Author Topic: Jazz e ingiustizia razziale  (Read 1245 times)

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Offline Mar

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Jazz e ingiustizia razziale
« on: June 09, 2020, 06:01:00 PM »
https://www.learnjazzstandards.com/ljs-podcast/


Per chi mastica un po' d'inglese, l'ultimo podcast pubblicato (numero 222) tratta della storia del jazz e dei suoi legami con l'oppressione razziale della comunità afroamericana.

Ospite Kyle Younger, polistrumentista, educatore e appassionato di jazz

Introduzione di Brent Vaartstra:
Il jazz è musica afroamericana e non possiamo capire o suonare questa musica senza riconoscere l'oppressione di coloro che hanno creato questa musica.
Quando ascoltiamo musica jazz e quando pratichiamo musica jazz, è importante ricordare che è musica nata da schiavitù, razzismo, ingiustizie, oppressione, e si è sviluppata sotto l'ingiustizia e l'oppressione.
E la musica è sempre il riflesso dei tempi. È sempre il riflesso delle persone che la suonano.
E quindi è importante che quando suoniamo questa musica, abbiamo una riverenza, abbiamo una comprensione di cosa significhi davvero questa musica, anche al di fuori delle note e della teoria e su come suonarla.


Offline Mar

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #1 on: June 09, 2020, 11:34:50 PM »
Ora su Rai5, quindi disponibile su raiplay, "Satchmo, Dizzy e gli ambasciatori del jazz".
In tema con jazz e razzismo

Offline Norman

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #2 on: June 11, 2020, 08:35:02 AM »
Grazie della segnalazione, questa è una tematica molto importante, spesso trascurata ed oggetto di ormai secolari mistificazioni.

C'è poco da fare, checché se ne dica, per quanto sia ovviamente vero che il jazz è frutto di una contaminazione tra mondi diversi, l'influenza della cultura occidentale sul jazz è molto più limitata di quanto non sia comunemente tramandato, mentre invece l'anima più vera di questa musica è marcatamente africana. Questo è perfettamente naturale, perché il jazz, come le altre forme di genuina espressione culturale degli afroamericani, è manifestazione di quell'anima che lo schiavismo prima, la segregazione razziale poi ed il razzismo endemico oggi cercano di frustrare ormai da secoli. Di conseguenza non si può comprendere il jazz se non lo si inquadra nella storia degli afroamericani (non solo negli Stati Uniti, ma in tutte le Americhe), della loro oppressione e del loro percorso di emancipazione.

Questa tematica poi a mio modesto parere è anche legata al motivo per cui oggi, e da svariati decenni ormai, il jazz è una musica per molti versi "morta", priva di vera carica innovativa. Il che non vuol dire che non venga più prodotto niente di bello e meritevole di essere ascoltato, ma che la spinta propulsiva di questa musica si è ormai esaurita da molto tempo. Il motivo è la progressiva perdita di quel legame con la realtà e la quotidianità degli afroamericani e l'evoluzione in una musica "intellettuale" nel senso occidentale del termine, e la contemporanea evoluzione della musica afroamericana verso altre forme, il rock and roll, il rhythm and blues, il soul ed il funk. E' il cambiamento che allora tra i jazzisti solo Miles Davis colse. Per comprendere questo bisogna pensare a quella che è la "funzione" della musica nella cultura africana, che è schiettamente sociale. A noi occidentali verrebbe da dire "popolare", ma forse anche questo è un concetto che non rende l'idea, perché nella nostra cultura la musica popolare è automaticamente considerata di livello più basso, mentre nella cultura africana la musica ha una funzione importantissima. Ecco, io trovo che il jazz abbia vissuto un clamoroso paradosso, per cui proprio nel momento in cui esprimeva le sue vette più alte subiva una subdola influenza della cultura occidentale che di fatto lo avrebbe portato a "morire", e questa influenza è costituita proprio dal concetto di "funzione" della musica. I jazzisti inconsciamente hanno sentito il bisogno di "legittimare" la propria musica facendola diventare "musica da concerto" invece che "da intrattenimento", senza rendersi conto che la mera distinzione era ed è estranea a quelle che erano le loro radici. La trasformazione in una musica più "intimista" e più intellettuale ha allontanato il jazz da quel flusso di eventi storici che ne era sempre stato il motore. Penso sia per questo che si può senz'altro dire che dopo il free il jazz si è trovato su un binario morto. Questo sia chiaro non vuole essere uno sminuire i frutti di questo percorso, ma un riconoscere che, alla fine, aveva ragione sacrosanta Miles quando decise di stravolgere la sua carriera e sconvolgere il mondo della critica e del pubblico del jazz. Chissà cosa sarebbe accaduto se più artisti lo avessero seguito, se la commistione tra jazz e rock/funk fossero state più massicce e più repentine, chissà quanto più profonda sarebbe potuta essere la traccia lasciata dal jazz nella musica più "popolare".

A chiosa di questo mio pensiero non posso che concordare in toto con la citazione riportata da Mar, quando ci avviciniamo al jazz dobbiamo sempre farlo con la piena coscienza di quelle che sono l'anima e la storia di questa musica, del fatto che sono un'anima ed una storia che in gran parte ci sono estranee e che per questo dobbiamo maneggiare con estrema cautela e rigore, con la stessa cautela e rigore che giustamente pretendiamo per la nostra tradizione.
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Offline eugeniovi

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #3 on: June 11, 2020, 02:26:45 PM »
Mah, secondo me la tradizione afroamericana ha sempre avuto la sua musica 'pop' se vogliamo paragonare il termine: blues nelle varie declinazioni, r&b, funcky, soul, disco, rap, hip op......Sin dall'inizio la cultura occidentale è stata 'osservata' con un certo 'rispetto'. Basti pensare a Treemonisha opera 'lirica' che non è certo di ieri oppure alle citazioni della Carmen in assoli di Parker oppure alla modo di proporsi del MJQ. D'accordissimo con Norman che dice :....C'è poco da fare, checché se ne dica, per quanto sia ovviamente vero che il jazz è frutto di una contaminazione tra mondi diversi, l'influenza della cultura occidentale sul jazz è molto più limitata di quanto non sia comunemente tramandato, mentre invece l'anima più vera di questa musica è marcatamente africana...... Ma proprio quest'anima l'ha elevata a forma d'arte perdendo il ruolo di mero 'intrattenimento' per il quale era nata. Del resto anche Mozart era nato per divertire diventantdo poi una delle massime espressioni della musica occidentale. Il Jazz è Arte, anzi l'arte che piu' ha bruciato le tappe nel corso della sua vita e la sua 'decadenza' puo' essere paragonata alle arti di adesso, in nessuna c'è niente di nuovo, di cosi' elevato che ci faccia dire che una via nuova è stata imboccata. Spero di essere riuscito a spiegarmi, ciao a tutti

Offline Zosimo

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #4 on: June 11, 2020, 02:55:59 PM »
La penso come zio Eugenio.
Norman dice cose giuste , ma poi
Fa i mischioni. Leggiti qualche storia
Fatta bene per capire.
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Offline Norman

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #5 on: June 11, 2020, 03:03:28 PM »
Concordo con tutto, tranne che sul fatto che la musica afroamericana nella sua espressione più genuina sia mai stata “di mero intrattenimento”. Anche questa è una nozione schiettamente commerciale tipica dell’Occidente moderno. La musica per la comunità nera è sempre stata una sorta di rito collettivo, a partire dagli spirituals, fino al rap. La mia idea è che non avesse proprio alcun bisogno né di sentirsi non all’altezza della musica colta occidentale, né tantomeno di “elevarsi”, perché aveva già la sua dignità di forma d’arte ed espressione di una cultura di popolo. Duke Ellington suonava per far ballare la gente, ma qualcuno forse nutre il minimo dubbio che le sue opere non meritino di essere annoverate tra le più importanti composizioni del ‘900? Lo stesso dicasi per Armstrong, Count Basie e tutti gli straordinari esponenti della prima parte della storia del jazz. Portando questo ragionamento in altri ambiti della musica nera, forse qualcuno dubita che la musica di James Brown, Stevie Wonder, Prince, George Clinton o Jimi Hendrix non meriti di essere considerata arte ai massimi livelli? Ecco, uno dei grandi meriti della musica nera penso sia proprio questo, di aver abbattuto lo steccato che nella nostra cultura separa la musica “d’arte” dalla musica “popolare”. Purtroppo nel fare questo il jazz è stato vittima di questa distinzione ormai in via di superamento.
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Offline Mar

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #6 on: June 11, 2020, 03:09:12 PM »
Commento esaustivo Norman, aggiungo solo una cosa.

 A un certo punto il jazz ha finito la sua spinta, il mondo è andato avanti, e chi aveva qualcosa da dire ha trovato nuovi modi per farlo.
Penso ad esempio all'hip hop che da più di 30 anni domina la cultura musicale afroamericana, partendo dalle stesse radici del jazz (ritmo e improvvisazione) e condividendo la stessa rabbia.
In più, essendo composta essenzialmente da parole in rima, non c'è bisogno di passare anni su uno strumento per potersi esprimere, e i contenuti sono facilmente comprensibili da tutti.
Parafrasando gli Aristogatti, tutti quanti posson fare rap

 Il jazz resta per noi appassionati, ascoltatori o emulatori, un "esperimento" ineguagliabile e un insegnamento di straordinaria bellezza e complessità.

Faccio fatica a trovarne di eguali nella storia dell'uomo.





Offline eugeniovi

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #7 on: June 11, 2020, 03:43:37 PM »
Secondo me dovremmo metterci d'accordo sul concetto di arte oppure Arte. Sicuramente anche i canti delle mondine erano un modo di esprimere la loro cultura ed un espressione artistica ma non per questo sono passati di diritto alla storia della Musica, al massimo  dei canti popolari. (cercate di capire, non voglio denigrare nessuna forma di espressione artistica). Ho capito quello che vuoi dire ma allora si dovrebbe avere  un'estetica musicale per afroamericani, una per bianchi, una per ogni stato dacchè ogni artista cresce in un contesto socioculturale diverso.. L'Arte invece non ha colore o Stato, abbiamo grandi capolavori di autori di tutto il mondo in tutti i generi.....musica, letteratura, pittura etcc.. Per me il Jazz se la gioca con la grande musica del 900, Parker con le sue intuizioni armoniche ha segnato la storia, Monk puo' giocarsela con un compositore moderno, cioè con l'Arte del mondo, è questa l'importanza del Jazz per gli Afroamericani. Ciao

Offline Norman

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #8 on: June 11, 2020, 04:03:23 PM »
Ma infatti penso che Armstrong abbia fatto qualcosa di più che non dei canti per le mondine! :D

Concordo con quando dici che l’arte è universale, ma è per questo che per le trascende ogni confine di genere e cultura. I canti delle mondine magari non hanno fatto la storia, ma alcuni spirituals o blues l’hanno fatta, così come l’hanno fatta molte di quelle che vengono spesso definite “canzonette”. Per non parlare poi di quella straordinaria tradizione schiettamente popolare che è la musica napoletana... Potrei fare moltissimi altri esempi, e potrei anche argomentare che molte forme musicali popolari e folcloriche non abbiano fatto la storia per un mero pregiudizio sul fatto che possano essere considerate arte “vera”.

La complessità di per sé non è un valore artistico, così come la semplicità non è necessariamente un disvalore artistico. Si possono fare cose meravigliose con pochissimo e si possono fare vaccate micidiali dalla tecnica sopraffina.

Questo per quanto riguarda un giudizio artistico, ma il concetto di funzione per la comunità afroamericana a mio parere attiene ad un aspetto diverso, a quella che definisco “l’anima” della musica: se ci pensiamo tratto comune a tutte le forme musicali afroamericane è proprio quella connotazione “sociale”. Non solo, questo legame costante con la comunità è quello che, come dice Mar, ha fatto da vero e proprio motore per l’evoluzione del jazz. Per me quando il jazz ha perso questo legame ha perso anche la sua forza propulsiva. In un certo senso ha perso parte della sua anima.
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Offline eugeniovi

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #9 on: June 11, 2020, 04:36:30 PM »
Il mio era un esempio e comunque se storicamente poi forme di canto oppure di altro non siano diventate  Arte un motivo ci sara'. Tutto non puo' essere Arte altrimenti tutto è Arte, che potrebbe anche andar bene, basta decidere  :). Concordo pienamente nelle ragioni oramai arcinote che ne hanno esaurito la 'spinta' ma come ripeto  proprio perchè è Arte si rispecchia nel momento attuale che vede in crisi tutte le Arti. E comunque forse questo non è del tutto vero, vedremo (vedranno  :))tra 100 anni cosà resterà oppure no. Ciao

Offline Mar

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #10 on: June 11, 2020, 04:45:57 PM »
Dizzy Gillespie, nel bellissimo documentario A JAZZ LIFE che è stato postato oggi da Zosimo dice: "nel jazz il musicista deve pensare tutto il tempo, nella musica classica il musicista deve leggere musica scritta, senza aggiungere una nota".
Questa è la cosa che mi ha fatto innamorare del jazz, e che mi fa dire che il jazz è la performance artistica con il più elevato tasso di difficoltà, probabilità di errore, e di libertà.
 
L'abilità tecnica sugli strumenti, la capacità di suonare insieme agli altri, la capacità di modificare il proprio pensiero musicale istantaneamente sulla base di quello che stanno facendo gli altri, l'abilità di manipolare idee musicali e di stravolgerle in tempo reale aggiungendo ulteriore bellezza, tutto questo è un lavoro di grande livello artistico, intellettuale, e di sensibilità.

A mio parere nessuna arte di nessun periodo può reggere il confronto con ciò che è stato fatto in 15/25 anni di jazz, per il modo in cui sono stati stressati i concetti di capacità artistica, di una quotidiana esibizione senza rete.

Per quanto riguarda l'altro discorso, no, l'arte non ha colore. Ci sono però diversi tipi di arte.
Non tutte nascono da secoli di repressione, non tutte hanno messaggi forti, non tutte danno voce a chi non ne ha.

Le rivoluzioni in campo letterario, o di pittura, non avevano alle spalle altro che una nuova visione del mondo da parte dei nuovi giovani artisti.
È sempre un discorso di libertà, e quindi tanto di cappello, ma forse è veramente troppo difficile capire cosa sia successo negli ultimi 500 anni ai popoli africani deportati (dagli europei) nelle Americhe.







Offline Norman

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #11 on: June 11, 2020, 05:27:29 PM »
Premetto che io il jazz lo amo, devo però dire che, al di là dei gusti, di forme d’arte altrettanti notevoli ce ne sono tante.

E devo anche dire che la frase di Dizzy, con tutto il rispetto per uno dei jazzisti che amo di più, è una stupidaggine colossale, figlia con ogni probabilità della superficiale conoscenza di quello che è la musica classica e di cosa significa eseguirla. Questa nozione che la musica classica sia mera e meccanica esecuzione è quanto di più sbagliato si possa pensare.

Detto questo, io non penso che abbia senso parlare del jazz astraendolo dal resto della musica afroamericana, e penso che la musica afroamericana nel suo complesso si che si può considerare senz’altro il più importante fenomeno musicale del ‘900. Dirò di più, col passare degli anni sono sempre più portato a concordare con i fautori del concetto di “Black American Music”, che prescinde dalle distinzioni tra i vari generi che la compongono. Non mi spingo magari ad auspicare la cancellazione del termine “jazz”, come fa (con motivazioni che meritano comunque una riflessione...) Nicholas Payton, ma onestamente questo mettere il jazz sull’altarino è proprio quello che lo ha ucciso. 
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Offline Mar

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #12 on: June 11, 2020, 06:00:17 PM »
Mi sembra giusto quello che dici, per me ha senso togliere le etichette: la musica afroamericana parte dal blues, dagli spirituals e arriva fino all'hip hop.

Per quanto riguarda la frase di Dizzy, lui non dice che la musica classica sia semplice da eseguire, dice che è una musica che qualcun'altro ha scritto, e che il musicista deve eseguire senza aggiungere  né togliere una nota.
Non trovo errori in questa affermazione, e non mi sembrava volesse sminuire i musicisti classici dicendo questo.

Poi sicuramente la musica classica può comprendere passaggi tecnici più complessi, poi sicuramente biisogna eseguirla seconda i desiderata e l'interpretazione del direttore d'orchestra, ma in ogni caso Dizzy non ha detto nulla di sbagliato.

Loro creavano la musica in tempo reale, i musicisti classici eseguono una partitura

Offline Mar

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #13 on: June 11, 2020, 06:08:40 PM »
(Conosco pianisti classici molto bravi che senza uno spartito davanti non suonano nulla, e non scherzo quando dico nulla)


Offline fcoltrane

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Re: Jazz e ingiustizia razziale
« Reply #14 on: June 11, 2020, 07:18:38 PM »
Vi leggo con interesse e devo dire che le diverse opinioni che avete espresso ricalcano grossomodo il mio pensiero su questa meravigliosa musica che è il jazz. (con i diversi spunti problematici che avete evidenziato).
Anche io adoro la musica jazz e ascolto poco la musica classica ma anche io come Norman penso che la frase di Gillespie sia "poco felice"
Non vi è dubbio poi che la musica jazz possa essere considerata spazio nel quale la libertà ha la sua massima espressione.
(mi viene in mente il quartetto di Trane che improvvisa su un solo accordo), già però se consideriamo un brano come Lazy Bird lo spazio di libertà si riduce drasticamente .
Analogamente mi è capitato di ascoltare un trombettista classico con poche note evidenziare un mondo di suoni dinamica timbro ed intonazione che manifestava una libertà che raramente ho sentito da musicisti jazz anche di alto livello.
Io credo che il jazz la musica classica la musica tradizionale siano solo delle definizioni di contenitori , poi il contenuto è ciò che rileva.