Author Topic: Sulla competenza ed il lavoro  (Read 1103 times)

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Offline anrapa

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Sulla competenza ed il lavoro
« on: December 17, 2020, 08:49:39 PM »
Riflessione serale di un ex musicista di professione (cioè, pagato per farlo) che ha capito che non avendo i numeri è meglio ripiegare su altre attività e relegare la musica ad un piacevole hobby.

Come potete immaginare ho a che fare con musicisti di tutti i calibri, dal semplice appassionato al pluri vincitore di Grammy passando per il bersagliere, il mostro sacro, il bandista e lo "sbarcatore di lunario".
Ho quindi una quotidiana esposizione a tutte le categorie di musicisti (o supposti tali), a tutte le situazioni lavorative e negli anni la mia convinzione che il grosso del problema dei musicisti non sia come lo Stato li tratta ma come i musicisti ritengono di meritar di essere trattati.
Con questo intendo dire che, per qualche misterioso motivo, le categorie che più soffrono nei momenti di crisi sono quelle che, con ogni probabilità, non meriterebbero di appartenere alla classe dei musicisti di professione.
In particolare c'è una sovrabbondanza di persone che non sono particolarmente portate per essere musicisti di valore ma che, per colpa di una scarsa cultura musicale a livello nazionale, si convincono di meritare di campare di musica al pari di quelli che sono più dotati e quindi meritevoli.
Essendo questi "musicisti" MOLTO più di quanto l'offerta offra si genera un circolo vizioso in cui chi è veramente bravo campa (e bene) comunque, chi suona per hobby (conscio della sua non eccellente qualità) si accontenta dei pochi soldi che la birreria offre per il solito trio che fa più rumore che musica, e chi è mediocre piange perché il mondo è cattivo e lo Stato non regala (abbastanza) soldi a pioggia.
In quanto imprenditore (oltre che dipendente full time) ho accettato che la mia sorte dipende in massima parte dalla mia competenza, dal mio impegno, dalla qualità del mio lavoro e da come viene premiato questo impegno in termini di vendita.
La maggior parte dei "musicisti" sembrano non accettare il fatto che aver scelto di suonare invece che andare in fabbrica (o aprirsi uno studio professionale, o qualsiasi altra attività lavorativa) è una scelta, non un obbligo, e se il mercato non premia non è perché il mondo è cattivo ma piuttosto perché, forse, non meriti di essere premiato.

Se fra 2 anni mi rendessi conto che invece di 50-60 trombe l'anno ne vendo 1 o 2 dubito che me la prenderei con il Governo (che già gozzoviglia con le tasse che pago...), dubito che me la prenderei con chi dice che le mie trombe fanno schifo, dubito che me la prenderei con chi non mi chiama più per tenere conferenze, ancor meno me la prenderei con chi ha più competenza di me.
Penso che me la prenderei con me, perché non ho (più?) le competenze, la voglia di lavorare, le giuste idee e quel qualcosa in più che mi permettere di aver successo nel mio campo.

Credendo profondamente nel ruolo centrale dello Stato, nell'importanza del mantenere tutti i servizi essenziali in mando al Pubblico, odio le privatizzazioni, penso che TUTTI i cittadini debbano essere aiutati al punto da poter avere uguali OPPORTUNITA', perché nessuno sia lasciato indietro per via di situazioni che non dipendono dalla responsabilità del singolo.
Allo stesso modo penso che il bene comune non debba essere regalato, come spesso accade per via di militanze politiche o amicizie influenti, ma piuttosto che sia distribuito in ragione della buona volontà del cittadino, possibilmente in cambio di un servizio reso, quando possibile.

Ora più che mai il lavoro del musicista è messo a dura prova eppure vi posso assicurare che chi ha capacità, chi è poliedrico, chi sa sbattersi ha trovato modi alternativi per continuare a guadagnare come prima o persino più di prima. Chi con lezioni online, chi con concerti online, chi lavori in studio di registrazione, chi passando all'insegnamento, chi arrangiando brani. Molti dei più famosi performer hanno diminuito drasticamente la loro attività concertistica ma avevano un cuscino notevole che gli permette di non temere troppo per il futuro, consci che una volta "morti i rami secchi" loro torneranno comunque ad una normalità nel giro di poco tempo.
Queste cose le tocco con mano ogni giorno e le lamentele non arrivano mai dagli hobbisti o dai grandi nomi, arrivano solo da quella fascia di musicisti che forse farebbero meglio a essere hobbisti.

Insomma, basta dirsi musicista per meritare uno stipendio ogni mese?
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Offline fcoltrane

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #1 on: December 17, 2020, 09:27:58 PM »
Tony sei riuscito a creare un lavoro grazie alle tue competenze ed alla tua passione ed il risultato è un prodotto straordinario .
Delle trombe desiderate da musicisti di livello eccelso e di schiappe come me .
Quanti hanno le tue competenze? per me pochissimi , e questa è la chiave del successo dal punto di vista imprenditoriale.
Sono daccordo quindi che per il successo dell'attività imprenditoriale ciò che dici corrisponde alla realtà.
Per l'attività del musicista invece non sono d'accordo.
Purtroppo la mia esperienza  è che  non esiste corrispondenza tra il valore del musicista ed  un giusto guadagno.
Conosco musicisti di valore straordinario che sostanzialmente fanno la fame .
Senza  far riferimento ai musicisti siciliani o italiani basti pensare a Tyner costretto a fare il tassista per sbarcare il lunario .....
Poi è vero pure che c' e' tanta gente che si definisce musicista ma impropriamente ma anche questi pseudo musicisti prima del covid in una maniera o nell'altra riuscivano a sopravvivere ora no .

Offline anrapa

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #2 on: December 17, 2020, 09:58:33 PM »
Ciao Francesco, intanto grazie per le gentili parole.
Non ho detto però che ci sia corrispondenza fra valore e guadagno, ho detto che siccome c'è un esubero di musicisti che dovrebbero essere hobbisti risulta molto difficile trovare risorse per chi le merita veramente. Quindi può accadere che chi merita non riesca o ottenere una remunerazione o un successo.

Sarebbe poi interessante discutere su quale sia il valore in termini assoluti della musica: come possiamo dare un voto ad un musicista? Per la sua tecnica strumentale, per la sua competenza teorica? Magari per quanti lick jazz sa mettere in fila? O sul numero di stecche?
Chiaramente è difficile mettersi d'accordo su quale sia il massimo livello ottenibile, un po' più facile decidere quale sia il minimo livello sindacale per non essere indegni.

Non va dimenticato che nel momento in cui si pretende un ritorno economico si deve dare per scontato che la propria musica debba produrre un'entrata economica.
Così come il fruttarono ricarica dell'X% le mele così il proprietario di un teatro ricarica di un Y% i biglietti per far campare la propria attività ed incentivare il musicista a prestarsi all'opera.
Se in birreria ti pagano 30 euro è probabile che tu valga 1 euro per la tua musica e 29 per le birre che fai bere.
Se sei ospite un mese di seguito al Blue Note a NYC e ogni sera fai 2 set e sono tutti sold out a 500 euro a biglietto mi viene il sospetto che la tua musica sia molto apprezzata. Forse meriti i soldi che la gente fa a botte per darti.
E' chiaro che questo modo di ragionare porta agli eccessi di bestie ignoranti che non sanno fare una scala di Do che schizzano in cima alle classifiche dei dischi venduti solo perché sono vestiti in un certo modo o si comportano in un certo modo.
Ma è anche vero che tanta musica che noi decidiamo essere notevole lo è solo nelle nostre teste, perché non c'è nulla di più soggettivo dei gusti personali.
Ed è ancor più vero che essere un musicista felice non significa essere il migliore, così come l'operaio guadagna dignitosamente 1000 euro al mese e la sera cena con la famiglia allo stesso modo un musicista dignitoso può fare la stessa cifra suonando 5 o 6 sere a settimana per 100 euro a sera. Ne conosco molti, quasi tutti nel giro dei piano bar o del liscio.

Nulla vieta agli artisti incompresi di mettersi in piazza col cappello a misurarsi col pubblico, lo hanno fatto in tanti e qualcuno ha raggiunto vette notevoli.
Non è forse la stessa cosa che fanno i calzolai, i falegnami, i conferenzieri, i broker finanziari, i giocolieri e tutti gli altri "autonomi"?

C'è molto Dunnin Kruger in giro per il mondo, molta meno sindrome dell'impostore, mentre ci sono tonnellate di "lui è raccomandato", "avessi avuto io i suoi mezzi finanziari", "se mamma e papà mi avessero fatto studiare".

Fare il musicista è un lavoro estremamente duro, lo si è sempre saputo, al giorno d'oggi richiede molte doti che vanno ben oltre saper suonare lo strumento: bisogna sapersi inventare imprenditori, esperti di computer, tecnici del suono. Bisogna avere capacità relazionali, sapersi vendere al meglio, aggiornarsi continuamente, investire denaro e tempo in strumentazione, viaggi, lezioni etc.
Un chirurgo lavora infinite ore in ospedale in condizioni stressanti, rischia la vita dei pazienti e le sue chiappe, deve studiare tutto il giorno per non rimanere al palo, lo stesso fanno tante altre categorie, come anche la tua.
Non vedo perché non lo debba fare un musicista. O per meglio chiarire il concetto, non vedo perché non lo debba fare un musicista che ha l'ardire di PRETENDERE uno stipendio o di essere riconosciuto come un artista.

E questo esula dal contesto del COVID, è un ragionamento che faccio in generale, visto che di mio lavoro 18 ore al giorno 7 giorni su 7.
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Offline fcoltrane

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #3 on: December 17, 2020, 10:43:15 PM »
In questi termini sono in parte d'accordo ma riflettevo sulle contraddizioni che  tu stesso evidenzi e che per me sono il nocciolo del problema " Fare il musicista è un lavoro estremamente duro, lo si è sempre saputo, al giorno d'oggi richiede molte doti che vanno ben oltre saper suonare lo strumento: bisogna sapersi inventare imprenditori, esperti di computer, tecnici del suono. Bisogna avere capacità relazionali, sapersi vendere al meglio, aggiornarsi continuamente, investire denaro e tempo in strumentazione, viaggi, lezioni etc."
Per me Trane era un signor musicista e non faceva altro che studiare tutto il giorno , finiva un concerto e riprendeva a suonare .
Recentemente ho conosciuto un musicista che più o meno fa lo stesso passa ore e ore e ore a suonare. e già tecnicamente non ha rivali in Italia .
Non ha il tempo per fare tutto il resto . E' corretto il suo approccio?
Per me si perché il suo impegno si traduce in musica sempre più bella ....è ripagato dal punto di vista economico?....
certamente no perchè solo gli addetti ai lavori lo conoscono e conoscono il suo valore .

Per me uno Stato che funziona dovrebbe mettere in condizione gli artisti di potersi dedicare alla propria arte ed invece ormai gli investimenti pubblici sono del tutto assenti ed in questo momento di crisi e di covid i soggetti deboli sono strozzati .
Spesso capita che musicisti di valore proprio perché sanno questo che tu evidenzi  preferiscono fare anche altro per non ritrovarsi col culo per terra e quindi chi insegna chi trova altro lavoro ecc... e questo alla lunga non fa bene alla musica






Offline anrapa

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #4 on: December 18, 2020, 12:27:05 AM »
Pur apprezzando e invidiando la dedizione del tuo amico sassofonista non mi sento di condividere la sua "strategia": nella musica non esiste un limite, si può sempre migliorare e, per inciso, una volta arrivati "quasi in cima" ogni metro richiede un impegno molto maggiore del metro precedente.
Per questo motivo si devono fare delle scelte, pur mantenendo salda una sana attitudine al costante miglioramento personale: o ci si ritaglia del tempo per le attività collaterali (sia inerenti il lavoro di musicista, sia inerenti la normale vita oltre la musica, come la famiglia e gli hobby) o si sublima al livello degli asceti, ai quali basta soddisfare le esigenze basilari quali il cibo, il riparo e, se proprio dobbiamo, la riproduzione.
Voglio intendere: se vuoi essere il migliore allora non vuoi fare i soldi a palate (poi magari arrivano di riflesso, non si sa mai!).
E se sei arrivato così in alto, da un punto di vista musicale, fatico a credere che non arrivi a fine mese. E se l'arrivare a fine mese non ti basta allora torniamo punto e daccapo: devi trovare il tempo per sviluppare quelle altre qualità che un musicista moderno deve avere: sapersi promuovere in primis, altrimenti si rimane nella cameretta.

Anche nei secoli scorsi il grande musicista non era solo quello che romanticamente ci fanno credere i libri o i film, erano comunque persone che in un modo o nell'altro erano entrati nelle grazie di un Pigmalione riuscendo nel sogno di qualunque persona: fare quello che ci piace fare senza doversi preoccupare delle incombenze della vita quotidiana.
Al giorno d'oggi ci sono tanti esempi di musicisti di questo calibro, alcuni dei quali per inciso suonano i miei prodotti.
Non a caso sono musicisti straordinari, letteralmente fuori dall'ordinario.
Alcuni vivono o hanno vissuto grazie a donazioni di mecenati, altri grazie a supporti di altro genere (casa, organizzazione di concerti, a volte persino semplici vestiti da concerto), altri sono letteralmente stipendiati dallo stato sotto forma di "grants" per NON dover suonare normali concerti, dovendosi dedicare allo studio del loro strumento.
Io stesso sostengo alcuni ragazzi con donazioni, a volte sono bocchini, altre volte sono soldi o premi per concorsi.
Mi sembra la cosa più normale del mondo, quando il musicista merita. E chiaramente non si parla solo di ragazzi/ragazze che suonavano, suonano o suoneranno i miei prodotti, è una questione che trascende il lato commerciale e quindi non sarebbe onesto pretendere qualcosa in cambio.

Ma per uno che merita un trattamento speciale ce ne sono 1000 o 10.000 che dovrebbero rimboccarsi le maniche e considerare la musica come un lavoro, con tutto quello che ne consegue.
Anche a me piacerebbe costruire trombe senza l'assillo di dover rispondere alle email dei clienti, alle telefonate, alle visite da me in laboratorio, i viaggi all'estero, le fatture, le pratiche burocratiche, le spedizioni, il commercialista, la banca etc etc.
Ahhh, quanto mi piacerebbe! Mi sveglio alle 9:30, mi guardo 3 ore di video di trombettisti su YouTube, posto due messaggi sul forum, è ora di pranzo, poi la pennica, due saldature (fredde, mi raccomando) su una campana, altre 2 ore su YouTube perché c'è il COVID, altri 3 messaggi sul forum, un paio di bocchini al tornio, tanto lo fa in automatico il CNC, e a fine mese voglio pure 50.000 euro in più sul conto corrente.

Purtroppo non funziona così: non basta aprire una bottega di calzolaio perché sia piena di clienti che vogliono che gli rattoppi le scarpe.
Se poi diventi il più figo calzolaio del mondo allora si che puoi fare una scarpa per 20.000 euro.

I sindacati, il governo, le associazioni, gli statuti, le corporazioni non contano nulla, se non per quelli che ne tirano le fila.

Dietro una persona che pretende si nasconde immancabilmente una persona che non merita.
Purtroppo è anche vero che dietro una persona meritevole spesso non si nasconde un'adeguata remunerazione.
L'unico modo per uscirne è fare quel passetto in più: non limitarsi ad essere i migliori strumentisti, bisogna rimboccarsi le maniche in tutte quelle attività collaterali che ti permettono di avere più chances di lavorare.
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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #5 on: December 18, 2020, 08:54:48 AM »
Beh, pur non condividendo alcuni passaggi (i sindacati e gli altri "organi intermedi", con tutte le critiche che gli si possono certo fare, fanno un sacco di cose importanti per la società, che spesso però non si vedono), il concetto di fondo lo condivido eccome.

Viviamo in un Paese in cui la propensione alla lamentela raggiunge livelli notevoli, e molto spesso a lamentarsi più rumorosamente sono persone che in realtà non ne avrebbero motivo... Un po' perché si tende a concentrarsi su quello che non si ha più che su quello che si ha, un po' perché è più facile biasimare gli altri che non prendere atto delle proprie incapacità, inefficienze e dei propri limiti.

Le componenti per avere successo, nella musica come nello sport, nell'impresa o altro, sono il talento e la determinazione per farlo fruttare attraverso il lavoro. Senza queste due cose il resto non conta nulla. Se hai queste due cose qualche cosa la combini.

Fare il musicista è un lavoro. E' sicuramente vero che oggi in Italia questa cosa non è riconosciuta, ma è difficile che il tuo lavoro sia riconosciuto come tale se sei tu il primo a non trattarlo come tale, ed a non essere in grado di comportarti e di porti come un professionista nei confronti degli altri. Puoi essere bravissimo a suonare il tuo strumento, ma se non sei capace di conquistarti gli spazi per dimostrarlo è un problema tuo. Se non sei capace di gestire l'aspetto economico del tuo lavoro, è un problema tuo. Se sei disposto ad andare a suonare in pizzeria per pochi spiccioli non sei un professionista, sei un mendicante. E se ti poni come un mendicante allora verrai trattato come un mendicante, che chiede e, qualche volta, ottiene l'elemosina.

Condivido poi quello che dice Tony sul fatto che si deve prendere atto della realtà delle cose, non solo in relazione al proprio talento, ma anche e soprattutto in relazione a quello che significa essere musicista professionista nell'Italia del 21° secolo. Si, sarebbe molto bello, per esempio, poter vivere facendo solo quello che ci piace, ma è assolutamente irrealistico. Tanto per fare un esempio chiaro, sarebbe molto bello poter campare solo di jazz, ma se già questo è difficile nella patria del jazz (ed era molto difficile anche per la maggior parte dei musicisti americani nell'età dell'oro del jazz...), pensare di farlo in un Paese in cui non solo è già difficile fare il musicista professionista, ma in cui il jazz è sempre stato musica di nicchia è pia illusione. Il musicista professionista moderno deve essere disposto a suonare pressoché qualunque genere e, soprattutto, deve essere in grado di farlo tecnicamente, stilisticamente e professionalmente, il che non è affatto scontato. Al contrario ancora oggi si sente gente che biasima altri musicisti perché farebbero "marchette", quando invece semplicemente stanno facendo il loro mestiere, facendo cose che, con ogni probabilità, chi li critica non fa per il semplice motivo che non è in grado di farle...

Insomma, con tutto che, particolarmente nel momento attuale, in Italia lavorare nella cultura è complicato, molte delle lamentele che sento sanno molto di volpe alle prese con l'uva...
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Offline fcoltrane

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #6 on: December 18, 2020, 10:26:18 AM »
Alcuni aspetti del vostro discorso li comprendo e li condivido (la propensione alla lamentela o il fatto che anche storicamente così è avvenuto) io stesso citavo Tyner ma in tempi più recenti sono  tanti altri costretti a fare qualsiasi lavoro diverso dal musicista.
Per me questo è l'aspetto più deprimente a fronte di un musicista che riesce ne esistono tanti di enorme valore che scompaiono.
Ricordo circa una ventina di anni fa un musicista di straordinario valore artistico ma non disposto al compromesso, perchè per alcuni suonare musica pop può essere una scelta come un altra ma per altri può rappresentare un compromesso che nulla a che vedere con la musica , un po come fare un altro mestiere per sbarcare il lunario.
Già venti anni fa suonava con i big stranieri e quelli che oggi sono diventati i big italiani ma per scelta non ha accettato alcun tipo di compromesso sostanzialmente è scomparso dal panorama musicale perché effettivamente se sei cosi il "sistema ti respinge".
Per me la musica ci ha perso molto.....lo so io e pochi altri che hanno avuto modo di ascoltarlo.
Come diceva Tony all'inizio del suo discorso dovremmo metterci d'accordo sul significato di valore artistico, ma anche se fossimo daccordo credo che non si può collegare il valore artistico con il guadagno .
Converrete che non è chi guadagna di più che vale artisticamente di più.
(è questo che considero determinante e discriminante rispetto alla attività di imprenditore o allo sport dove invece c'è una corrispondenza sicura nel guadagno o nella vittoria. )



Offline Norman

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Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #7 on: December 18, 2020, 10:41:05 AM »
Francesco, di grandi artisti morti poveri e soli è piena la storia dell’arte... Chi fa avanguardia per forza va contro le leggi di mercato, per cui ancora di più vale il discorso che se vuoi essere uno di quelli che rivoluzionano la storia dell’arte devi essere qualcosa di più di uno che suona molto bene, devi essere uno di quei talenti veramente rari. E comunque puoi fare la fine di Van Gogh... Poi anche sta storia dei compromessi... La storia dell’arte è piena di musicisti che hanno saputo coniugare il loro talento con la professione. Bach ha scritto praticamente tutto su commissione. Mozart ha campato finché è stato artista di corte. Michelangelo era al servizio del papa. Miles ha venduto milioni di dischi... Se hai il talento si può fare. Ma siamo sempre lì... Se non ce l’hai è un problema tuo, ed allora ne devi prendere atto.
« Last Edit: December 18, 2020, 10:48:37 AM by Norman »
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Offline fcoltrane

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #8 on: December 18, 2020, 10:55:46 AM »
Per me è questo l'aspetto deprimente ..... non si impara nulla dai propri  errori.
In Italia sembra che la condizione del musicista sia anche peggiore degli altri paesi tanto per non farci mancare niente .




Offline anrapa

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #9 on: December 18, 2020, 11:11:02 AM »
Più che altro mi chiedo quale sia il confine tra sono un artista e non ho voglia di lavorare: se mai decidessi di imparare a fare le impennate col Califfone potrei mai andare dalla CGIL a frignare perché non mi danno un fisso a prestazione, i contributi, la cassa integrazione, i buoni pasto e tutto il resto?
Se invece mi presento a Mirabilandia e faccio il circo equestre col motorino e mi propongono 1000 euro al giorno per saltare nel cerchio di fuoco ecco che le impennate diventano un lavoro.
Ecco che devi pagare le tasse, ecco che ti daranno la pensione e tutto il resto.
Magari non avrai una categoria ufficiale che ti protegge, un sindacato, un contratto di categoria, ma se sai fare qualcosa e qualcuno è disposto a pagarti sicuramente avrai di che vivere.
Mi sfugge perché la musica sia arte e impilare pietre sul bordo di un fiume non lo sia allo stesso livello: nessuna di queste attività è fondamentale per la sopravvivenza ma sono entrambe ugualmente degne di rispetto.
Come dice Norman, anche dipingere è arte, non capisco perché un novello pittore non scenda in piazza a protestare perché non gli danno un minimo a quadro.
E come lo valutiamo questo quadro? In metri quadri (ehehe), in base al numero di colori? Ore di lavoro? Tema?
Insomma, l'arte richiede l'incontro fra domanda e offerta, se ti danno 30 euro in birreria due sono le cose, o vali 30 euro o ci sono troppi finti musicisti che ti fanno concorrenza.
A quel punto però ho il sospetto che la quasi totalità di quelli che vorrebbero gli hobbisti fuori dai piedi sono ben più hobbisti di quanto non credano.

Poco prima della prima botta seria del COVID parlavo con un fortissimissimo trombonista italico proprio riguardo questo argomento: lui fortemente di sinistra (forse persino più di me, che per la mia avversione per i finti sostenitori della sinistra vengo spesso erroneamente considerato di destra) ma uno di quelli con un cervello (notevole) installato fin dal primo giorno.
Tanto per cominciare lui ha studiato più ore di qualsiasi altro strumentista che io conosco e tuttora, ad una certa età, passa ancora la giornata a cercare di portare oltre l'umano estremo la sua competenza strumentale.
Poi, ha fatto la gavetta più truce che si possa immaginare, negli anni ha fatto tutto quello che si può pretendere da un musicista (incidere per e CON i più leggendari musicisti del mondo, suonare stabilmente in TV, comporre e incidere colonne sonore per film, formare e dirigere gruppi di tutti i tipi, fungere da manager per altre formazioni, insegnare nei conservatori, privatamente e nelle scuole private, masterclass in giro per il mondo, tournée da solista o da side man, busking, feste per i bambini, jingle per le pubblicità, insomma, qualunque cosa pur di lavorare).
Nel frattempo si è messo da parte i soldi, ha un fondo d'investimento per la sua pensione, gira con una macchina scassata perché i soldi preferisce spenderli in formazione, libri, CD e viaggi.
Alla soglia dei 60 ha l'energia di un ventenne di 20 anni fa (non i debosciati di oggi), non ha mai preteso un lavoro gratis da me, non ha mai neanche accennato all'idea di diventare artista Resonance, non ha mai detto: "Sono tizio, il primo trombone di" o "sono Caio, ho inciso con Sempronio" o "se mi regali il bocchino te ne faccio vendere 50.000".
Certo è triste e depresso per la situazione attuale ma dentro di se sa di essere fra i pochi veri musicisti che sopravviveranno a questa calamità.

Mi chiedo se non sia questo il giusto atteggiamento da pretendere da un musicista che vuole essere trattato come tale.
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Offline Zosimo

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« Reply #10 on: December 18, 2020, 11:27:25 AM »
Tutto giusto quello che dite, ma il problema è sempre culturale e alle radici della forma mentis di un paese.
Siamo il paese dove fino  a pochi anni fa a scuola si suonava il flautino e il massimo del programma arrivava a Verdi. Poi rimaniamo
a bocca aperta vedendo big band giapponesi o americane dove a 10 anni fanno il culo a gente che in italia fa la professione.
Siamo il paese del : ah musicista, ma di lavoro vero cosa fai? siamo il paese dove i fondi per la cultura vengono sempre tagliati,
ma stranamente quelli per la sagra della gallina in brodo dove il presidente  è il cognato dell'assessore, ci sono sempre.
Già si parte svantaggiati, perchè chi non può permettersi lezioni private la scuola pubblica non può dare nulla nè lezioni
nè strumenti. Se poi oltre che poveri ,si abita in un paesino le speranze crollano a zero, ecco che il ruolo della banda è fondamentale
per strumenti e lezioni a basso costo almeno per iniziare però la banda negli eventi almeno nelle mie zone è sempre l'ultima ruota del carro.
10.000 euro per fuochi d'artificio si , 1000 per la banda è un'eresia. Parlo di musica in generale non solo jazz o trombettisti che già sono di nicchia
per strumento e generi suonati. Ovviamente il discorso si può estendere alla letteratura, poesia, pittura ecc ecc. Ovvio che tutti i musicisti non possono essere Nakariakov o Marsalis. Purtroppo il problema secondo me, al di là di tutto è che l'arte tutti credono di poterla fare e la gente non riesce a distinguere tra prodotto di qualità e monnezza. Non è che tizio decide che nel week end si mette a fare l'ingegnere, l'artista invece c'è la fila, tanto non servono studi, percorsi, cv e altro. E il famoso birraio che cazz gli frega di dare una buona paga ad un musicista formato con esperienza se ha l'hobbysta con pianola e midi che fa ballare e  bere la gente per due lire? Anche vero che siamo il paese dell'apparenza dove è meglio dire di fare il musicista e lamentarsi ( non avendo nemmeno i soldi per le bollette) che  l'operaio. Insomma gli artisti dovrebbero essere valorizzati e tutelati dallo stato, ma qui vige sempre il musicista/artista? trovasse un lavoro vero e non rompesse li cojxxxx. Il diktat è manco produrre produrre, ma consumare consumare. Se vogliamo parlare di covid teatri, cinema, locali dove si fanno live chiusi , per carità, ma i centri commerciali mi raccomando sempre aperti perchè la gente se non compra cianfrusaglie non può vivere.
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
Cornetta: York Baronet ('55)
Flicorno: Couesnon Monopole Conservatorie ('60)
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Offline Zosimo

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #11 on: December 18, 2020, 11:36:56 AM »
Poi si entrerebbe in un problema socioantropologicoculturale e economico infinito.
Vero che devi valere, ma se ogni cosa che  devi fare ti costa il triplo della fatica di altri, anche se sei valido
( e hai la mugliera e piccirill') preferisci il posto fisso zaloniano che buttare il sangue ogni mese non per una paga decente
ma per due lire. Conosco bravi musicisti che certo non sono Marsalis, ma hanno studiato fatto la gavetta ecc ecc, ma hanno preferito
buttarsi a insegnare a scuola, almeno non devono vivere tutti i mesi con l'ansia.
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Offline anrapa

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #12 on: December 18, 2020, 11:45:18 AM »
E non ci vedo nulla di male.
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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #13 on: December 18, 2020, 11:51:54 AM »
Secondo me in tutto questo discorso bisogna ben distinguere, altrimenti si fa una zuppa:

Se parliamo del fatto che in questi mesi di crisi il comparto della musica è stato bistrattato, che non è giusto che chi faccia la professione musicale non
non sia stato supportato con gli stessi aiuti di altri settori, chiaramente sono d'accordo, è vero, ma bisogna anche ammettere che è pure difficile dare un metro di giudizio
su chi fa la professione, o chi arrotonda suonando alla fiera della salsiccia e sull'individuazione delle giuste misure. E' una crisi che ha sconvolto tutto, e quindi
chi prende le decisioni, ha dovuto misurarsi con qualche cosa dove, comunque agisci, sbagli :-)

Se invece facciamo un discorso più ampio concordo con Tony: se vuoi vivere di musica, devi affrontare la cosa come un lavoro a tutto tondo.

Un musicista che fa musica "per piacere" può permettersi di essere integralista, di suonare come e quando vuole, di infischiarsene di tutto il contorno perché suona solo per se stesso.
Un musicista che fa musica per vivere, deve convincere qualcuno e pagarlo per ascoltare quello che suona, e quindi, non basta essere bravi, ma bisogna anche sapersi creare le occasioni
per lavorare, accettare compromessi sul repertorio, sapersi vendere insomma. Pochissimi possono permettersi di suonare quel che vogliono ed allo stesso tempo viverci decorosamente.

Chi vede in questo uno svilimento dell'arte, se lo pensa in buona fede, semplicemente lo fa perché tende a mettere assieme due cose ben diverse:
una cosa è fare arte, plasmare qualche cosa sulla base del nostro sentire interiore, un'altra cosa è decidere di vivere del prodotto di quell'arte.
Nel primo caso si è completamente indipendenti e liberi di seguire il proprio estro, ma nel momento in cui si chiede qualche cosa in cambio di quel che si produce,
si entra in un universo completamente diverso, dove non esiste più solo l'arte prodotta, ma i gusti del pubblico, il ritorno economico, si entra nel mercato, e ci si mette
in competizione con altri, per una risorsa (il denaro), che non è infinita.

Nel primo caso si è "solo" artisti, nel secondo caso si è "professionisti artisti".

... e la differenza di skills richiesti per le due categorie, è enorme.

O si è disposti ad accettare questo fatto e mettere energie anche per coprire gli altri aspetti che servono
per stare sul mercato, oppure, semplicemente, si vive di un'altro mestiere, e si fa arte comunque nel tempo libero ;-)

I.
« Last Edit: December 18, 2020, 11:58:49 AM by igor »

Offline Zosimo

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Re: Sulla competenza ed il lavoro
« Reply #14 on: December 18, 2020, 12:10:16 PM »
Esatto, ma come sai il tutto non può essere slegato da un modus operandi di un paese. Negli anni 80 quanti festival di merda sono stati fatti per fare campare i ben inseriti di turno? Io per non fare nomi l'estate facevo parte a livello bandistico di alcune manifestazioni musicali in un bel posto. agganciati bene arrivavano un sacco di fondi. Si veniva pagati e si aveva vitto e alloggio gratis. Gli altri che facevano? Portavano mogli, amanti, figli e suoceri. a 'na certa i fondi so finiti e...governo ladro. Siamo un paese de paraculi e ladroni chest'e'.

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