Anche per me andare a lezione è stato sempre un grande piacere ed uno stimolo, qualsiasi cosa che si facesse, ed anche quando pure io mi sono preso la mia buona dose di "bastonate". Io ho sempre trovato motivazione nella parte "noiosa" dello studio nella consapevolezza del fatto che serve per rendermi un musicista migliore. L'altro fattore importante è che qualsiasi cosa si faccia con lo strumento deve sempre essere affrontata con l'idea che in ogni caso si sta facendo musica, e quindi anche la più banale delle scale deve essere suonata come se si stesse eseguendo un concerto, curando musicalità, suono e via dicendo (en passant, è uno dei motivi per cui sono molto perplesso sull'utilità di un metodo come il Caruso...).
Su quello che hai visto è difficile fare commenti, non sapendo di cosa si tratti, ma una cosa la posso dire: ogni volta che a lezione avevo difficoltà con un esercizio, la prima cosa che mi facevano fare (tutti gli insegnanti che ho avuto) era abbassare la velocità fino a trovare quella che mi permetteva di eseguire l'esercizio alla perfezione, per poi aumentarla gradualmente. Tutti gli insegnanti che ho avuto mi hanno insegnato che la cosa più importante è eseguire l'esercizio perfettamente, e che poi la velocità viene da sé piano piano, e che non serve a niente continuare a sbattere la testa ripetendo un esercizio sbagliato, l'unica cosa che può succedere è che invece che a farlo giusto impari a farlo sbagliato... Davvero, in ogni caso in cui sbagliavo, non oltre il secondo tentativo inevitabilmente arrivava un "prova a farlo un po' più lento". Questo vale per qualsiasi esercizio o brano, non solo per le scale, inseguire la velocità a tutti i costi per me è sbagliato, la priorità è suonare giusto, senza scrocchi, col suono giusto ed intonato.