Author Topic: L'industria musicale in Italia  (Read 1406 times)

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Offline giannino

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L'industria musicale in Italia
« on: April 03, 2016, 01:38:19 PM »
Questa è una interessantissima intervista fatta a Red Ronnie sulla attuale situazione in Italia...a mio avviso sono parole sante...lascio a voi le conclusioni...

https://www.facebook.com/37645125946/videos/10153307076815947/

Offline anrapa

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L'industria musicale in Italia
« Reply #1 on: April 03, 2016, 02:09:16 PM »
Sono sincero, non conosco Red Ronnie abbastanza da esprimere un giudizio su di lui ma mi sembra che non abbia detto nulla di stratosferico. Chiunque accenda il cervello per 5 secondi realizza che i "talent" e tutte quelle altre cagate sono costruite ad arte. Quand'anche i partecipanti fossero effettivamente preparati e capaci rimane solo ed esclusivamente un prodotto commerciale che non ha a cuore la musica ma solo la vendita di spazi pubblicitari e tutto il resto del business che gira attorno.

Il dramma è che il pensiero di Red Ronnie non sia la normalità.

Ma sai quanti me ne capitano a casa di trombettisti figli della De Filippi? Tutti montati, che si fanno i film che saranno famosi, che hanno fatto la data a Frattocchie prima del Mago Galbusera e mi chiedono l'endorsement?

Siamo al livello più basso da decenni quanto a Cultura. Siamo solo mordi e fuggi, basta un minuto di notorietà per sentirci arrivati.

:(


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Offline melbob

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L'industria musicale in Italia
« Reply #2 on: April 03, 2016, 02:49:48 PM »
Parole sante, Tony


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Offline giannino

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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #3 on: April 03, 2016, 02:51:37 PM »
Sono sincero, non conosco Red Ronnie abbastanza da esprimere un giudizio su di lui ma mi sembra che non abbia detto nulla di stratosferico. Chiunque accenda il cervello per 5 secondi realizza che i "talent" e tutte quelle altre cagate sono costruite ad arte. Quand'anche i partecipanti fossero effettivamente preparati e capaci rimane solo ed esclusivamente un prodotto commerciale che non ha a cuore la musica ma solo la vendita di spazi pubblicitari e tutto il resto del business che gira attorno.

Il dramma è che il pensiero di Red Ronnie non sia la normalità.

Ma sai quanti me ne capitano a casa di trombettisti figli della De Filippi? Tutti montati, che si fanno i film che saranno famosi, che hanno fatto la data a Frattocchie prima del Mago Galbusera e mi chiedono l'endorsement?

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che triste verità......

Offline Altobugle

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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #4 on: April 03, 2016, 05:01:32 PM »
Io a Frattocchie c'ho suonato veramente! Ci posso sperare nell'endorsement? felicissim
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Offline anrapa

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L'industria musicale in Italia
« Reply #5 on: April 03, 2016, 06:38:30 PM »
Parliamone! :)


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Offline Chiapparo

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L'industria musicale in Italia
« Reply #6 on: April 03, 2016, 08:20:25 PM »
Stiamo vivendo in un epoca di profonda crisi artistica, purtroppo non solo musicale

Offline Chiapparo

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« Reply #7 on: April 03, 2016, 08:21:08 PM »
Un'epoca, pardon

Offline xadhoom

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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #8 on: April 04, 2016, 10:18:28 AM »
cosa vi aspettate quando la maggior parte della gente si consuma i pollici per scrollare su fessbuck ?

c'è una immagine che vedo tutti i giorni sulla banchina del treno...  tutti in linea ad aspettare gobbi sul proprio telefono a chissà far cosa, probabilmente son tutte persone che lavorano a servizi di emergenza e devono esser sempre sul pezzo :/

siamo nell'epoca della banalizzazione, in qualunque attività sia richiesto un cervello.

siamo nell'epoca del "tutto è fatto per me" il che porta a pensare, più che mai, che tutto sia dovuto e che tutto sia alle mie dipendenze.

personalmente adoro la tecnologia, ma non l'uso che se ne fa. e ritengo sempre più che non debba esser necessariamente per tutti (così come suonare non è per me lol).

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Offline Norman

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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #9 on: April 04, 2016, 12:48:00 PM »
Scusate, ma mi sembra una polemica abbastanza sterile e piena di banalità. L'errore sta nel pensare che l'industria musicale oggi sia peggiore di prima... E' esattamente uguale nel suo funzionamento e nelle sue finalità. La vera differenza è che è sempre più con l'acqua alla gola, per il fatto che oggi gli artisti, quelli veri, quelli col talento, non ne hanno più bisogno, perché oggi un disco te lo produci da te con un investimento relativamente moderato, ed i soldi non li fai vendendo i dischi, ma suonando dal vivo, che poi forse è come dovrebbero essere le cose. Anzi, è come sono state le cose per secoli. Paradossalmente a me pare che invece oggi i musicisti abbiano più opportunità che mai per farsi conoscere con la loro musica e senza essere spremuti come limoni dall'industria musicale.

Ve lo dico perché io da sempre sono appassionato di musicisti che, per varie ragioni, in televisione o alla radio non ci vanno mai. Il modo dei reality è legato a doppio filo con quello della televisione, ed è il mondo della televisione ad essere fatuo, è una colossale finzione. Ed è più finzione che mai nell'era dei "reality", che con la realtà non hanno niente a che vedere, e che a dispetto di quello che vogliono far credere sono costruiti a tavolino nei minimi dettagli per dare allo spettatore delle belle storie a cui credere. Non c'è niente di casuale in quello che vedete, e quello che chiamano televoto è una grandissima presa in giro.

Red Ronnie, che è un prodotto della televisione esattamente come i reality, è vittima di questo equivoco, anche lui crede che la musica per esistere debba andare in televisione, ma non è così. Al contrario la musica vera esiste a prescindere dalla televisione. Magari ci va, magari no. Così come esiste, ed è esistita per secoli, senza bisogno dell'industria musicale.

Faccio un esempio molto concreto, un artista che tutti noi conosciamo: Fabrizio Bosso. A tutti piacerebbe che uno come Fabrizio Bosso potesse godere della fama di cui godono i cantanti dei reality, ma questo è semplicemente impossibile, perché i cantanti dei reality non godono della fama di musicisti, ma di quella di personaggi televisivi, perché questo sono, prima che musicisti. Sono personaggi televisivi che ricoprono, in televisione, il ruolo di musicisti. Se Fabrizio Bosso volesse realmente diventare un personaggio televisivo dovrebbe, sostanzialmente, smettere di fare il musicista, un po' come ha fatto Morgan dei Bluvertigo. Anche Morgan come musicista è nato fuori dalla televisione: si è costruito una fama con una carriera da musicista prima con la sua band, poi da solo, facendo musica di tutto rispetto. Poi, complice anche la relazione con un personaggio pubblico come Asia Argento, è diventato anche lui un personaggio mediatico. Da quando è entrato nel mondo della televisione il personaggio televisivo ha prevalso sul musicista, ed infatti lui come musicista è praticamente finito.

Ma Fabrizio Bosso, nonostante non goda della fama (e del conto in banca...) di un Morgan o di un cantante dei reality, si è comunque costruito una carriera ed una credibilità, in funzione di un talento che è incontrovertibile. Non diventerà mai una popstar per il semplice motivo che ha scelto un genere di nicchia come il jazz. Se facesse rock sarebbe ugualmente bravo, e riempirebbe i palazzetti o gli stadi...

Chi ha talento viene fuori, poche balle.

Sia chiaro, il talento non è solo saper suonare bene e saper suonare cose belle, è anche avere la sensibilità e l'abilità di saperle e sapersi proporre al pubblico. Diffidate di quelli che si lamentano che il pubblico non li apprezza o che il mondo gli è nemico: nella stragrande maggioranza dei casi o non sono bravi come credono, oppure non si sono fatti il culo come avrebbero dovuto per farsi vedere.

Penso che il vero problema sia che si parla troppo di quello che succede in televisione. E la si guarda troppo: ho letto anni fa una statistica secondo la quale l'Italia è il paese con il maggior numero di ore passate davanti alla televisione per persona... Bisognerebbe spegnere un po' di più la televisione, smettere di guardare la (presunta...) vita altrui e vivere un po' di più la propria.
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Offline xadhoom

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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #10 on: April 04, 2016, 01:03:49 PM »

Chi ha talento viene fuori, poche balle.


non sono d'accordo, sei abbastanza "biased", ovvero la pensi come se tutti si comportassero come te,
ovvero che seguono ciò che non è televisivo e/o mainstream.

secondo me per venire fuori oltre al talento serve un pubblico che recepisca, tv o meno che sia.

quando hai un pubblico che non sa cosa sia un teatro (lasciamo stare i prezzi d'accesso), quando gli unici
eventi live che seguono sono del blasco o similari c'è poco da fare... puoi aver il talento che vuoi, che non esci
dalla nicchia.

tutto sta forse nel definire cosa significa "venire fuori". per me è che arrivi ai più e non alla sola nicchia.

mia madre che non sa cosa sia il jazz, conosce rava e fresu, ma non bosso. perchè?

ho amici che suonano in orchestra professionalmente, che si reputano musicisti (vi invito a definire questo termine),
ma che non ascoltano mezzo cd di qualsivoglia musica.... questo è il livello.
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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #11 on: April 04, 2016, 01:20:46 PM »
30 35 anni fa per ascoltare un brano che avevo sentito e che mi piaceva dovevo andare a casa di mia zia ( che abitava dall altra parte della citta' ) che oltre ad avere il disco aveva anche l'impianto e se avevo i soldi per comprare una cassetta ( e mia zia aveva anche la piastra ) e solo allora finalmente potevo possedere un " BRANO " . Lo possedevo ma dovevo trovare qualcuno che avesse una piastra e me lo facesse riascoltare. Quella era la musica che mi emozionava. quella di adesso in confronto e paragonabile al " NIENTE " . Oggi non c'e' piu MUSICA
Perché suonare tutte queste note quando possiamo suonare solo le migliori?  Miles Davis

Offline xadhoom

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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #12 on: April 04, 2016, 02:33:05 PM »
come no? sulla respublica esce l'ennesimo cd di jazz fatto da un nuovo jassista, guarda un pò rava.

pure gli organi di informazione ci si mettono a NON diffondere la cultura.

non che io abbia qualcosa contro rava per carità... ma perchè non fanno un cd di bosso, o per cambiare strumento, di alberto marisco o similia?
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Re:L'industria musicale in Italia
« Reply #13 on: April 04, 2016, 05:48:19 PM »
non sono d'accordo, sei abbastanza "biased", ovvero la pensi come se tutti si comportassero come te,
ovvero che seguono ciò che non è televisivo e/o mainstream.

secondo me per venire fuori oltre al talento serve un pubblico che recepisca, tv o meno che sia.

quando hai un pubblico che non sa cosa sia un teatro (lasciamo stare i prezzi d'accesso), quando gli unici
eventi live che seguono sono del blasco o similari c'è poco da fare... puoi aver il talento che vuoi, che non esci
dalla nicchia.

tutto sta forse nel definire cosa significa "venire fuori". per me è che arrivi ai più e non alla sola nicchia.

mia madre che non sa cosa sia il jazz, conosce rava e fresu, ma non bosso. perchè?

ho amici che suonano in orchestra professionalmente, che si reputano musicisti (vi invito a definire questo termine),
ma che non ascoltano mezzo cd di qualsivoglia musica.... questo è il livello.

Ma vedi, io penso che se sei un artista e nessuno ti ascolta, probabilmente stai sbagliando qualcosa. O è quello che fai che non interessa a nessuno, oppure è il modo in cui lo proponi che è sbagliato. L'importante è avere coscienza di chi sia il pubblico a cui ci si rivolge. Se faccio musica d'avanguardia, non posso certo pretendere che ci sia la fila per venirmi a vedere. Se faccio musica di intrattenimento, devo avere la capacità di interagire con il pubblico che mi capita di avere davanti. Il pubblico non si crea a tavolino... Un artista di talento deve avere la capacità di conquistarselo il pubblico, di costruirselo. Lo dico? Lo dico: in un certo senso deve anche sapersi "vendere" bene. A me pare che quelli che hanno capacità vere, che lavorano duro e che hanno talento un posto al sole lo trovano sempre. Al contrario il sottobosco del mondo della musica è pieno di gente supponente che pensa di essere il nuovo Dio in terra che vive in un mondo ignorante che non riconosce la sua sublime arte...

Io non condivido tutto questo pessimismo, al contrario mi sembra, come ho detto, che le nuove tecnologie ed il parallelo declino del mondo della discografia stanno riportando l'accento sul vero banco di prova per i musicisti, che è il live. I dischi diventeranno sempre meno fonte di guadagno e sempre più strumento di promozione, ed i musicisti sempre di più dovranno guadagnarsi il pane calcando i palchi. Che poi è sempre bene ricordare che quelli che campano bene coi dischi sono sempre stati solo una sparuta minoranza...
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