Quando dicevo che stiamo parlando del niente non intendevo dire che stavamo facendo una discussione inutile, anzi. Per me è una discussione importante. Credo che se si vuole parlare realmente di improvvisazione, lontano dai luoghi comuni, lontano dalle scale e dagli accordi, bisogna per forza discutere di quello che succede dentro al musicista, di quello spazio interno dove il musicista crea.
In questa discussione ho messo più cuore che parole, e sentire più volte più volte dire che parliamo dell'Aebersold 1 e poi che ti sei scocciato non è bello. Mi spiace se per colpa mia la discussione ha preso una piega diversa da quella che intendevi, ma il titolo del post è la traccia entro cui mi muovo: improvvisazione spontanea, ragionata o compositiva. Io ho scritto di questo, mi sono sempre attenuto al tema. Ho parlato del "fiore dell'improvvisazione", che ognuno di noi dovrebbe coltivare senza paura e senza giudicarsi, perché può sbocciare da un momento all'altro sorprendendo tutti. E quando sboccia puoi trovarci dentro tutti i colori delle cose che hai studiato, che hai letto, che hai ascoltato.
Che tipo di improvvisazione sarà? Questa è la domanda che non ha senso. Sarà spontanea? Ragionata? Compositiva?
Sarà un flusso di emozioni senza nome. Si tratta di liberare la propria conoscenza, quel piccolo seme di genialità che ognuno porta dentro di sé.
Penso da sempre che la maggior parte dei limiti che abbiamo ce li siamo imposti da soli.
Il jazz, l'improvvisazione, è un modo pratico per provare ad andare oltre quei limiti.
Per concludere, caro Zo, mi auguro di riuscire a seguire il tuo consiglio di andare a suonare il prima possibile.
Quando mi leggerai meno saprai che ho ripreso a suonare, per ora prova a sopportarmi