Seconda puntata!
Il secondo giorno abbiamo incontrato sia Andrea Tofanelli che Andrea Giuffredi e abbiamo deciso di fare un po' di selfie con tutti gli italiani o gli italo-americani-australiani-afgani-cambogiani, che sono tantissimi!
Armati di coppola d'ordinanza, che a quanto pare ci ha reso parecchio riconoscibili, nel bene o nel male, abbiamo scattato foto a tonnellate.
Questo secondo giorno l'abbiamo speso in massima parte alla fabbrica della Kanstul, per la gioia di Locutus2k! Diversi produttori/venditori/esperti si sono offerti di fungere da ciceroni nelle varie zone produttive così abbiamo potuto ascoltare imparare parecchio di questa famosissima ditta.
Poco dopo l'ingresso ho incontrato Horn Trader, al secolo Steve Dillard, che mi ha presentato a molti partecipanti come un "famoso e stimato produttore di bocchini", speriamo non stesse prendendo in giro!
Lui si è occupato della storia della ditta, raccontandoci anche i suoi trascorsi come dipendente di Benge, Kanstul e diversi altri marchi, alcuni dei quali non esistono più.
Per chi non lo sapesse Steve è un noto esperto e venditore di strumenti d'epoca oltre che di marchi più nuovi. Rispettatissimo, conosciutissimo e soprattutto molto bravo a suonare! Ha fatto qualche nota a freddo e chi ha spettinato abbondantemente!
Delle molte zone visitate ricordo sicuramente quella della pulitura finale, la riparazione degli strumenti bollati durante la lucidatura (non vi potete immaginare quante ne scassano!!!), l'armadio che contiene le campane di tutti i modelli prodotti da Kanstul per altre ditte (e sono tantissime!!!). Ultimamente, diceva il nostro Cicero, stanno producendo parecchio per la Cina e la ditta si sta risollevando dopo una crisi che ha definito abbastanza pesante. Di fronte all'armadio c'è uno scaffale con centinaia di vaschette, ognuna di questa contiene una marea di pezzi vari di minuteria, dai tappi alle viti, passando per i feltrini, le leve e tanto altro ancora.
Poco distante c'è la macchina per incidere le campane, quella per le scansioni (con sonda Renishaw, per chi se ne intende), una EDM con la quale fanno gli alesatori, 3 o 4 frese a controllo numerico (Fadal), diversi tornietti Hardinge manuali con la torretta orizzontale, mole varie e due mega Mazak a doppio mandrino e doppia torretta, robetta da qualche metro cubo... Che sbavo!!!!!!!!
Tra l'altro stanno comprando dei torni nuovi quindi quasi quasi faccio un'offerta per quelli usati...
Nel centro della fabbrica ci sono vari banconi, ognuno dedicato ad una propria lavorazione, abbiamo visto le saldature, le lavorazioni delle campane, le presse per alcuni particolari delle pompette, la camera per la laccatura...
Flip Oakes, proprio lui, spiegava come vengono costruiti ed assemblati i pistoni e le camere, poco lontano c'era la pressa per allargare i tubi, quella per tirarli etc etc
Nel frattempo si scorgeva un Hub Van Laar che saltava di stazione in stazione controllando i macchinari con l'aria di quello che, effettivamente, ne sa a pacchi.
Ivan Hunter, della Jager Brass, spiegava come vengono costruiti i bocchini con il tornio a controllo numerico e Micheal Thomas, quello delle trombe Burbank (Nuvola, ti ricordi?) era invece di fronte alla zona lucidatura e placcatura.
A questo punto della visita mi sono staccato dal gruppo e mi sono attaccato come una sanguetta al responsabile dei macchinari a controllo numerico (guarda caso...) il quale è stato a dir poco disponibile: mi ha fatto vedere QUALSIASI cosa. In particolare ero curioso dei tempi di lavorazione, oggettivamente poco ottimizzati perché non hanno interesse a spingere il mercato dei bocchini a quanto mi diceva il ragazzo.
Ho anche visto come effettuano le alesature delle penne, il sistema è relativamente ingegnoso ma richiede di montare il bocchino su un tornio manuale, cosa che io non farei mai avendo un tornio con doppio mandrino (scusate se scendo nel tecnico ma questa parte della visita per me è valsa quasi l'intero viaggio negli USA).
Il ragazzo mi diceva che vanno avanti un po' per tradizione quindi se qualcosa si riesce a fare con i metodi di una volta preferiscono non rischiare cambiando tecnologia.
Osservando i prodotti finiti devo dire che non mi posso lamentare della mia qualità: nonostante la distanza tecnologica sia enorme il risultato finale non differisce di molto, in alcune aree vado meglio io, in altre meglio Kanstul.
Infine siamo passati dalla zona destinata alla vendita e un'infinità di copie di bocchini di altri marchi facevano bella mostra nelle varie teche. Ci sono un po' tutti i più famosi, del passato e non, partendo da Monette, passando per Giardinelli, Denis Wick e così via.
Tornato frastornato in albergo incontro per la prima volta Eric Miyashiro, poi finalmente riesco a trovare Warburton (aveva alcune cose mie da consegnarmi), Arturo Sandoval e la prima e seconda tromba degli Airmen of Note (Brian McDonald e Kevin Burn). In particolare mi hanno colpito loro due perché il giorno prima, tornando da San Diego, io e Paolo stavano ascoltando i loro dischi e commentavamo quanto sono maledettamente precisi, perfettamente a tempo e intonati!
Poco dopo siamo andati a suonare la fanfara dell'inno delle olimpiadi, quella composta da John Williams e suonata dalla Boston Pops (fra questi c'era anche Mark Schwartz, un mio carissimo amico e cliente, nonché tesoriere dell'ITG).
A questa fanfara hanno partecipato ben 350 trombettisti!!! Il caso ha voluto che mi si piazzassero davanti proprio Brian McDonald e Kevin Burns, direi che per una volta nella vita posso dire di aver suonato con loro e soprattutto di averli resi mezzi sordi! Son soddisfazioni!
Direttore d'eccezione Doc Severinsen e solista Arturo Sandoval, che ve lo dico a fare?
Infine abbiamo incontrato Chuck Levin (Washington Music Center), Tony Scodwell e diversi altri colleghi (che impressione che mi fa usare questo termine!!!).
Alla sera c'è stato il concerto di apertura con Georgina Jackson (potentissima acutista inglese che ho visto e sentito per la prima volta proprio all'ITG) e Arturo Sandoval.
Mi tocca fare una dura critica all'organizzazione per quanto riguarda i fonici: l'audio era quasi sempre troppo confuso, non si capiva quasi niente e in particolare quella sera al mixer c'era sicuramente una persona incompetente che ha fatto inferocire Arturo al punto da farlo scendere dal palco per andare a dirgliene quattro.
Il tizio non l'ha presa bene, ha cancellato i preset del mixer digitale, l'ha chiuso a chiave ed è sparito!
Immaginate che situazione, solo dopo 30 minuti hanno recuperato in parte la situazione.
Quando Arturo è tornato sul palco ha polemizzato a lungo riguardo il fonico, giustamente ma forse in un modo troppo esagerato.
Fine seconda puntata!