Grazie eugeniovi, più o meno la mia esperienza è simile alla tua. All'incirca negli anni '80 a Bari fu presentato un evento musicale tenuto dalla Jazz Studio Orchestra diretta dal m.° Paolo Lepore. Questa Big Band, da quello che mi posso ricordare , era (e forse lo è ancora ) costituita per la maggior parte da professionisti diplomati al conservatorio e in quel periodo avevano il merito di aver introdotto a Bari, ma anche in Puglia, la gente all'ascolto degli standard Jazz nello stesso modo di come venivano suonati dalle Big Band Americane ( forte anche di sovvenzioni del comune e della Regione per gli eventi musicali). In molte occasioni erano riusciti ad invitare grossi nomi del Jazz ad esibirsi con loro, come Art Farmer, Eddie Davis, Errnie Wilkins, Chet Baker, Joe Newmnan, Dizzy Gillespie, Lee Konitz, Sal Nistico, Marcello Rosa, Giorgio Gaslini, Gianni Basso, Maurizio Giammarco, Massimo Urbani, Paolo Fresu, Bob Mintzer, e tanti altri, con i i quali la Jazz Studio Orchestra ha dato prova di efficienza e professionalità. In questa occasione l'ospite era proprio Chet Baker e l'esibizione si svolse in città all'aperto vicino al centro, in uno slargo prospicente il mare. All'epoca, ero poco più che ventenne e suonavo e prendevo lezioni dal M° Dino Blasi (trombonista, che come ho avuto modo già di dire in un altro post, aveva accompagnato Luis Armstrong quando si esibì a Roma), e che aveva formato una piccola Band di allievi. Alcuni di questi erano stati iscritti a lezione dai loro genitori, i quali erano cultori di Jazz e assecondando il desiderio dei figli di imparare a suonare uno strumento li avevano iscritti a lezione dal Blasi, altri allievi invece erano studenti di conservatorio e volevano avvicinarsi al Jazz). Il papà di uno di questi allievi aveva saputo per tempo di questa esibizione e ci aveva invitato ad andarla a sentire. Andammo a sentire questa esibizione con i padri ed i figli . Era la 1^volta che ascoltavo degli standard dal vivo suonati da una Big Band ! Non so perchè ma il suono della tromba suonata da Chet Baker aveva proprio il suono di quelle trombe Americane che si sentono nelle registrazioni, scintillava era chiara e nitida, pulita e scintillante , (non so come dire , a volte le trombe sul registro medio alto sembrano, suonate da altri, spernacchiate , ma non è questo il termine è come se fossero suonate con troppa forza e il suono si rompe, è difficile descriverlo a parole quello che si sente... ) E Chet fece i suoi brani alla sua maniera e mi diede proprio il senso che mi avesse lasciato qualcosa dentro con le sua esibizione. Mi ricordo che mi lasciai scappare che era stata un'esibizione bellissima e che mi sarebbe piaciuto avere un' autografo da Chet Baker, ma la piazza era piena ed il palco distante. Il papà di uno degli allievi mi sentì e disse : E vai , ma come viene Chet Baker e non gli vai a chiedere un autografo ? Ed io gli dissi : Ma come si fa è distante, poi figurarsi se viene a farmi un autografo, anche se lo chiamo. Aspetta qui, mi rispose, io conosco uno della Jazz Studio Orchestra , vediamo se lo faccio venire ... ed andò ... Dopo pochi minuti, tornò con un componente della Jazz Studio Orchestra e con Chet Baker , il quale si vedeva che era venuto per educazione e non dispiacere all'invito dell'amico musicista. Quest'ultimo mi invitò a rivolgermi a Chet dicendo di non preoccuparmi che Chet conosceva un poco l'italiano e che gli avrebbe fatto piacere ricevere i complimenti se glieli avessi rivolti. Era evidente che lui si aspettasse di ricevere i soliti , e già ascoltati mille volte, complimenti, rivolti sia lui che alla bella esecuzione del brano che aveva eseguito, e con pazienza e cortesia aspettava che glieli rivolgessi.
Non volevo questo modo di ringraziarlo, e dopo avergli, comunque fatto, i "soliti complimenti" mi affrettai a dirgli che mi aveva colpito sopratutto il "modo" in cui aveva suonato i brani, come se ci avesse "comunicato" le sue emozioni con la sua interpretazione, e che suonando come aveva suonato lui, questa serata, per noi che eravamo dei giovani trombettisti, era e costituiva un esempio da prendere a modello. Io non ero sicuro che mentre stessi dicendo queste cose, lui le capisse o afferrasse quello che volevo dirgli, ma invece, con sorpresa, lo capì benissimo, perchè, mentre parlavo, proprio alla fine gli si illuminarono gli occhi e fece un mezzo sorriso di sincero ringraziamento, (dovessi dirla tutta ebbi la sensazione che avesse afferrato quello che avevo appena detto e avesse pensato (e lo esprimesse con un mezzo sorriso) : E' arrivato, quello che sentivo e che volevo comunicare con la mia musica , con la mia tromba, è arrivato, e ne era felice . Dopodichè mi accorsi che anche l'amico era contento delle parole che gli avevo rivolto. A questo punto, fu Chet Baker stesso che chiese un pezzo di carta, ed in quel momento, manco a farlo apposta, non si riusciva a trovare, ma poi, non so come, alla fine uscì fuori una cartolina sulla quale scrisse : Grazie mille Chet . Sembrava quasi che, mentre la stesse scrivendo, fosse lui a ringraziare. Fu un momento molto bello e particolare,
L'amico , a questo punto, mi chiese se conoscessi qualche posto dove Chet potesse andare a dormire. Sembrava quasi che mi chiedesse : Potresti ospitarlo Tu? Ma io vivevo ancora a casa con i miei e non ci sarebbe stata la possibilità di ospitarlo. La domanda per la verità mi trovò spiazzato, perchè in quel momento pensai: Ma come se è un ospite della Big Band , non gli avranno dato un onorario per la partecipazione, con il quale pagarsi un albergo ? Poi mi venne il dubbio : forse l'hanno solo invitato e lui ha accettato e adesso non sa' dove andare. (All'epoca pensavo che fosse venuto solo per l'esibizione e non sapevo che risiedesse in Italia , pensavo che finita l'esibizione sarebbe andato via, come altri prima di lui.) Devo, ad onor del vero, dire che avevo anche qualche timore sulle voci che avevo letto del suo personaggio, che anche mi frenavano. Non è facile prenderti carico di una persona, così da un momento all'altro e anche perchè, se devo dirla tutta, ho avuto conoscenti che hanno avuto a che fare con gli stupefacenti ( non so se in quel momento lui ne facesse uso) ma tre che facevano parte di una larga comitiva che frequentavo, della Bari bene, ci hanno poi lasciato le penne ( e partendo dagli spinelli , si sono fatti tutta la scala... fino alla fine...) , un altro paio, dopo aver passato serate e serate a parlare per farli ragionare, alla fine della serata se ne uscivano con : Si, ma adesso ho un problema, non è che puoi prestarmi 20-30mila lire , adesso non ce la faccio... domani ti prometto che smetto e proviamo a riparlarne...Come mi disse un amico prete, che poi mi ha sposato (e si occupava di recupero di tossicodipendenti,) , se non parte da loro , la volontà di smettere, è difficile che tu li possa aiutare , ma per aiutarli dovresti fare dei corsi specifici di formazione per operatore del settore, per sostenerli nel momento della debolezza, seguendoli con operatori medici qualificati per gestire il momento dell'astinenza, ed avere esperienza perchè alcuni sono bravi anche a "sfruttare" la pietà di chi vuole aiutarli e bisogna saper riconoscere chi ha bisogno di aiuto e vuole uscirne da chi può anche usarti . Fatta questa parentesi, l'impressione che ne ho ricevuto di Chet Baker, (così come di un altro paio di musicisti che ho avuto occasione di conoscere nella mia vita (ma non al livello di Chet) è che Lui fosse una persona per bene, riservata, e che parlasse poco, ma che parlasse , però, molto con le sue note a chi sapeva ascoltarlo.
Scusate la lungaggine. Bye...