La madre di tutte le battaglie per noi trombettisti. Sottotitolo: questo bocchino è bello, intonato, risuonante, ma gli acuti me li fa fare?
Io, come qualcuno sa, vengo come tanti di voi, dalla mitica
scuola di banda del paese, dove un maestro ( nel mio caso trombonista)
insegnava tutto, dalla teoria, al solfeggio e al clarinetto fino al clavicembalo ben temperato.
Dopo aver fatto tipo 20 esercizi del Bona e 20 del Gatti approdo in banda come 2 tromba.
Il mio equipaggiamento era la mitica 2335 made in japan con il suo bocchino. credo fosse un equivalente 7c.(700 mila lire)
Correvano i primissimi anni 90. Con un mio amico molto più bravo di me e appassionato ( dopo un po' passò alla cornetta in mib sempre yamaha. un mijone e 800 mila lire ed è quella che ha altobugle), ovviamente non c'erano social,
forum ecc ecc, si parlava di questi famosi acuti. Noi venivamo dalla scuola spingi, sorridi e sputa ( la sacra terna della scuola di banda italiana) e quindi
con occhi sognanti vedevamo questo mito dell'ameriga, dove i trombettisti suonavano con la tromba appesa ad un filo, dove c'erano le bach migliori, dove le
trombe erano sfogate e altre mille leggende metropolitane che conoscerete bene anche voi. Orbene, alla fine questo mio amico mi fa: sai, quelli li ( gli amerigani) fanno quelle note perchè hanno il bocchino per gli acuti. Io tadan, ah ecco spiegato il motivo, tacci loro.
Una settimana per convincere mio padre. per favore portami a Frosinone( c'era un negozio iperfornito con le solite bach, ma per me era iperfornito) mi
serve assolutamente il bocchino per acuti, non posso vivere senza, non ci dormo più la notte è tutto li il segreto.
Un bel sabato pomeriggio dopo pranzo, partiamo all'avventura, se non erro mio padre aveva la mitica duna 60 color blu metallizzato.
Arrivo in negozio bello come il sole e: salve, vorrei il bocchino per i sovracuti. Commesso: In che senso? io: per i sovracuti, così si chiama.
Insomma il tizio non sapendo che pesci pigliare, prese un polveroso catalogo della bach e iniziammo a sfogliare.
Questo? no. forse questo? no. Dopo qualche minuto arriva sulle pagine del megatone. Per me che avevo visto solo bocchini bach e yamaha era qualcosa
di fantascientifico, venuto da un'altra galassia. Sì, sì è questo senza ombra di dubbio. Perfetto è da ordinare , ma che misura? Ehhh, mmmm non so , dimmi tu.
Beh forse per i sovracuti ci vuole un bel 1c ( era un negozio collegato con il conservatorio, quindi 2+2 non fa 5). Ok, va benissimo. Prezzo
180 mila lire. Dopo una settimana, passiamo a prenderlo. Torno a casa e se allora arrivavo ad un la alto, manco quello mi usciva più
perchè ovviamente era una fogna e io spingevo, stiravo le labbra e je davo di diaframma. Da quel giorno capii che non esiste un bocchino per sovracuti ed era tutta una sòla, ci rimasi molto male e cominciai con gli antidepressivi.
Fino a quando non nacquero i forum e i miei cassetti si sono magicamente riempiti.
Dite la vostra esperienza, se vi va.
Accidenti, Zosimo, sei andato a pescare un argomento che mi ha fatto fare un salto indietro nel tempo di una cinquantina d’anni!
Ma, visto che in questo periodo mi sento particolarmente nostalgico, prendo la palla al volo e ti racconto la mia esilarante esperienza nella ricerca del bocchino ma(g)gico, come
se dice a Roma…
Io ho iniziato a suonare la tromba nell’autunno del 1973 (avevo 15 anni) e dopo un paio d’anni di studio col classico Bach 7C, iniziai la ricerca di un altro bocchino (non per gli acuti, perché a quel tempo neanche sapevo cosa fossero) per stancare un po’ meno il labbro e avere più resistenza nel suonare (a quel tempo, dopo un paio d’ore al massimo, dallo strumento non mi uscivano più neanche i sospiri).
Fu così che capitai in un noto negozio di Roma sito sulla Via Tiburtina e, approfittando della disponibilità di un commesso, passai un pomeriggio intero a provare una certa quantità di bocchini (pochi) tra quelli che avevano in negozio. Alla fine della giornata, tornai a casa con un bel Giardinelli 10S che mi era sembrato il più comodo tra tutti quelli che avevo provato.
Effettivamente, devo dire che la resa tempo/fatica era molto migliorata ed ero convinto di aver trovato il bocchino definitivo.
Poi, un giorno del 1976, mi fecero sentire per la prima volta un disco di Maynard (Chameleon) e cominciai a credere nei marziani.
Spinto da morbosa curiosità, iniziai a tormentare il mio maestro con le richieste più disparate su come aumentare l’estensione e la potenza di suono.
Lui, con infinita saggezza, cercò in tutti i modi di farmi capire che quello che cercavo io non era un incantesimo dovuto a un bocchino magico, ma che il più delle volte era dovuto ad anni di studio costante e di dedizione allo strumento.
Sul momento accettai i miei limiti, ma poi continuai da solo a cercare la pietra filosofale…
Finché un giorno del 1978, durante la mia estate in America, capitai in un negozio di musica e vidi tanti di quei bocchini esposti che neanche tutti i negozi di Roma messi insieme avrebbero potuto avere.
Chiesi allora al negoziante di poter provare qualcosa per facilitare l’emissione e lui, sulla base della mia attrezzatura, mi consigliò sempre un Giardinelli, ma di misura leggermente più grande, un 12S.
Per me fu l’apoteosi: avevo guadagnato quasi mezza ottava (all’epoca, come ora, il Do acuto era il mio limite e poter arrivare senza grande fatica fino al Fa con tre tagli in gola era come aver trovato l'Eldorado).
Inutile dire che la felicità dei primi momenti naufragò inesorabilmente dopo neanche tre giorni: il Fa ora era ridiventato un miraggio e, al massimo, potevo ambire al Re con due tagli in gola.
Rientrato a Roma, andai subito a chiedere spiegazioni al mio maestro, il quale, sempre con molta calma e saggezza, mi disse che il labbro si era adattato alle nuove misure ed era perfettamente normale che fossi rientrato nella mia (scarsa) estensione abituale.
Dopo questa grande delusione, mi applicai in ogni modo con tutti i mezzi che c’erano all’epoca (ancora non si parlava di
no-press, di Caruso, di flessibilità, ecc.) e, dopo mesi di sudore e sangue, riuscii ad arrivare con una certa stabilità e senza molta fatica al Mi b con due tagli in gola e uno in testa, che è stato per molti anni il mio limite naturale e che, comunque, mi ha permesso di lavorare e suonare senza grandi problemi per molti anni.
Poi, come ho già detto altre volte, dopo il 1984 fui costretto a smette di suonare per seri motivi personali e quando ripresi lo strumento nel 2003, dovetti constatare che anche il Do era diventato inaccessibile.
Cominciai allora a spendere un mare di soldi nella ricerca di un bocchino che mi restituisse non dico tutta, ma almeno una parte di estensione.
Il primo acquisto fu un Mario Corso con bordo piatto (per me, insuonabile), seguito da un Jet-Tone (il bocchino di Maynard che aveva un bordo sottilissimo, quasi tagliente), poi da un Kelly Screamer, da uno Yamaha 14A4A, poi Bach 3C, ecc., per finire con un Nicholson X-Piece con Rim Reversibile… L’ultimo in ordine di tempo è stato il Denis Wick 5X che, al contrario di tutti gli altri, se non mi faceva salire, mi dava però un suono più pieno nel registro medio/basso.
Morale della favola: da tutta questa storia ho imparato che, almeno per me, il bocchino ma(g)gico NON ESISTE. Quel (poco) che guadagni da un lato, lo perdi dall’altro.
L’unica cosa in cui posso ancora sperare, sono esercizi dedicati che, anche se non mi faranno guadagnare estensione, spero che non me ne facciano perdere.
… e continuerò così a guardare dal basso del mio Do acuto tutto il resto della popolazione trombettistica che sta sopra di me…
Un caro saluto a tutti!