Premesso che i Monty Python sono straordinari...
Da un lato capisco la diffidenza di Mar verso l’eccessiva razionalizzazione ed il cosiddetto “over thinking”, ma con rispetto parlando a me sembra che tu li veda anche dove non ci sono.
A mio modesto parere nella vita esistono ambiti differenti, punti di vista differenti ed approcci differenti che possono essere ugualmente validi in momenti e contesti differenti.
Sono pienamente d’accordo sul mettere sempre in evidenza l’importanza che nella musica ha l’ascolto, l’approccio “sensoriale” ed emotivo, ma questo non esclude per niente che non possa essere altrettanto importante, in altri momenti e contesti, l’approccio analitico. La grande musica non è solo istinto e creatività, è anche studio sistematico, analisi e cura del dettaglio. Potrei fare infiniti esempi, l’ossessione di Coltrane per lo studio degli arpeggi, delle scale, del rapporto tra musica, matematica e metafisica, Gillespie che passava ore a studiare le progressioni di accordi sul pianoforte per capire le relazioni tra un accordo e l’altro, la meticolosità del lavoro di Miles con Gil Evans, la raffinatezza del lavoro di Duke Ellington... Tante volte è stato detto che per fare grande musica bisogna studiare tanto e poi “dimenticare” quello che si è studiato, ed è verissimo: quando si suona bisogna pensare solo alla musica, alle emozioni, alla creatività, ma per poterlo fare è necessario avere degli strumenti che invece richiedono studio sistematico, meticoloso ed anche una buona dose di analisi. Serve analisi per capire se si sta lavorando bene o male e nel caso per capire come correggersi.
Le due cose non sono in contrasto, ma complementari.
Quanto al jazz, è vero che è morto per l’eccessiva intellettualizzazione, ma non è per il motivo che pensi tu, ma per il fatto che, ad un certo punto, i jazzisti hanno sentito il bisogno di “elevare” la loro musica al livello della musica da concerto dei bianchi. Purtroppo nel fare questo hanno perso il contatto con la realtà sociale che al jazz aveva dato vita... Sono stati vittime di uno stereotipo culturale per cui la musica popolare sarebbe di valore inferiore, mentre invece la musica che facevano non aveva alcun bisogno di essere elevata, perché era elevata già di suo. Ma pensare che dietro quella musica non ci fosse un lato intellettuale se non addirittura ideologico, scusa se te lo dico, è proprio naïf, il grande jazz della metà del secolo scorso è anche figlio di una coscienza culturale intellettuale formata durante il percorso di emancipazione della comunità nera.
Peraltro, per chiudere il cerchio, anche la sublime arte dei Monty Python è frutto, oltre che del loro talento, del loro straordinario spessore intellettuale ed ideologico... ;-)