leggete, se volete:
http://www.dagospia.com/rubrica-1/varie/articolo-8206.htm(incollo il testo qui sotto perché fra un po' di giorni il link qui sopra cesserà di funzionare)
DIO (NON)T’ALLEVI - L'OSSERVATORE ROMANO “STRONCA” IL “GIOVANE” PIANISTA 40ENNE: “RAPPRESENTAZIONE OLEOGRAFICA DI UN COMPOSITORE” - “IN UN PAESE DOVE C’È UN BARICCO CHE SCRIVE E DIRIGE FILM PER SPIEGARE CHE BEETHOVEN È SOPRAVVALUTATO, È FREQUENTE CADERE NEL TRANELLO DELL’ARTISTA SVAGATO”…
(Adnkronos) - 'Verdi, Wagner, Mozart, Puccini: Allevi li cita uno dopo l'altro ogni volta che qualcuno gli sottopone le critiche provenienti da ogni musicista minimamente avvertito delle cose dell'arte. Il problema non e' tanto la musica che il giovane pianista compone, ognuno e' pure libero di utilizzare il proprio tempo come crede, ma il tentativo di spacciarla come 'classica contemporanea'. E allora giu' a ricordare all'accondiscendente intervistatore del quotidiano 'La Stampa' che tutti i grandi del passato si sono trovati nelle sue condizioni, vessati e criticati perche' c'e' 'un mondo accademico che vive come un'offesa personale il fatto che la musica colta possa diventare popolare senza passare attraverso loro''.
GIOVANNI ALLEVI
Lo scrive l'Osservatore romano, che in un pezzo a firma di Marcello Filotei, 'stronca' il giovane pianista e compositore marchigiano Giovanni Allevi. ''Strambo e' strambo', chiosa l'intervistatore Giancarlo Dotto sorvolando proprio sul dato essenziale del fenomeno. Perche' di questo e solo di questo si tratta. Giovanni Allevi non e' affatto 'strambo', e' costruito con una cura assoluta ed e' la rappresentazione oleografica del compositore, cosi' come se l'aspetta chi non ha molta consuetudine con le sale da concerto: genio, sregolatezza, aria da eterno bambino, tutto talento e niente regole, noncuranza per i guadagni - prosegue l'Osservatore romano - E' un po' come gli spaghetti alla bolognese serviti nei ristoranti del centro con le fotografie appese fuori: in realta' non esistono, non propongono un esempio di antico manicaretto rivisto in chiave industriale, ma replicano all'infinito la visione di una cucina italiana da cartolina venduta sui depliant delle agenzie turistiche'.
ALESSANDRO BARICCO - COPYRIGHT PIZZI
'In un Paese come l'Italia, dove c'e' chi, come Alessandro Baricco, arriva a scrivere e dirigere film per spiegare che Beethoven e' sopravvalutato, e' abbastanza frequente che si cada nel tranello dell'artista svagato - continua il quotidiano della Santa Sede - Certo non e' colpa dell'artista in questione, ma di un sistema scolastico fatto di flauti dolci e Fra Martino campanaro che spesso non fornisce gli strumenti per distinguere Arisa da Billie Holiday, figuriamoci Puccini da Allevi'.
BEETHOVEN
'E qui il discorso - prosegue l'Osservatore rdiventa difficile e noioso ma bisogna pur farlo: il prodotto Allevi e' simile a quello di alcuni gruppi di musica leggera che scimmiottano grandi artisti del passato per intercettare la fetta di mercato lasciata libera dalla loro morte. Allo stesso modo il compositore marchigiano propone al pubblico una banale rivisitazione del tardo romanticismo coprendo pero', assieme ad altri, una domanda di musica classica contemporanea che, va sottolineato, non trova ancora adeguata risposta da parte dei compositori di oggi, che cercano di recuperare consenso senza abdicare alle proprie esigenze espressive'.
GIACOMO PUCCINI
Secondo il quotidiano della Santa Sede, 'la musica di Allevi non e' classica contemporanea semplicemente perche' non esprime il mondo che la circonda, ma si limita ad assecondarlo. Puccini o Verdi, per restare nell'ambito delle frequentazioni del pianista piceno, hanno ricevuto critiche quando hanno superato il gusto del pubblico, lanciando quei ponti verso il futuro che proprio Allevi oggi sfrutta.
Nessuno si e' mai sognato di contestare a Puccini la sua popolarita', semmai di averla messa a rischio nel tentativo di sviluppare un linguaggio piu' complesso di quello che l'aveva reso famoso'.
'E questa e' la forza culturalmente pericolosa dell'operazione Allevi - conclude l'Osservatore romano - convincerci che tutto quello che non capiamo non vale la pena di essere compreso. Rassicurati sul fatto che 'non siamo noi ignoranti, sono loro che non sanno piu' scrivere una bella melodia', potremo finalmente andare fieri di non avere mai ascoltato Stravinskij. E anche noi potremo magari sostenere di essere agenti segreti di Sua Maesta' solo perche', come James Bond, amiamo il Martini rigorosamente agitato e non shakerato'.