Ciao a tutti,
vorrei dire la mia su una questione su cui ho lavorato sodo (e sodo ci lavoro anche oggi).
La domanda è: il fraseggio jazz è un dono naturale o è il risultato di uno studio duro e mirato?
Secondo il mio modesto parere: buona la seconda!
Timing, articolazione, intenzione e swing.
Ritengo che questi elementi siano alla base dell'improvvisazione jazzistica.
Ritengo pure che nessuno nasca con queste qualità innate (...se non, forse, per lo swing, di cui parlerò poi).
Solamente il lavoro duro può portare a possedere COSTANTEMENTE tutti questi elementi nell'impro jazz.
Il TIMING è la capacità di stare (VERAMENTE) sul tempo.
In particolare, per la tromba, la difficoltà è enorme, perché devi costantemente muovere all'unisono migliaia di muscoli ed attivare automatismi per articolare le note.
Ognuno ha il PROPRIO timing (Chet stava leggermente indietro, Woody stava esattamente sul beat, Art Farmer stava leggermente avanti).
Personalmente, amo quelli che stanno un po' indietro: paradossalmente, quando mi registro e mi riascolto, pur suonando con l'intenzione di stare downbeat, mi sento un po' .... avanti
Ritengo che per il timing sia necessario lavorare duro, stando ORE sul metronomo in due e ed in quattro anche su tre note, sperimentando il downbeat (Harrell), il beat (Clifford) o l'up beat (Farmer).
Poi c'é l'ARTICOLAZIONE.
Nel jazz, suonando a ottave (eight notes), dovrai colpire la prima e la seconda, legare la terza, colpire la quarta, legare la successiva, ecc..
Questo in linea di massima, cercando di non essere monotoni e variare il più possibile lo staccato legato per dare varietà al fraseggio.
Il tutto il doodle tonguin.
Al riguardo, lascio parlare Randy Brecker ripreso in una clinic a NY (dal min.6:00 in poi); per chi non l'avesse già visto, è un PODCAST scaricabile gratuitamente da iTunes (yamaha brass podcast - Day of trumpets; ci sono clinic anche di Shew e Vizzuti...).
Anche l'articolazione non è naturale, ma necessita di un lavoro duro.
Rammento quando spiegai qusto tipo diarticolazione ad un amico, che non riusciva a "jazzare" nulla.
Stette una settimana con l'articolazione invertita (rispetto alla classica, che è sull'1 e sul 3). Quando si ripresentò al conservatorio, ricevette una "pappina" dal maestro, che gli impose di rimanere sull'1 e sul 3 per mesi, diffidandolo dall'utilizzare l'articolazione "sbagliata"...
Consiglio, per chi volesse approfondire MOLTO l'argomento, il metodo di john MacNeal (The Art of Jazz Trumpet,
http://www.changingtones.com/trmpt00.html), dedicato esclusivamente all'articolazione jazz.
A me ha aiutato veramente molto...
L'INTENZIONE è l'ulteriore elemento.
E' come viene posta una nota, una frase nel corso dell'improvvisazione.
Inutile dire, che anche tale elemento andrà studiato DURO!
Come fare? Personalmente, consiglio di trascrivere le prime 12 battute (o 24, se si è volenterosi) del solo di Miles di Bag's Groove (Take 2) (per i più pigri, posso fornirlo a richiesta completo) e suonarci sopra con la stessa intenzione, articolazione e timing di Miles.
Ricordo di esserci stato ininterrottamente un mese intero (suonavo solo questo... Mia moglie, esasperata, quando si trovò anch'essa a fischiettare il solo di Miles per le scale, fu ad un passo dal chiedere la separazione...
).
Ogni tanto ci ritorno, quando mi sento "sfasato".
E' particolarmente indicato (ritengo) perché non c'é comping (Monk fu zittito, all'epoca), per cui la tromba emerge in tutta la sua bellezza e chiarezza (si sente addirittura Miles che scarica la condensa a metà del primo chorus...).
Lo consiglio: personalmente, mi aiuta a rammentare cosa significhi, in jazz, andare a tempo con l'intenzione giusta...
Ultimo elemento, ma non ultimo, lo SWING.
Senti trombe che articolano perfettamente, hanno timing, ci mettono la giusta intenzione, ma ... non arrivano.
Manca lo swing.
Purtroppo, ritengo sia l'unica cosa che tu debba possedere naturalmente.
Ci puoi arrivare, ma se non ce l'hai dentro...
Ascoltate, ad esempio, Tom Harrell in uno splendido duetto con Terasson (Jeannine) (CD "Moon and Sand"), la cui trascrizione troverete in
www.trumpetsolos.com. Se devo definire lo swing, beh, quello ne rappresenta l'essenza...
Dopo anni a cercare la nota giusta da mettere (ricerca fondamentale, bene inteso), ho scoperto che non è COSA si suona che richiede un duro lavoro, ma COME la si suona!
Negli USA non si parte dal COSA, ma dal COME.
E' questo che fa la differenza.
Se parti bene con il COME, il COSA si raggiungerà in breve tempo.
In buona sostanza, il COSA (su cui si perde alle volte molto tempo inutilmente) non è sufficiente se non si suona con il giusto timing, articolazione, intenzione e swing.
Alle volte non vi capita di vedere i grandi dal vivo (es Payton in "Diverse":
http://www.youtube.com/watch?v=f0USgCRsQ4Y) e non credere alle vostre orecchie sull'esattezza di TUTTE le note quanto a timing, articolazione ed intenzione?
Motivo? Ci hanno lavorato sodo!!!
Hanno ascoltato jazz fin da bimbi; si sono fatte le ossa nelle sezioni di big band a swingare e suonare esattamenmte le stesse note per mesi (se non per anni!) insieme agli altri ottoni (stesso timing, stessa intenzione e articolazione, con swing...); hanno ascoltato se non suonato in jam con i grandi (che ascoltano sempre il COME, piuttosto che il COSA...).Ho letto un'intervista a Jeremy Pelt, il quale, dopo aver imparato a memoria tutto l'assolo di Birdlike di Hubbard, si rese conto di cosa significasse "jazzare" quando il suo maestro, invece di farglielo suonare a raffica avanti e indietro, si fermo su una battuta, tre note, e gliela fece ripetere per un mese intero, copiandone il timing, l'articolazione e l'intenzione...
Gran lavoro, quindi, sperendo, alla fine, di avere un po' swing con cui condire il tutto...!!!
Che ne pensate?
Ciaoo!!!