Quante verità sono state toccate in questi interventi!
Io penso che la capacità di ascoltare sia una cosa che si acquisisca col tempo, così come la capacità di interpretare/comporre i brani.
Ad es. come ascoltatore, riesco a capire percepire meglio l'interpretazione di un brano quando lo conosco, ( inconsapevolmente ) da ascoltatore ho incamerato com'è lo sviluppo dell'armonia del brano e questo mi permette di cogliere l'interpretazione melodica che l'autore ne fa. ( Questo in primis è il perchè insisto tanto sul conoscere l'armonia su cui si sviluppa un brano ovvero mi aiuta/serve per apprezzare/eseguire meglio il solo melodico ).
Parimenti possiamo considerare anche quest'altro aspetto : " Poichè ogni autore/esecutore ,ha un proprio modo distintivo di interpretare un brano, ciò mi conduce a cogliere meglio le differenze che esso introduce quando esegue lo stesso brano in momenti/periodi diversi.
( Certamente se il brano è un inedito, cogliere l'interpretazione/improvvisazione jazz dopo l'esposizione del tema, risulta meno facile e immediato ).
Poi possiamo passare a fare un focus sull' esecutore.
Spesso l'esecutore inizia l'esposizione del brano, partendo da subito con l'interpretazione/improvvisazione. Questo perchè ritengono che il brano presentato sia così conosciuto da non necessitare dell'esposizione del tema ;Partono dal concetto che l'ascoltatore abbia già, almeno armonicamente ,nelle orecchie il brano e conseguentemente partono direttamente con il solo ( P.S. se a questo aggiungiamo che l'esecutore potrebbe essere un pianista , ecco che potrebbe partire in contemporanea anche l'interpretazione/improvvisazione armonica del brano vedi ad es. Herbie Hancock).
Un'altra domanda posta è stata : Quando un Artista è per noi interessante ? La risposta a questa domanda, per me , è che dipende dalla nostra capacità/esperienza di ascolto ( anche questa si sviluppa nel tempo, sia come capacità di discernere la parte armonica , sia di discernere le varie interpretazioni/improvvisazioni melodiche di un brano ) , Inoltre la risposta, dipende molto anche dall'esecutore ;
ad es, spesso si possono ascoltare marcate differenze interpretative fra esecuzioni (di uno stesso brano ) fatte all'inizio della sua carriera rispetto a quelle eseguite a fine carriera ( quest'ultime migliori ed in generale più ricche di sfumature ).
Per me la capacità di interpretare/improvvisare su di un brano ( inedito o meno ) è una cosa che va ricercata dentro di sè ,e che parte da dentro sè. Certo un interprete può sentire un altro musicista (più affermato) più vicino ed affine al proprio modo di suonare...Allora in questo caso, Ben venga il copiarlo in certi passaggi ,sempre nell'ipotesi che quei passaggi si percepiscano affini al proprio modo di suonare , ma bisogna fare attenzione a non cadere nella copiatura , ( che, seppur possa essere apprezzata sia come interpretazione, sia come espressione della tecnica esecutiva) , non farà poi apprezzare (pienamente) l'interprete/copista di turno per quello che potrebbe essere invece il proprio modo personale, più sentito, di interpretare il brano.
Questa copiatura , se ci sarà, Lo saprà lui ma sicuramente la percepirà l'ascoltatore attento.
Certo , possono esserci serate in cui hai semplicemente voglia di ascoltare un brano , quel brano, dal vivo, con lo stile di....
Per quel tipo di serate va bene così !
Avrò letto almeno sei sette volte il libro di W.Marsalis : "Come il Jazz può cambiarti la vita".
In esso ho trovato tanti spunti di riflessione : due in particolare.
Il primo è quando (verso la fine del libro ) si rivolge ai propri allievi invitandoli : ( 1° a studiare ), ma sopratutto a NON cercare di imitare i propri beniamini, ( perchè potranno stare sicuri che non riusciranno sicuramente ( all'inizio della loro carriera ) ad arrivare a quei livelli ) ,(Marsalis lo chiama lo Standard di Superman, così elevato da essere impossibile da raggiungere), li invita invece a cercare di essere se stessi (musicalmente parlando)
Il secondo di quando parla di John Aaron Lewis ( il pianista del Modern Jazz Quartet P.S. Che ho avuto il piacere di ascoltare in un concerto al Teatro Petruzzelli di Bari, Che concerto ! ogni nota toccata al piano, con le sue sospensioni , con le sue pause fra una nota e l'altra permeava di Blues tutto il teatro, forse il più bel concerto che abbia mai visto/ascoltato).
W.Marsalis amava suonare con lui a casa sua ( di John Lewis), e nel libro riporta questa frase :
"Qual'era il suo segreto ? (riferendosi a lui)
E' difficile spiegarlo , ma il suo tocco è fatto di insistenza. Insistenza sui valori, sulle idee di qualità .
Quando facevo dei passaggi superflui, scuoteva la testa e diceva : " Assicurati di suonare una melodia prima di imbarcarti in tutte quelle variazioni elaborate ".
Ecco per me questo è un grande insegnamento : cercare di avere in testa una melodia del tuo modo di interpretare/improvvisare il brano, tutto il brano.
( Non solo qualche buona frase e poi... giù un frego di note , che certo ... sì, si ascoltano..., ma cosa lasciano ? )
Se proviamo a percorrere quella strada indicata da John Lewis e cogliamo anche il suggerimento di W. Marsalis ai suoi allievi. Avremo iniziato a percorrere un percorso che ci soddisferà di più . Certo all'inizio (ed anche parecchio dopo ) saremo poco interessanti per chi ci ascolta, se paragonati a quei mostri sacri, ma forse saremo più interessanti per chi ci ascolta se quest'ultimi riusciranno a cogliere il proprio, che ognuno di noi ha dentro di sè, e che prova a tirare fuori.
( Certo se poi si vogliono solo ascoltare concerti sopraffini ..... )