Stavo seguendo questo topic da qualche giorno e mi ero trattenuto dall’intervenire perché pensavo che, dopo tutto, ognuno legge nel modo che più ritiene opportuno.
Ma poi ho sentito tante opinioni diverse e ho pensato che forse poteva essere utile un piccolo contributo anche dalla mia passata esperienza.
Io sono stato impostato fin dall’inizio (avevo 14 anni) a leggere in chiave di violino dal mio maestro, che non mancava mai di ricordarmi che stavo imparando a suonare uno strumento traspositore.
Quindi sono stato sempre molto attento, quando parlavo con altri musicisti non traspositori, a ragionare sempre un tono sotto.
Poi, nel 1977 sostenni la licenza di teoria e solfeggio a Santa Cecilia, e da allora imparai ad usare correttamente tutto il setticlavio.
Quando formai il mio primo gruppo all’inizio degli anni ‘80, ebbi a che fare per qualche anno con un musicista che suonava il sax contralto, e allora imparai a parlare con lui un tono e mezzo sopra, se si parlava di partiture in Do, o due toni e mezzo se confrontavamo i nostri spartiti.
Ovviamente ora, dopo tutti questi anni, non trovo nessuna difficoltà a ragionare con i vari tipi di strumento (Do, Sib, Mib, ecc.), anche perché, in caso di necessità, non faccio altro che leggere nella chiave più idonea all’occorrenza.
Infatti, le chiavi che leggo più frequentemente sono, nell’ordine: il Violino (per la tromba), il Basso (per capire cosa fa la mano sinistra del pianista), il Contralto (se devo leggere da una parte in Do), il Mezzo-Soprano (se devo leggere da una parte in Mib), il Tenore (se devo leggere col pianoforte la mia parte in Sib), il Basso (se devo leggere col pianoforte una parte in Mib) e, molto raramente, il Baritono (se devo leggere con uno strumento in Mib una parte in Sib).
Come ripeto, si tratta solo di esperienza personale. Lungi da me anche il solo pensare che si tratti della panacea universale.
Mauro