Author Topic: "Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)  (Read 1726 times)

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Offline paolino

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Da Il pendolo di Foucault...

[…]
"Don Tico. Non ho mai saputo se fosse un soprannome o il suo cognome. Non sono più tornato all'oratorio. Ci ero capitato per caso: la messa, il catechismo, tanti giochi, e si vinceva un'immaginetta del Beato Domenico Savio, quell'adolescente con i pantaloni spiegazzati di panno ruvido, che nelle statue sta sempre attaccato alla sottana di don Bosco, con gli occhi al cielo, per non sentire i compagni che raccontano le barzellette oscene. Scoprii che don Tico aveva messo insieme una banda musicale, tutta di ragazzi tra i dieci e i quattordici anni. I più piccoli suonavano clarini, ottavini, sassofoni soprani, i più grandi sopportavano il bombardino e la grancassa. Erano in divisa, giubbotto cachi e pantaloni blu, con berretto a visiera. Un sogno, e volli essere dei loro. Don Tico disse che gli serviva un genis."
Ci squadrò con superiorità e recitò: "Genis nel gergo bandistico è una specie di tromboncino piccolo che in realtà si chiama flicorno contralto in mi bemolle. E’ lo strumento più stupido di tutta la banda. Fa umpaumpa-umpa-umpap quando la marcia è in levare, e dopo il parapapapapà- pa-paaa passa in battere e fa pa-pa-pa-pa-pa... Però s'impara facilmente, appartiene alla famiglia degli ottoni come la tromba e la sua meccanica non è diversa da quella della tromba. La tromba richiede più fiato e una buona imboccatura — sapete, quella specie di callo circolare che si forma sulle labbra, come Armstrong. Con una buona imboccatura risparmi il fiato e il suono esce limpido e pulito, senza che si senta il soffio — d'altra parte non si debbono gonfiare le gote, guai, accade solo nella finzione e nelle caricature."
"Ma la tromba?"
"La tromba la imparavo da solo, in quei pomeriggi d'estate in cui in oratorio non c'era nessuno, e io mi nascondevo nella platea del teatrino... Ma studiavo la tromba per ragioni erotiche. Vedete quella villetta laggiù, a un chilometro dall'oratorio? Lì abitava Cecilia, figlia della benefattrice dei salesiani. Così ogni volta che la banda si esibiva, nelle feste comandate, dopo la processione, nel cortile dell'oratorio e soprattutto in teatro, prima delle recite della filodrammatica, Cecilia con la mamma era sempre in prima fila al posto d'onore, vicino al prevosto della cattedrale. E in quei casi la banda iniziava con una marcia che si chiamava Buon Principio, e la marcia era aperta dalle trombe, le trombe in si bemolle, d'oro e d'argento, ben lucidate per l'occasione. Le trombe si alzavano in piedi e facevano un assolo. Poi si sedevano e la banda attaccava. Suonare la tromba era l'unico modo per farmi notare da Cecilia."
"Altrimenti?" chiese Lorenza intenerita.
"Non c'era altrimenti. Primo, io avevo tredici anni e lei tredici e mezzo, e una ragazza a tredici e mezzo è una donna, e un ragazzo un moccioso. E poi amava un sassofono contralto, un tal Papi, orrido e spelacchiato, a me pareva, e aveva sguardi solo per lui, che belava lascivo, perché il sassofono, quando non è quello di Ornette Coleman e suona in banda — ed è suonato dall'orrido Papi — è (o pareva a me allora) uno strumento caprino e vulvare, ha la voce, come dire, di un'indossatrice che si è messa a bere e a far marchette..."
"Come fanno le indossatrici che fan marchette? Cosa ne sai tu?"
"Insomma, Cecilia non sapeva neppure che io esistessi. Certo, mentre scarpinavo la sera in collina per andare a prendere il latte in una cascina a monte, mi inventavo storie splendide, con lei rapita dalle Brigate Nere e io che correvo a salvarla, mentre le pallottole mi fischiavano intorno alla testa e facevano ciacc ciacc cadendo nelle stoppie, le rivelavo quello che lei non poteva sapere, che sotto mentite spoglie dirigevo la resistenza in tutto il Monferrato, e lei mi confessava che l'aveva sempre sperato, e a quel punto mi vergognavo, perché sentivo come una colata di miele nelle vene — vi giuro, non mi si inumidiva neppure il prepuzio, era un'altra cosa, ben più terribile e grandiosa — e tornato a casa andavo a confessarmi... Credo che il peccato, l'amore e la gloria siano quello, quando tu ti cali con le lenzuola intrecciate dalla finestra di Villa Triste, lei che ti stringe al collo, sospesa nel vuoto, e ti sussurra che aveva sempre sognato di te. Il resto è solo sesso, copula, perpetuazione della semenza infame. Ma insomma, se fossi passato alla tromba Cecilia non avrebbe potuto ignorarmi, io in piedi, sfavillante, e il miserabile sassofono seduto. La tromba è guerresca, angelica, apocalittica, vittoriosa, suona la carica, il sassofono fa ballare bulletti di periferia coi capelli unti di brillantina, guancia a guancia con ragazze sudate. E io studiavo la tromba, come un pazzo, sino a che non mi sono presentato a don Tico e gli ho detto mi ascolti, ed ero come Oscar Levant quando fa il primo provino a Broadway con Gene Kelly. E don Tico disse: tu sei una tromba. Ma..."
"Com'e drammatico," disse Lorenza, "racconta, non farci stare col fiato in sospeso."
"Ma dovevo trovare qualcuno che mi sostituisse al genis. Arràngiati, aveva detto don Tico. E io mi sono arrangiato. Dovete dunque sapere, o bambini miei, che in quei tempi vivevano a *** due miserabili, miei compagni di classe benché avessero due anni più di me, e questo molto vi dice sulla loro attitudine all'apprendimento. Questi due bruti si chiamavano Annibale Cantalamessa e Pio Bo. Uno: storico."
"Cosa cosa?" chiese Lorenza.
Spiegai, complice: "Quando Salgari riferisce un fatto vero (o che lui credeva vero) — diciamo che Toro Seduto dopo Little Big Horn mangia il cuore del generale Custer — alla fine del racconto mette una nota a piè di pagina che dice: 1. Storico."
"Ecco. Ed è storico che Annibale Cantalamessa e Pio Bo si chiamassero così, né era il loro lato peggiore. Erano infingardi, ladri di fumetti al chiosco dei giornali, rubavano i bossoli a chi ne aveva una bella collezione e appoggiavano il panino col salame sul libro d'avventure di terra e di mare che gli avevi appena prestato dopo che te l'avevano regalato per Natale. Il Cantalamessa si diceva comunista, il Bo fascista, erano entrambi disposti a vendersi all'avversario per una fionda, raccontavano storie di argomento sessuale, con imprecise cognizioni anatomiche, e facevano a gara a chi si era masturbato più a lungo la sera prima. Erano individui pronti a tutto, perché non al genis? Cosi ho deciso di sedurli. Gli magnificavo la divisa dei suonatori, li portavo alle pubbliche esecuzioni, gli facevo intravedere successi amatori con le Figlie di Maria... Caddero nella pania. Passavo le giornate nel teatrino, con una lunga canna, come avevo visto nelle illustrazioni degli opuscoli sui missionari, gli davo bacchettate sulle dita quando sbagliavano nota — il genis ha solo tre tasti, si muovono l'indice, il medio e l'anulare, ma per il resto è questione di imboccatura, l'ho detto. Non vi attedierò più oltre, miei piccoli ascoltatori: venne il giorno che potei presentare a don Tico due genis, non dirò perfetti ma, almeno alla prima prova, preparata lungo pomeriggi insonni, accettabili. Don Tico si era convinto, li aveva rivestiti della divisa, e mi aveva passato alla tromba. E nel giro di una settimana, alla festa di Maria Ausiliatrice, all'apertura della stagione teatrale con Il piccolo parigino, a sipario chiuso, davanti alle autorità, io ero in piedi, a suonare l'inizio di Buon Principio."
"Oh splendore," disse Lorenza, con il viso ostentatamente soffuso di tenera gelosia. " E Cecilia?"
"Non c'era. Forse era malata. Che so? Non c'era."
Levò lo sguardo circolarmente sulla platea, perché a quel punto si sentiva bardo — o giullare. Calcolo la pausa. "Due giorni dopo don Tico mi mandava a chiamare e mi spiegava che Annibale Cantalamessa e Pio Bo avevano rovinato la serata. Non tenevano il tempo, si distraevano nelle pause lanciandosi frizzi e lazzi, non attaccavano al momento giusto. ‘Il genis,’ mi disse don Tico, ‘è l'ossatura della banda, ne è la coscienza ritmica, l'anima. La banda è come un gregge, gli strumenti sono le pecore, il maestro è il pastore, ma il genis è il cane fedele e ringhioso che tiene al passo le pecorelle. Il maestro guarda anzitutto al genis, e se il genis lo segue, le pecorelle lo seguiranno. Jacopo mio ti debbo chiedere un grande sacrificio, ma tu devi tornare al genis, insieme a quei due. Tu hai senso del ritmo, tu me li devi tenere al passo. Ti giuro, appena diventeranno autonomi ti rimetto alla tromba.’ Dovevo tutto a don Tico. Ho detto di sì. E alla festa seguente le trombe si sono ancora alzate in piedi e hanno suonato l'attacco di Buon Principio davanti a Cecilia, di nuovo in prima fila. Io stavo nel buio, genis tra i genis. Quanto ai due miserabili, non sono mai divenuti autonomi. Io non sono più tornato alla tromba. La guerra è finita, sono rientrato in citta, ho abbandonato gli ottoni, e di Cecilia non ho mai saputo neppure il cognome."
"Povera stella," disse Lorenza abbracciandolo alle spalle. "Ma ti rimango io."
"Credevo ti piacessero i sassofoni," disse Belbo. Poi le baciò la mano, girando appena il capo. Ridivenne serio. "Al lavoro," disse. "Dobbiamo fare una storia del futuro, non una cronaca del tempo perduto."
[...]

Offline Myskin

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #1 on: February 24, 2016, 08:34:18 PM »
Grazie per questo contributo, molto bello
"To me, happiness is knowledge. I am happy when I have learned something". Miles Davis

Offline Altobugle

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #2 on: February 25, 2016, 12:22:47 AM »
W il flicorno contralto! !!  ovazion
-Tromba sib: CONN Constellation 38B; Stomvi Combi
-Tromba do: YTR 2420
-trombino: lo sto ancora cercando;)
-Pocket: Jupiter JTR-416
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-Flicorno Soprano: Elaborato Frankenhorn
bach 10 1/2 cw; Bach 3cw; Dw 4fl; qualsiasi cosa!

Offline anrapa

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"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #3 on: February 25, 2016, 08:37:27 AM »
Grazie!!!


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Offline Fabione

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #4 on: February 25, 2016, 01:52:19 PM »
che bello!

Offline toro

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #5 on: February 25, 2016, 03:39:30 PM »
Accidenti ,mi ero perso questo post.....guardo nella libreria di casa,tiro fuori il "pendolo di Foucault",letto tanti anni fa,e guarda un po', c'e' un segnalibro al paragrafo 56 pag.261 della prima edizione! Si, Paolino,aveva colpito  anche  me questo passaggio e non poteva essere altrimenti...grazie per avermelo ricordato,adesso me lo leggo sulla carta:fa tutto un altro effetto. salut




La bicicletta somiglia, più che ad ogni altra macchina, all’aeroplano, essa riduce al minimo il contatto con la terra e soltanto la sua umiltà le impedisce di volare....

Offline paolino

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #6 on: February 27, 2016, 07:14:08 PM »
Giusto, Toro!
Arrivati in fondo la storia ha un finale anche molto bello e commovente e altamente trombettistico, ma questo non ve lo mando per non rovinarvi la suspence...

 salut

Offline paolino

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #7 on: February 27, 2016, 07:25:04 PM »

Offline roccelllans

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #8 on: February 28, 2016, 12:05:55 PM »
 pollices
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Flugel : Van Laar Oiram Fresu, Kanstul 1526
Cornets: Conn 28A '55 38A '65 80A '46, Martin Committee #2 '49, Blessing Super Artist '49

Offline Carlo

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #9 on: March 01, 2016, 01:13:33 PM »
Da Il pendolo di Foucault...
[...]
"Io non sono più tornato alla tromba. La guerra è finita, sono rientrato in citta, ho abbandonato gli ottoni, e di Cecilia non ho mai saputo neppure il cognome."
[...]
In realtà, leggendo in questi giorni le varie biografie, alla tromba poi ci è tornato. Eccome se ci è tornato!
Ha studiato per qualche anno al conservatorio violoncello. Ha smesso, ha studiato filosofia e in seguito per tutta la vita ha suonato la tromba e il flauto dolce per hobby.

Offline Fabione

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Re:"Studiavo la tromba per ragioni erotiche" (in ricordo di Umberto Eco)
« Reply #10 on: March 03, 2016, 11:50:28 AM »
nel dubbio ho ordinato il libro :-)