Ogni volta che mi viene a trovare è un’esperienza straordinaria.
Ha una competenza armonica ed un bagaglio di frasi che ha pochi rivali al mondo. Adoro il fatto che spesso ragiona come un sassofonista, molto verticale, estremamente vario e privo di qualsiasi paura.
È il tipico musicista che i Nostri metterebbero da parte perché ancora stanno al terzo volume dell’Aebersold e si gloriano di saper girare sull’anatole.
Ha un background classico molto solido (mi viene in mente Fabrizio Bosso, stesso percorso), ha fatto tutta la necessaria gavetta per conoscere “inside out” il jazz dalle origini ai giorni nostri e sta sviluppando un linguaggio tutto suo che riesce, e non è affatto cosa comune, a rimanere estremamente orecchiabile anche per i non addetti ai lavori.
Niente free, niente note buttate a caso per colmare le carenze tecniche, qui tutte le note sono scelte accuratamente e quando va fuori dall’accordo lo fa con una sicurezza che ti fa capire quanto sia consapevole del mezzo tecnico.
Infine, straordinario suono e gusto.
Fra i miei 5 trombettisti jazz preferiti.
Fciccio: già che ci sei vai a cercare qualcosa si Jean Paul Estievenart, altro straordinario musicista con un solido background e capace di suonare da Bach al bop.
(In questi giorni penso spesso ad Hermon Mehari perché a Lampedusa è pieno delle macchinette della Citroen)
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