie e hanno tutti ragione. La mia opinione è che più dati si hanno a disposizione più è semplice formare un'opinione ma spesso i dati a disposizione (i bocchini, le trombe, la capacità con lo strumento, la sensibilità, la voglia di imparare o l'apertura mentale) non sono sufficienti.
Mi riferisco a chi, avendo provato solo le mele, esprime un giudizio sulle pere secondo la logica del "ma se negli scorsi 100 anni abbiamo suonato la tromba in Do con lo stesso bocchino della Sib perché mai oggi deve arrivare Monette a dirci che il bocchino deve essere più corto?".
È come se ci opponessimo alle lampadine LED perché per 100 anni abbiamo usato quelle ad incandescenza. La scienza non si ferma mai e c'è sempre margine di miglioramento.
Questo non significa che un avanzamento tecnologico sia gradito da tutti anche perché spesso trascina con sé, nel caso della tromba, differenze anche nel timbro.
Durante i test che sto facendo per conto mio, con Taylor, con Adam, con George Schlub e, a breve, con Peter Oberrauch sto notando che da una parte ci sono comportamenti abbastanza prevedibili e da un'altra parte (è il caso dei trombini e dei flicorni) bisogna stravolgere completamente quello che viene comunemente tramandato dalla letteratura.
Un esempio su tutti e la ricerca di una forma perfetta dell'interno della penna o della tazza quando è molto più importante variare le proporzioni del bocchino (rapporti fra lunghezza totale, diametro del foro, lunghezza della parte cilindrica, spessore della penna per citare i più noti) per notare differenze immensamente maggiori.
È un po' come cercare di migliorare le prestazioni di una macchina spendendo 10.000 euro sull'aereodinamica quando basta cambiare due valori nella centralina.
Io vedo questo comportamento, ad esempio, sulle trombe tedesche come le Schagerl che hanno diverse leve che servono a mettere a posto note che, con un bocchino più corto, semplicemente sarebbero già a posto.
Durante i test che ho fatto con i trombino di Adam ho notato che, raggiunto un determinato livello di retropressione tramite l'apertura del foro e della penna, è bastato accorciare e rendere più sottile la penna fino al punto in cui si allineano naturalmente le note.
I miei parametri erano lontanissimo da quelli previsti da Dave ma il risultato era lo stesso.
Questo significa che, alla fine, è una questione di equilibri. È un po' come avere una macchina leggera con un motore scarso o una macchina pesante con un motore potente.
Per contro questo significa che ogni strumento deve essere accoppiato ad un bocchino apposito.
È oggettivamente una scocciatura ma è quanto si faceva comunemente decenni fa: compravi un bocchino "base" e poi allargavi il foro e rifilavi e allargavi la penna secondo la necessità. Questa pratica si è persa negli anni ma è quanto mai necessaria: ogni tromba e ogni trombettista sono diversi, non si può pretendere che un prodotto vada bene per tutti.
Per Eugenio: ragioni pratiche e stilistiche, ogni tonalità di tromba richiede una diteggiatura diversa ed una diversa distanza fra gli armonici e inoltre ogni lunghezza di tromba produce un timbro caratteristico.
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