la lettura di Timi è poco più che scolastica. Forse sono stato troppo esposto a queste serate di lettura dove per evocare la notte, il jazz, il clima fumoso e torbido si drammatizza la voce come fa Timi. Non è nel mio gusto.
Un giorno Toni mi chiedeva se Carmelo (Bene) era un bluff. Mettiamola così: Timi legge e divulga una pagina scritta (fra l'altro il libro di Chet è solo un documento, non vale due note di fila del musicista che l'ha scritto o della performance di Bosso). Carmelo, quando legge, non di-vulga: fa com-prendere. In lui la lettura è gesto, parola, spartito che fa afferrare in profondità sia il testo che l'autore ed eventualmente la sua e la nostra epoca in relazione al significato del testo interpretato.
Carmelo Bene sceglie un testo e lo rappresenta. Lo spettatore vive un'esperienza della comprensione che è molto oltre la semplice lettura di Timi (senza nulla togliere a Timi che fa quello che fanno tutti, cioè legge in quel modo teatralmente banalotto a cui siamo abituati andando ai festival estivi o commuovendoci davanti alla tivù).
Senza arrivare alle vette di Bene, trovo toccante e intelligente la lettura che fa Pasquale Panella di Carver. La lettura si svolge in interazione con un trio di Salis-DE Castri e un batterista che non ricordo. In interazione e non in giustapposizione come Timi-Bosso. La voce di Panella fa diventare quartetto quello che ti aspettavi essere una voce con dietro un trio.
Sì, per quanto intuisco da you tube, questo spettacolo mi sembra che non funzioni. Ovviamente Bosso non sbaglia una nota ed è perfetto come sempre. Ma secondo me non era questo il dilemma dell'avvio di franceschet. E alla fine si è parlato d'altro
mmmm mi ritirate in ballo!!!
Allò, che starebbe per allora... sono in piena sintonia con Nic, tranne sul fatto che il libro vale poco, c'è da leggerlo, è scritto da Baker e sono riflessioni, senti la sua musica e la sua voce, che non è quella di Timi, così come la tromba non è quella di Bosso, ma: " legge in quel modo teatralmente banalotto a cui siamo abituati andando ai festival estivi o commuovendoci davanti alla tivù" è questo che ci frega, non è che Bosso ha suonato così quel giorno?
Il mio dilemma era certamente un altro e cercherò di spiegarlo ulteriormente:
io ho della passione, io ho del talento, io ho del genio.
Sono tre artisti:
il primo parte, gli piace quello che fa, stecca, fa cacate, ma lavora duro, ore e ore di duro lavoro giornaliero, si mette in gioco e supera i suoi limiti di tanto in tanto, è intelligente e potrebbe fare tante cose nella vita ma fa quella perchè gli piace e si diverte;
il secondo parte, si culla delle sue capacità, ma sfonda, è portato per quello che fa e lo sa fare, dopo aver capito come funziona va avanti per la sua strada, impegnandosi: è vincente, talento e lavoro sono quello che ci vuole, per spostare ogni giorno il proprio limite in avanti, potrebbe fare tante cose ma fa quello perchè gli riesce meglio e con più facilità;
il terzo sa prima di conoscere. Ha il destino segnato, della sua vita potrà farne solo una cosa, seguire il suo genio o essere infelice
Timi, secondo me sta tra il primo e il secondo.
Carmelo Bene è in pieno il terzo. Non lo dico io, lo dice la critica teatrale, può piacere o no, è stato l'unico autore ad essere inserito tra i classici ancora in vita.
Lui fa rivivere i testi, li rimette in scena, o li toglie dalla scena, è o-sceno, la sua vita è o-scena, la sua vita è il teatro e poichè vuole distruggere il teatro, distrugge se stesso, per rifondare il teatro, e lo ha fatto, dopo Carmelo Bene il teatro non è più lo stesso, non le porcate da cartellone, intendiamoci, il Teatro, quello fatto con il cervello e non con i finanziamenti del politico di turno. Per capire Bene bene, dovreste leggere i suoi scritti prima di vedere i suoi spettacoli, perchè noi siamo ormai fuori dal dibattito culturale di quando lui era in vita, per capirlo dovremmo ri-fondar-ci, ri-posizionar-ci. Come fa ad essere un bluff, uno che scrive libri con Guattari, un attore che scrive con un filosofo, essendo stato il filosofo a chiederglielo! La biblioteca di Bene è visitabile a Otranto, andatela a vedere... io non ci andrò mai, forse.
Chet, e veniamo alla tromba, è come Bene, non avrebbe potuto fare altro, se non quello che ha fatto, il libro, letto da Timi, sono le memorie perdute, 115 pagine stupende, Timi ha restituito un milionesimo... lo stesso per Parker, Davis, Keaton, è facile scoprire chi sono quelli così, sono quelli che non hanno mai fondato una scuola!!!
http://www.youtube.com/watch?v=831235Pe3PELe scuole le fondano i talenti, o coloro che possiedono i talenti, il talento fa quel che può, il genio fa quel che vuole, nel suo ambito, ed è giusto che sia così il talento lavora duro, suda per ottenere quello che poi avrà. Gigi Proietti è un grandissimo talento, ma non è un genio.
Il genio, quando passa non lascia le cose come stavano prima, le ha cambiate, le ha stravolte, per questo in altro post ho detto che l'artista è rivoluzionario, perchè solo il genio, per me, è artista, il resto è ottimi artigiani, professionisti, ottimi talenti, ma non artisti!
Ora la questione da me posta era: Bosso, dove sta?
Noi stiamo tra i primi, la maggior parte di noi almeno.
Alcuni tra i secondi.
E fra i terzi? chi ci si può mettere oltre Kitano?