La convinzione che sto maturando io è che è possibile fondamentalmente suonare con un range piuttosto ampio di bocchini. C'è ovviamente un limite fisico, ma la mia impressione è che il range sia più ampio di quanto immaginiamo. La mia idea è sempre più che è il trombettista a 'suonare' il bocchino, e non il contrario. Ne consegue che, secondo me, uno che sa suonare bene suona indifferentemente con bocchini larghi, stretti, a tazza alta, a tazza profonda, e chi più ne ha, più ne metta. Poi semmai è una questione di gusti/necessità professionali che spinge da una parte o dall'altra. Però sempre di più vedo che i trombettisti bravi suonano con qualsiasi cosa. Il Tofa ai master suona con un 15, ma in concerto usa sempre il suo custom, che a quanto ne so è decisamente più stretto. Giuffredi l'ho visto passare senza problemi da bocchini larghi tipo B2S3 a bocchini stretti tipo MF-III. Chi era al master con Schlueter può confermare che ha provato tutte le nostre trombe, con i nostri bocchini, senza riscaldamento alcuno, e suonava sempre bene...
Allora penso che troppo spesso cerchiamo in un bocchino diverso quello che invece dovremmo cercare con lo sviluppo della nostra tecnica. Un bocchino diverso magari può mascherare i problemi, ma difficilmente li risolve. Occhio quindi a non correre dietro il Santo Graal...
Se hai iniziato da poco, ci sono una marea di cose che puoi migliorare prima di cambiare bocchino. Una volta fatto questo potrai fare una scelta più consapevole, sulla base del suono, che poi è quello che fa veramente la differenza tra un bocchino ed un altro.
Da un punto di vista strettamente didattico invece penso che la cosa importante sia magari di evitare all'inizio i bocchini a tazza alta, che potrebbero 'viziarti' un po', perché per la sensazione di maggiore 'facilità' che danno in certe cose potrebbero rallentare lo sviluppo dell'uso efficiente dell'aria, ma non è certo il caso dell'Holton Heim, che a quanto ne so è una tazza di profondità normale.
;-)