Author Topic: Triste anniversario  (Read 5288 times)

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Offline bubbermiley

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Re:Triste anniversario
« Reply #15 on: May 16, 2016, 02:25:22 PM »
Penso che invece di "non lo apprezzo" forse volevi dire che non ti piace sentirlo.

un mio docente mi di diceva spesso: "prima di poter dire che una cosa non la si apprezza, la si deve studiare e conoscere, anche se non ti entusiasma o ti annoia".

Io, volevo proprio dire che non lo apprezzo. L'ho sentito, a volte capita ancora di ascoltare suoi brani ma non lo gradisco.
Probabilmente è un limite mio musicale, ma riesco comunque a vivere serenamente! Forse tra molti anni cambierò idea, forse.... chissà!

E' così bello e vario il mondo che anche se non si gradisce per forza Chet c'è tanto altro da poter amare con passione..

P.s: con l'ultima frase non ho intenzione di aprire un OT lungo Kilometri su cosa, chi, dove e come sia meglio o peggio.

Offline yr_wolf

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Re:Triste anniversario
« Reply #16 on: May 16, 2016, 02:33:44 PM »
Le sue incisioni con Jerry Mulligan sono a mio modestissimo avviso una delle vette che ha raggiunto il jazz e la musica in generale
Per mia indole io sarei più incline verso Clifford Brown o Dizzy o Miles o Clark Terry, fino a Hubbard, ma le graduatorie non hanno senso in questo campo.
Di certo Chet, avendo soggiornato (e inciso) in Europa e in Italia, ci dato molto, se non altro in termini di "benefica influenza" sui musicisti nostrani.

Offline Norman

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Re:Triste anniversario
« Reply #17 on: May 16, 2016, 04:41:06 PM »
Le sue incisioni con Jerry Mulligan sono a mio modestissimo avviso una delle vette che ha raggiunto il jazz e la musica in generale
Per mia indole io sarei più incline verso Clifford Brown o Dizzy o Miles o Clark Terry, fino a Hubbard, ma le graduatorie non hanno senso in questo campo.
Di certo Chet, avendo soggiornato (e inciso) in Europa e in Italia, ci dato molto, se non altro in termini di "benefica influenza" sui musicisti nostrani.

Verissimo, le graduatorie non hanno niente a che vedere con la musica o qualunque espressione artistica. L'arte è una cosa assolutamente personale, ed ognuno ha le sue preferenze, come giustamente dice bubbermiley.

Penso anche io che il Chet Baker degli anni '50, quelli della collaborazione con Jerry Mulligan, sia stato davvero una delle tante punte di diamante della storia del jazz.

Quanto alla sua influenza sugli italiani, a mio parere è croce e delizia del jazz nostrano: delizia perché poter avere un personaggio di quel livello qui da noi è stato fonte di ispirazione straordinaria per i musicisti di casa nostra, ma anche un po' croce perché essendo l'unico a stare qui da noi per lungo tempo ha un po' incanalato il mondo della tromba jazz italiano su un binario unico, portandolo a trascurare un po' troppo invece gli stili più dinamici, tipo Clifford Brown o Dizzy. Peraltro credo fosse anche inevitabile che fosse così, perché lo stile melodico e pieno di lirismo di Chet si adattava perfettamente al gusto musicale italiano. I Francesi, avendo avuto invece una presenza molto più numerosa e duratura, fin dagli anni '30, di jazzisti americani, hanno potuto maturare stili più eclettici.

Detto questo, siamo già stati molto fortunati ad avere lui.
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