Author Topic: Terremoto a L'Aquila  (Read 4071 times)

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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #30 on: April 09, 2009, 12:38:32 PM »
E' però vero che indipendentemente da chi c'è dietro le S.P.A. il pedaggi permetteranno loro di rientrare della spesa il che equivale, in prospettiva, ad un costo zero per lo Stato. Semmai dovremmo chiederci perchè un intervendo debba, psicologicamente, escluderne un altro: perchè non fare ad esempio il ponte sullo stretto e non far pagare le tasse relative alla costruzione delle nuove case costruite con criteri antisismici? Voglio dire: non si paga l'IVA sui materiali, non si pagano le tasse sugli stipendi dei lavoratori impiegati in quelle opere (o magari le si dirottano in parte su fondi per costruire altre cose....).
Su tutto però ci vuole la volontà di cambiare le norme e, soprattutto, ci vuole la voglia di abbandonare le nostre abitazioni e svuotare completamente i centri storici. Città come L'Aquila, Perugia, Assisi etc si reggono anche (e in certi casi soprattutto) grazie al turismo culturale. Possiamo rinunciarci? Possiamo rischiare di rovinare la vita di tante persone che traggono sostentamento dal turismo?

Nessuno di noi è così pazzo da sostenere che è meglio rischiare la vita delle persone ma le soluzioni alternative risolvono SOLO il problema delle nuove abitazioni, cosa fare per quelle esistenti, per i monumenti, le chiese e i borghi?
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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #31 on: April 09, 2009, 02:27:05 PM »
E' però vero che indipendentemente da chi c'è dietro le S.P.A. il pedaggi permetteranno loro di rientrare della spesa il che equivale, in prospettiva, ad un costo zero per lo Stato. Semmai dovremmo chiederci perchè un intervendo debba, psicologicamente, escluderne un altro: perchè non fare ad esempio il ponte sullo stretto e non far pagare le tasse relative alla costruzione delle nuove case costruite con criteri antisismici? Voglio dire: non si paga l'IVA sui materiali, non si pagano le tasse sugli stipendi dei lavoratori impiegati in quelle opere (o magari le si dirottano in parte su fondi per costruire altre cose....).
Su tutto però ci vuole la volontà di cambiare le norme e, soprattutto, ci vuole la voglia di abbandonare le nostre abitazioni e svuotare completamente i centri storici. Città come L'Aquila, Perugia, Assisi etc si reggono anche (e in certi casi soprattutto) grazie al turismo culturale. Possiamo rinunciarci? Possiamo rischiare di rovinare la vita di tante persone che traggono sostentamento dal turismo?

Nessuno di noi è così pazzo da sostenere che è meglio rischiare la vita delle persone ma le soluzioni alternative risolvono SOLO il problema delle nuove abitazioni, cosa fare per quelle esistenti, per i monumenti, le chiese e i borghi?

Da qualche parte bisogna pure iniziare: per esempio smettendo di prorogare l'entrata in vigore delle norme più restrittive per le zone sismiche, invece di prorogarla in continuazione da quasi 10 anni. Poi si può certamente fare una politica di incentivi, come dici tu. Ma anche quelli sono soldi che prendi al bilancio dello Stato... Ed in un momento in cui abbiamo la polizia senza benzina per le auto (solo per fare un esempio, ma ne potrei fare tanti altri, per esperienza diretta...), forse è il caso di stabilire delle priorità di spesa. Nel caso (secondo me molto realistico) che non ci siano soldi per tutto, spendere 6 miliardi (se tutto va bene...) per fare un'opera non strettamente necessaria, quando invece ci sono interventi necessari per la salvaguardia dell'incolumità delle persone, è al limite del criminale, secondo me.
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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #32 on: April 09, 2009, 02:36:52 PM »
Vero, verissimo. Ma ora c'è il terremoto, ieri c'era un'altra cosa e l'altro ieri un'altra ancora.
Oltre al problema delle leggi che vengono rimandate spesso per motivi politici c'è un altro problema, più grosso ancora: la coperta è troppo corta e noi ce la contendiamo (e quindi ci indigniamo) a suon di nuove tragedie. Un giorno manca la benzina per i poliziotti e facciamo casino, un altro mancano i fondi per i militari in missione, un altro mancano i soldi per la SA-RC, un giorno i Verdi non vogliono le autostrade e passiamo interminabili ore (e muoriamo) in macchina, un giorno l'Alitalia non ha i soldi per i controlli e cadono gli aerei (non è ancora successo? succederà presto?), un giorno non ci sono i soldi per la torre di Pisa e casca, un giorno manca l'acqua in Sicilia e i raccolti vanno perduti, un giorno c'è l'alluvione e non hanno rimesso a posto gli argini dei fiumi, un giorno non ci sono i soldi per i corsi di aggiornamento dei controllori di volo e.........

La coperta è troppo corta, facciamo bene ad indignarsi ma le soluzioni che (tutti) proponiamo servono solo a tamponare (tamponare, non risolvere) QUEL problema in QUEL momento.

Dobbiamo pur iniziare da qualcosa, è vero, ma riusciremo mai a arrivare alla soluzione dei singoli problemi. Vedrete come ci saranno le corse agli accaparramenti dei fondi, i fessi e gli ignoranti arriveranno per ultimi e non prenderanno nulla. Le Banche, le Chiese, gli Enti invece prenderanno soldi a fiumi.

E' la vita, va così, anche se siamo informati e indignati non ci possiamo fare nulla. (sono un pessimista o un realista?)
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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #33 on: April 09, 2009, 03:29:52 PM »
Sei un pessimista rassegnato. Io invece sono un pessimista incazzato. Più o meno siamo lì... ;-)
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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #34 on: April 09, 2009, 03:47:34 PM »
AHAHAHH!!!! GRANDE!
Comunque mi fa immenso piacere discutere con te, non ci si arrabbia mai, ognuno, semplicemente, aggiunge qualcosa di nuovo e questo non può che far bene ad entrambi!
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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #35 on: April 09, 2009, 03:50:14 PM »
AHAHAHH!!!! GRANDE!
Comunque mi fa immenso piacere discutere con te, non ci si arrabbia mai, ognuno, semplicemente, aggiunge qualcosa di nuovo e questo non può che far bene ad entrambi!

La cosa è reciproca, caro Tony!  pollices
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Re: Terremoto a L'Aquila
« Reply #36 on: April 10, 2009, 09:48:58 AM »
Prime conferme, purtroppo: le tasche di qualcuno grondano sangue.

Quote
I sopralluoghi dei tecnici: "Fondamenta sono state corrose dal sale"
L'Ance: "Cacceremo i colpevoli". A rischio gran parte della edilizia del sud
Il fragile cemento delle case d'Abruzzo
"Lo hanno riempito di sabbia del mare"
di CARLO BONINI


CI hanno raccontato della furia del terremoto e non ci hanno spiegato che l'Abruzzo, come una parte consistente del Paese, soprattutto nel centro-sud, è seduto su un letto di cemento impastato con sabbia di mare. Imbracato da un'anima di ferro che il sale di quella sabbia si è mangiato con il tempo, rendendolo sottile e fragile come uno stuzzicadenti.

Un portavoce di "Impregilo" (già gruppo Fiat e oggi gruppo Benetton-Gavio-Ligresti) ha spiegato ieri che quella che è oggi tra le principali imprese di costruzione del Paese (è capofila per la costruzione per il ponte sullo stretto di Messina) si aggiudicò è vero nel 1991 la gara per la messa in funzione dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, ma è "estranea alla realizzazione delle opere di cemento armato". Che non fu lei, ma "altri, nei primi anni '80", ad impastare il calcestruzzo di quello che, dall'alba di lunedì, è il simbolo accartocciato della vergogna. Ma, evidentemente, c'è di più del San Salvatore nella catastrofe abruzzese. Racconta oggi Paolo Clemente, ingegnere della task force Enea-Protezione civile al lavoro tra le macerie dell'Aquila, che gli edifici di nuova costruzione - e per "nuova" è da intendersi fino a trent'anni - sono implosi tutti allo stesso modo. Si sono prima "seduti" sulle proprie fondamenta per poi accartocciarsi al suolo sotto il proprio peso. Di più. "Per quello che è stato sin qui possibile vedere attraverso la ricognizione tra le macerie - spiega - il collasso dei piani bassi è stato prodotto dallo schianto dei pilastri in cemento".

Perché? Paolo Buzzetti, presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), è persona seria. E la mette così. "Se parliamo di sollecitazioni di grado e accelerazione pari a quelle registrate all'Aquila, il cemento armato, se fatto a regola d'arte, deve reggere. Non si discute". Dunque, non è neppure un problema di rispetto di norme antisismiche. È un problema di cemento. Paolo Clemente è d'accordo. "Purtroppo è così - dice - Quel cemento non era di qualità". Incapace di assorbire e disperdere energia, si è sfarinato come pasta frolla non appena investito da una forza di accelerazione che - spiegano gli addetti - è stata, domenica notte, tutt'altro che irresistibile. "Un buon cemento - dice l'ingegnere Alessandro Martelli, responsabile della sezione Prevenzione Rischi Naturali dell'Enea, professore di Scienza delle costruzioni in zona sismica all'università di Ferrara - deve essere in grado di sostenere un carico che oscilli almeno tra i 250 e i 300 chilogrammi per centimetro quadrato. Questa è la regola che dovrebbe valere anche per edifici non proprio recenti. Diciamo dal '70 in poi".

Non è sempre così. Anzi, molto spesso non è così. Qualche nome. Qualche luogo. Nel 2003, dopo il terremoto che nell'anno precedente ha devastato Molise, diverse regioni e comuni italiani sottopongono a verifiche statiche gli edifici scolastici. In Molise, il cemento del liceo "Romita" di Campobasso non regge più di 46 chilogrammi per centimetro quadrato (è sei volte sotto la norma). In Sicilia, a Collesano, nell'entroterra di Cefalù, i pilastri della scuola superiore non vanno oltre i 68 chilogrammi per centimetro quadrato. L'asilo, i 12 chilogrammi per centimetro quadro. Il cemento - ricorda oggi chi condusse l'ispezione - si bucava con la semplice pressione dell'indice. Ciò che restava della sua anima di ferro era uno sfilaccio rugginoso e corroso.Cosa aveva messo in quel cemento chi aveva giocato con le impastatrici e le vite degli altri? E cosa hanno messo in questi anni nel cemento delle nostre case, delle nostre scuole, dei nostri uffici? E quanto ci hanno guadagnato?

Paolo Clemente risponde da ingegnere, con la rassegnazione di chi, purtroppo, sembra sveli un segreto di Pulcinella. "Normalmente, i cattivi costruttori utilizzano sabbia di mare. Costa niente, rispetto alla sabbia da cava. Il problema è che, oltre alle molte impurità, è piena di cloruro di sodio. E quei cloruri, con il tempo, si mangiano il ferro. I margini di guadagno sono alti. Diciamo che fatto 100 il costo della costruzione, chi gioca con la qualità del cemento arriva a guadagnare fino a 50, 60. Chi costruisce a regola d'arte è al 30".

Paolo Buzzetti, mercoledì sarà all'Aquila con una propria commissione tecnica dell'Ance. L'associazione, oltre ad essersi offerta per la ricostruzione della Casa dello Studente, promette un'accelerazione: "Io non amo i processi sommari. Ma deve essere chiaro che non vogliamo difendere tutti. Che chi ha sbagliato, pagherà. Perché per questi signori non c'è spazio nell'Associazione. Chiederemo che venga reintrodotta una figura di controllo che accompagni la costruzione di un edificio dall'inizio alla fine. Evitando che i subappalti, da strumento necessario di duttilità, diventino il ricettacolo di furbizie e illegalità. Ma ci batteremo anche perché il Paese esca dalla logica del ribasso. Quella che spinge molti, pur di stare nel mercato, a costruire a prezzi impossibili. Ad abdicare alla qualità e alla sicurezza".


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