Forse c 'è qualcosa che non è ancora stato detto: la musica jazz è un linguaggio. E allora pensiamo a come si apprende un linguaggio: il bambino, "immerso" 24 ore su 24 nella famiglia che parla una lingua, comincia a emettere suoni nel tentativo di far capire i propri bisogni (quindi la motivazione è fortissima). Procede per imitazione, facendo le sue conquiste, lentamente, e pian piano prende sicurezza. Più passa il tempo (sempre immerso in situazioni in cui tutti intorno al bambino usano il linguaggio, con lui e tra loro), più impara vocaboli, sempre per imitazione, facendo associazioni tra suoni e significati (o meglio, risposte ai suoni emessi). All'improvviso poi (perché tutto quello che succede in questo mondo, anche se preceduto da tanto lavoro, accade poi in un attimo, all'improvviso), il bambino è in grado di parlare. Le frasi sono semplici, ma sono costruite da lui. Questo non significa che non le abbia mai usate nessuno, anzi, ma il bambino ha smesso di imitare e ha cominciato a costruire. Prima che inizi la scuola il bambino ha già a disposizione un ampio vocabolario e sa parlare correttamente. La scuola poi, l'istruzione, migliorano il suo modo di parlare. Gli insegnano le regole grammaticali, gli aprono la visione del mondo insegnandogli le varie materie, in modo che il suo linguaggio e il suo ragionamento diventino sempre più fluidi, articolati, consapevoli.
Quello che manca a noi, rispetto agli americani (di 50 e passa anni fa) è essere immersi nel linguaggio jazz 24 ore su 24 fin da piccoli. Diventa quindi per noi una lingua straniera, e come sappiamo tutti, per imparare una lingua non basta lo studio, bisogna immergersi nel linguaggio, andare nel paese, frequentare persone, buttarsi