Ascoltati tutti e due, Perceptions non lo conoscevo proprio, l’altro si, ma non lo avevo mai ascoltato (ahimè...).
Sono tutti e due dischi molto belli, veramente, grazie mille per il consiglio.
In relazione a quanto stiamo discutendo, questi due dischi a mio parere rappresentano un curioso paradosso: sono contemporanei, hanno un tratto comune concettuale (quello di essere “suite”, ossia una serie di brani legati da una sorta di filo narrativo, quello che nel rock avrebbero poi chiamato “concept album”), ma stilisticamente sono come alfa e omega, sono agli antipodi.
Perceptions, come dice Zosimo, rappresenta la famosa terza via, il tentativo di trovare una strada di fusione tra il jazz e la classica. È un disco bellissimo, sofisticato, che mi ricorda a tratti il Porgy and Bess di Miles e Gil Evans (uno dei miei dischi preferiti in assoluto, che non a caso è dell’anno precedente), ma che mi evoca più Gershwin e Bernstein che non la vera e propria tradizione jazzistica.
Freedom Now! al contrario è un disco indiscutibilmente di jazz, dall’anima pura, sfacciatamente e dichiaratamente africana, in cui il radicamento nel contemporaneo è evidente e fortissimo, fin dal titolo.
Credo che la terza via abbia rappresentato un’esperimento molto importante dal punto di vista musicale ed intellettuale, ma che appartenga a quell’ambito di produzione jazzistica (o almeno in parte jazzistica) che ha inconsapevolmente minato quel famoso legame con la comunità contemporanea di cui parlavo in precedenza.
Al contrario Freedom Now! penso avrebbe potuto essere il trampolino ideale per il jazz per fare il salto verso una serie di collaborazioni con gli altri ambiti della musica afroamericana che chissà quali meraviglie avrebbero potuto produrre, un salto che però, fatto salvo il tentativo di Miles, non c’è mai stato. Perché? Abbozzo qualche possibile risposta: forse un disco del genere è arrivato troppo presto, il mondo del rock non era ancora pronto, il funk sarebbe nato di lì a poco con James Brown, l’esplosione globale del rock sarebbe pure avvenuta solo anni dopo, con il successo dei Beatles; forse anche il jazz non era pronto, così come non era pronto neanche quando Miles lo sconvolse con la sua svolta, che risultò clamorosa ben 9 anni dopo.
È un vero peccato, perché quello che ne sarebbe potuto venire fuori sarebbe potuto essere incredibile. È noto che ci fu un’ipotesi di collaborazione tra Miles e Jimi Hendrix, che non si concretizzò solo per la morte improvvisa di Jimi. Negli stessi anni si stava affermando un vero fenomeno come Stevie Wonder, negli anni ‘70 il funk decollò con band meravigliose come Sly Stone, Parliament, Kool & the Gang e via dicendo. La storia della musica nera sarebbe potuta essere molto diversa, e forse il jazz ne avrebbe tratto nuova linfa vitale. Ma la storia non si fa coi se e coi ma, non è andata così, e purtroppo Miles è rimasto per troppi anni il solo a percorrere quella strada, mentre il jazz si chiudeva in una sorta di torre d’avorio da cui non è mai più uscito.