Author Topic: cosa pensa il governo italiano dei musicisti  (Read 10528 times)

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Offline bookerlittle

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cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« on: September 14, 2009, 08:16:16 AM »
consiglio a tutti di andare a vedere questa "brillante" conferenza stampa del ministro Brunetta.
Secondo lui i musicisti dovrebbero suonare alle cene o ai pranzi ed il resto del tempo dovrebbero
adare a lavorare...!!!!! Allucinante.

http://www.youtube.com/watch?v=ENcAPbd4nKM

Offline nic

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #1 on: September 14, 2009, 09:41:05 AM »
guardate bene e riflettete: in quel video c'è un ministro che parla in veste di ministro. E in seconda battuta di professore.
Rimpiango un Thomas Bernhard che scriva Cattivi maestri, ma tanto non lo leggerebbe nessuno, oppure verrebbe annullato algebricamente (-1 +1 = 0) da un Feltri/Vespa qualsiasi.
Brunetta si lascia andare, ma poi alla fine lo dice: "l'Italia è con noi". A furia di rimbecillirsi con le televisioni deficienti e con un'informazione obnubilante, è vero: un buon pezzo d'Italia è con loro e lo sarà ancora e, soprattutto, nonostante.

Io però mi sottraggo e lo scrivo, qui come altrove: io non sono con loro.
La mia pronuncia non ha alcun risvolto politico; ho scritto il post solo per esigenze personalissime, cioè per ricompattare la mia dignità critica e culturale.
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Offline Paloma84

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #2 on: September 14, 2009, 10:06:08 AM »
Secondo lui i musicisti dovrebbero suonare alle cene o ai pranzi ed il resto del tempo dovrebbero
adare a lavorare...!!!!!
attenzione che Brunetta non ha detto questo. La lingua bifida era rivolta verso quegli pseudo artisti che di artistico hanno poco, tra l'altro criticati spesso e volentieri in questa e in altre sedi di passione, che non campano proporzionalmente a quanto lavorano, ma di rendita alle spalle dei sussidi statali. Il concetto era che se vuoi fare il musicista, l'attore, il regista, lavori da musicista/attore/regista e guadagni per quanto lavori, non di più, come tutti gli altri lavoratori (quasi...)

Offline Norman

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #3 on: September 14, 2009, 10:17:39 AM »
Una volta tanto penso che sia il caso di fare un'eccezione alla regola che ci siamo dati sulla politica, perché in questo caso la cosa verte sulla musica, argomento fondante di questo forum.

A prescindere da ogni valutazione politica sul governo, quello che è drammatico oggi sono due cose: l'infimo livello dei personaggi chiamati a ricoprire cariche altissime (lasciamo perdere i criteri con cui vengono scelti, di grande attualità in questi mesi...) e la sconcertante violenza del loro linguaggio e dei loro metodi.

Prima ancora di fare qualsiasi valutazione sul merito delle parole di Brunetta, io dico che è vergognoso e triste sentire un ministro esprimersi in questi termini, con questo astio, con questa desolante povertà di argomenti.

Ci sarebbero poi pagine e pagine da scrivere sulle cose che Brunetta dice (parliamo, sia chiaro, di uno che ha definito Mike Bongiorno 'un intellettuale'... Con tutto il rispetto per il vecchio Mike, era tutto fuorché un intellettuale...), ma mi limito a rilevare la sua totale ignoranza su come si svolge il lavoro di un musicista, su quanto il tempo speso in teatro sia solo una minima parte del tempo dedicato al lavoro, sul fatto che i musicisti sono probabilmente una delle poche categorie in Italia in cui il merito significa ancora qualcosa, perché per fortuna il pubblico che riempie i teatri lirici non è disposto a trovarsi di fronte asini raccomandati, come il pubblico televisivo... E se sicuramente ci sono sprechi nel mondo della cultura, in gran parte esulano dall'attività degli artisti, e non si possono certo eliminare riducendo indistintamente i finanziamenti al mondo dello spettacolo nel suo complesso... Brunetta cerca quindi pateticamente di giustificare tagli che non hanno nulla a che vedere con l'eliminazione degli sprechi, ma con il fatto che i soldi non bastano, e non bastano perché sono stati sprecati altrove proprio dalla gente come Brunetta... Brunetta che nella sua vita non ha mai fatto concorsi, non ha mai fatto nulla per merito suo, è un leccaculo che è arrivato dove è arrivato solo perché è un leccaculo!

Sul fatto di affidarsi al mercato... Beh, forse qualcuno dovrebbe ricordare a questo ignorante che per secoli la musica e l'arte sono sopravvissute grazie al mecenatismo dei ricchi e dei potenti, di gente che riconosceva il valore della cultura in quanto tale, e che se fosse stato per il mercato gran parte del nostro patrimonio artistico e culturale non esisterebbe... La cultura non produce profitto, è profitto essa stessa, ma purtroppo un greve ignorante come Brunetta non è in grado di cogliere questo concetto.

Termino dicendo che mi fa rabbia e tristezza Brunetta, ma mi fanno più rabbia e più tristezza i miserabili che lo applaudono e ridono delle sue bestialità. E mi fa ancora più rabbia e tristezza constatare che purtroppo sembra avere ragione quando dicono che l'Italia è con loro... E' un'Italia che delega il pensiero e si abbevera di aggressività e cattiveria, divorando ogni giorno un 'nemico' diverso: ora l'immigrato, ora il dipendente pubblico, l'insegnante, l'intellettuale, il musicista, il giornalista... Tutto questo fa tornare alla mente ricordi terribili. Dove andremo a finire?
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Offline nic

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #4 on: September 14, 2009, 10:36:33 AM »
La cultura non produce profitto, è profitto essa stessa
Tutto questo fa tornare alla mente ricordi terribili. Dove andremo a finire?

"Quando sento parlare di cultura, metto la mano sulla pistola": Goering

Quando si sente parlare di culturame, oggi si mette mano al portafoglio, mutatis mutandis

Quoto Norman e lo ringrazio calorosamente per il suo post. Dopo di ciò non scrivo più nulla sull'argomento perché rispetto lo statuto del forum, sebbene sia prostrato dal deperimento culturale che il potere incoraggia.

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Offline gecko

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #5 on: September 14, 2009, 11:20:14 AM »
bravissimo Norman pollices,povera Italia!Se Brunetta avesse una vaga idea di quello che implica essere un musicista in Italia oggi.... D'altro canto cosa si può pretendere da un paese in cui se sei musicista ti chiedono si ma come lavoro che lavoro fai?Vorrei inoltre far notare diventare operaio con un pò di buona volontà può diventarlo chiunque,per fare musica o arte in genere, la buona volontà non è sufficiente ci vogliono anche le doti ,la sensibilità ecc, ecc....tutte qualità poco incentivate nell'Italia di oggi.Poco male ,oltre alla fuga di cervelli in questo paese avremo anche la fuga degli artisti ,chissà che i soldi continuino a dare un senso all' Italia che rimane visto che è l'unica priorità ! salut
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Offline anrapa

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #6 on: September 14, 2009, 02:01:25 PM »
Io, come al solito, mi pongo fuori dal coro...
Concordo con Paloma: purtroppo ormai siamo giunti ad un punto in cui non vale più la verità ma quello che viene "riportato" (inventato) dai giornali. Sinistrorsi o destrorsi che siano. E' sempre più difficile conoscere la verità perchè certi personaggi sono diventati abilissimi a taglia-incollare le frasi secondo necessità, virgolettando spessissimo frasi neanche mai dette. A volte basta decontestualizzare una frase o, più semplicemente, sottolineare più e più volte un solo passaggio al fine di far perdere di vista il senso generale di un intervento.
Purtroppo la scarsa lungimiranza/attenzione/materia grigia del lettore-ascoltatore non aiuta e quindi si montano dei casi incredibili quando la sostanza delle dichiarazioni porterebbe a conclusioni diametralmente opposte a quelle sbandierate.

Certa "informazione" (mai termine è stato usato più impropriamente) ormai fa solo propaganda e fa leva sull'ignoranza o la volontaria cecità dei suoi sostenitori.

Con questo non voglio difendere in generale una parte politica (perchè queste cose accadono in entrambi gli schieramenti, non sono così fesso da credere in una verginità della destra) ma vorrei piuttosto far riflettere i lettori e invitarli ad ascoltare con senso critico quello che viene "riportato" e, ve ne sarei grato, cercare più fonti di informazioni.

Non v'è persona più stolta di quella che, sentendosi manipolata da una certa informazione, si abbandona nelle mani dell'altra parte convinta di essere così pienamente informata.


Per passare alla fattispecie: Brunetta ha esposto, pur con un modo di fare che sono certo infastidisca molti, una grandissima verità e cioè che UNA CERTA SCHIERA DI COSIDDETTI ARTISTI (mi tocca scrivere in maiuscolo per evitare che le mie parole non facciano la fine di quelle di Brunetta) vivono alle spalle dei contribuenti.
E' una verità assoluta, non è possibile negarlo neanche per il più cieco sostenitore dell'altra parte politica.
Certa cosiddetta "cultura" non fa altro che remare contro il paese sovvenzionata dallo stato in modo NON INDISCRIMINATO ma bensì miratamente "colpevole".
Io sono dell'idea che la cultura debba essere libera e a disposizione di tutti nel modo più economico possibile (magari anche gratis...).
Non penso però che questo concetto debba essere portato all'estremo andando a ledere i diritti di chi non è abbastanza schierato dalla parte di chi elargisce i soldi (altrui... fossero almeno i propri...).

L'esempio del mecenatismo è quindi sbagliatissimo: i mecenati mettevano il PROPRIO denaro a disposizione di gente DI VALORE perchè tutti potessero godere delle opere di certi artisti.
Questo non accade in Italia, da noi i soldi (e tanti!!!) vengono "regalati" (scambiati per pubblicità politica o per semplice nepotismo) ai soliti noti che creano delle opere che, NONOSTANTE UNA MARTELLANTE ED IMMERITATA PUBBLICITA' SUI MEDIA, non raccolgono il favore del pubblico.

Ma se sono artisti di valore perchè non riescono a riempire le sale dei cinema? Perchè siamo tutti degli imbecilli? Eppure c'è una foltissima schiera di gente di cultura che i soldi per i libri li spendono! Queste stesse persone (e sono centinaia di migliaia, se vogliamo fare una stima al ribasso) perchè non ritengono le opere dei loro protetti degne di essere viste al cinema o a teatro?

Evidentemente queste opere destano l'interesse solo di chi le vuole produrre. Interesse culturale o economico che sia...


Ma voglio essere ancora più garantista: se il fine di queste "opere" è la cultura perchè si sprecano così tanti milioni di euro per delle immani CAGATE (ammazza quanto sono garantista... mi sono tradito, vabbè...) che non va a vedere nessuno? Non è possibile fare cultura a basso costo? Sono gli effetti speciali o migliaia di comparse o un "grande attore" (un grande raccomandato?) a fare grande un film?
Perchè io posso produrre 4 CD (ah, è uscito il quarto disco dei Wimshurst's Machine, acquistatelo!!!!) a costo ZERO, sottolineo ZERO, non 200 euro, ZERO... perchè, dicevo, io posso creare a costo zero e certa gente invece ha bisogno dei miliardi?
Perchè possiamo fare dei film (già due) a bassissimo costo (non più di 500 euro) veicolando lo stesso un messaggio, mentre certe persone hanno bisogno di miliardi a pioggia?

Perchè devo leggere di Nuti che minaccia il suicidio perchè nessuno lo finanzia per fargli dirigere un film? MA STI CAZZI DI NUTI!!!! (Zosimo apprezzerà il francesismo)
Non so neanche da che parte stia Nuti ma STI CAZZI LO STESSO!

Siamo arrivati al punto che la gente PRETENDE soldi perchè han deciso che la loro arte vale sempre e comunque e che il pubblico bove DEVE apprezzare e, soprattutto, deve pagare...

Faccio un parallelo: se devo costruire un ponticello per collegare un paesello di montagna al resto del mondo io penso sia giusto che lo Stato sostenga questa NECESSITA' pagando una spesa insostenibile per la popolazione del paesello.
Questo ponte verrà attraversato magari solo poche decine di volte al giorno e produrrà ben poca ricchezza (magari giusto la sicurezza degli abitanti che, in un certo modo, è anche ricchezza). Ma siccome si tratta di una NECESSITA' io penso sia giusto dare un aiuto.

Ma se questo ponte, poi, lo si commissiona a Renzo Piano e lo si paga, solo di progettazione, 20 milioni di euro, e poi lo si ricopre di lapislazzuli e poi ancora, magari, il paesello si svuota di anime perchè la popolazione è stufa di vivere in montagna.... quante legnate devo dare alla bestia che ha dato 20 milioni di euro a Renzo Piano e altri milioni per i lapislazzuli?

Insomma, per farla breve (impresa ardua ormai...), la cultura va sostenuta ma i fondi elargiti vanno commisurati alla QUALITA', al successo di pubblico (non in maiuscolo perchè è un fattore relativamente meno importante) e all'interesse nazionale.
I soldi regalati ai soliti noti non sono cultura, sono mazzette date per avere un tornaconto politico.



Brunetta ha detto di voler eliminare quel tipo di malcostume, non LA Cultura in generale.

Non mi sento di dargli torto...



(se poi volete vi faccio una lunga lista di eventi, a Ciriè per esempio, che dimostrano quanto le solite persone prendano soldi a PALATE mentre la vera cultura sia presa a calci nel culo...)
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Offline corrado astro

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #7 on: September 14, 2009, 02:30:05 PM »
Come sempre sono d'accordo con Anrapa, ritengo giuste tutte le cose che hai detto, anche se piuttosto che di Renzo Piano parlerei di Calatrava... ;)

Offline nic

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #8 on: September 14, 2009, 03:26:29 PM »
correggo per senso storico: i mecenati mantenevano gli artisti per loro uso e consumo, nel senso che li condividevano con la corte. Gli artisti ricambiavano lodando il mecenate all'interno dell'opera: lo fa Tasso all'inizio della Gerusalemme liberata.
Era possibile la critica? In forme molto sottili e pericolose e a patto di essere dei Wolfgang Amadeus.

Poi l'arte si è affrancata dal palazzo o dalla corte e l'artista è divenuto imprenditore in un mercato molto ingenuo, molto libero ma privo del diritto d'autore. Un esempio: Balzac e i feuilletons della neonata editoria nell'800.
Poi sono arrivate le Avanguardie, una appresso all'altra. Oggi, sempre per parlare di fatti concreti, i musei e le mostre si fanno per i pittori tedeschi espressionisti degli anni 1910-1920, gli stessi che il nazionalsocialismo aveva messi al bando nel 1930 ritenendoli "degenerati". Al contempo il nazionalsocialismo promuoveva un'arte già defunta, una ritrattistica e una paesaggistica conciliante aiutata dai riflettori e dagli incentivi che il potere metteva a disposizione. Nessuno si ricorda di questi artisti embedded.
Visto che erano stati presi molti granchi da quasi tutti i regimi autoritari in buona o meglio in malafede (in Russia, in Germania, in Italia), le democrazie occidentali, dopo la seconda guerra mondiale e appena l'economia è decollata, hanno iniziato a sovvenzionare gli artisti. Su quale base? il merito.
Ora, parlare di merito in Italia mi rendo conto che insinua qualche sospetto.
Comunque sia, questo succede in Europa.
Negli Stati uniti invece il mercato è più libero. Intanto è un mercato più ricco; secondariamente intervengono le Fondazioni private, quando non il Governo. Sanno già di partire in perdita perché la prima fonte di ritorno economico è il prestigio e lo sgravio fiscale.

Insomma, alle nostre latitudini non c'è controllo sul prodotto dell'artista. In tal senso Brunetta sarebbe un'avanguardia, o una retroguardia. Questo dipende dagli organi d'informazione che il singolo sceglie.

Penso che un ministro dovrebbe essere cauto a parlare di un argomento dove la redditività non dovrebbe essere posta come obiettivo primario, specie se viene calcolata in meri ritorni di cassa, tra l'altro a breve termine.

Un esempio: Mitterrand ha fatto uno sforzo enorme per la danza in Francia. Maguy Marin non esisterebbe se non ci fosse stata la legge di Mitterrand. Maguy Marin oggi è una coreografa ormai inserita nella storia della danza, sta in giro per il mondo 300 giorni all'anno e la sua compagnia è una risorsa francese. Qua in Italia la si vede poco, ma dato che qui siamo fermi, in quanto preparazione generale, allo Schiaccianoci e a Bolle, manco la invitano.

Per me le cose stanno così: io, qui sul forum, posso buttare là qualche imprecisione (del genere di quelle che ho scritto ora) perché non ho una carica istituzionale e quindi conciono a scapito della mia reputazione qui dentro.
Un ministro deputato a un altro ufficio non può, parlando in pubblico da ministro, fare delle generalizzazioni - per giunta  con quello stile da guitto - su fatti relativi alle responsabilità di un altro ministro. Diversamente, e di concerto con il ministro Bondi, indice una conferenza stampa annunciando l'argomento e eventualmente, per onestà intellettuale e a costo di essere pedante, sfodera cifre e nomi.
E qui non si parla solo del culturame di sinistra. Nel precedente governo Berlusconi c'era un ministro della cultura che aveva come fidanzata una ex-attrice, la quale ha una casa di produzione cinematografica. Andate a vedere soldi elargiti, film di qualità prodotti, incassi al botteghino.

Ricapitoliamo: il merito è un principio aleatorio; i soldi per la cultura sono pochi; quei pochi si spendono male. E questo è un problema. Su questo problema e sulle sue capacità di miglioramento si valuta un ministro. Io ne ricordo una sfilza tutti egualmente deludenti, sia per cultura personale che per provvedimenti presi.

Un ministro deve esprimersi da ministro e deve rispettare il dettato istituzionale, cioè parlare da ministro delle cose per le quali è ministro. E qui Brunetta non solo non rappresenta me che non l'ho votato, ma non rappresenta nemmeno, per la mancanza di rispetto all'incarico, i cittadini che l'hanno votato.
Già questo è un ragionamento assurdo perché un ministro della Repubblica deve rappresentare tutti e quindi, per seguire un suo ragionamento, fondato o infondato che sia, non può permettersi di offendere gli Italiani parlando per categorie.
Spero che non sia necessario ricorrere alla stampa per l'esegesi del video: quando dice "gli orchestrali" usa un articolo determinativo e non un partitivo. Tradotto, significa che da ministro ipotizza che non degli orchestrale ma tutti gli orchestrali sono doppiolavoristi sanguisughe e fannulloni.

Questo signore, incaricato di fare il ministro della funzione pubblica, forse non è avvezzo alla prudenza retorica, ma non è una scusante. Il ruolo lo richiede. E soprattutto non può permettersi di svillaneggiare tutti i lavoratori del settore pubblico, gli insegnanti, gli orchestrali i poliziotti, tutti con il loro articolo determinativo al plurale. A mio modo di vedere non è in questo modo che si fa il ministro.
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Offline Norman

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #9 on: September 14, 2009, 04:02:21 PM »
correggo per senso storico: i mecenati mantenevano gli artisti per loro uso e consumo, nel senso che li condividevano con la corte. Gli artisti ricambiavano lodando il mecenate all'interno dell'opera: lo fa Tasso all'inizio della Gerusalemme liberata.
Era possibile la critica? In forme molto sottili e pericolose e a patto di essere dei Wolfgang Amadeus.

Poi l'arte si è affrancata dal palazzo o dalla corte e l'artista è divenuto imprenditore in un mercato molto ingenuo, molto libero ma privo del diritto d'autore. Un esempio: Balzac e i feuilletons della neonata editoria nell'800.
Poi sono arrivate le Avanguardie, una appresso all'altra. Oggi, sempre per parlare di fatti concreti, i musei e le mostre si fanno per i pittori tedeschi espressionisti degli anni 1910-1920, gli stessi che il nazionalsocialismo aveva messi al bando nel 1930 ritenendoli "degenerati". Al contempo il nazionalsocialismo promuoveva un'arte già defunta, una ritrattistica e una paesaggistica conciliante aiutata dai riflettori e dagli incentivi che il potere metteva a disposizione. Nessuno si ricorda di questi artisti embedded.
Visto che erano stati presi molti granchi da quasi tutti i regimi autoritari in buona o meglio in malafede (in Russia, in Germania, in Italia), le democrazie occidentali, dopo la seconda guerra mondiale e appena l'economia è decollata, hanno iniziato a sovvenzionare gli artisti. Su quale base? il merito.
Ora, parlare di merito in Italia mi rendo conto che insinua qualche sospetto.
Comunque sia, questo succede in Europa.
Negli Stati uniti invece il mercato è più libero. Intanto è un mercato più ricco; secondariamente intervengono le Fondazioni private, quando non il Governo. Sanno già di partire in perdita perché la prima fonte di ritorno economico è il prestigio e lo sgravio fiscale.

Insomma, alle nostre latitudini non c'è controllo sul prodotto dell'artista. In tal senso Brunetta sarebbe un'avanguardia, o una retroguardia. Questo dipende dagli organi d'informazione che il singolo sceglie.

Penso che un ministro dovrebbe essere cauto a parlare di un argomento dove la redditività non dovrebbe essere posta come obiettivo primario, specie se viene calcolata in meri ritorni di cassa, tra l'altro a breve termine.

Un esempio: Mitterrand ha fatto uno sforzo enorme per la danza in Francia. Maguy Marin non esisterebbe se non ci fosse stata la legge di Mitterrand. Maguy Marin oggi è una coreografa ormai inserita nella storia della danza, sta in giro per il mondo 300 giorni all'anno e la sua compagnia è una risorsa francese. Qua in Italia la si vede poco, ma dato che qui siamo fermi, in quanto preparazione generale, allo Schiaccianoci e a Bolle, manco la invitano.

Per me le cose stanno così: io, qui sul forum, posso buttare là qualche imprecisione (del genere di quelle che ho scritto ora) perché non ho una carica istituzionale e quindi conciono a scapito della mia reputazione qui dentro.
Un ministro deputato a un altro ufficio non può, parlando in pubblico da ministro, fare delle generalizzazioni - per giunta  con quello stile da guitto - su fatti relativi alle responsabilità di un altro ministro. Diversamente, e di concerto con il ministro Bondi, indice una conferenza stampa annunciando l'argomento e eventualmente, per onestà intellettuale e a costo di essere pedante, sfodera cifre e nomi.
E qui non si parla solo del culturame di sinistra. Nel precedente governo Berlusconi c'era un ministro della cultura che aveva come fidanzata una ex-attrice, la quale ha una casa di produzione cinematografica. Andate a vedere soldi elargiti, film di qualità prodotti, incassi al botteghino.

Ricapitoliamo: il merito è un principio aleatorio; i soldi per la cultura sono pochi; quei pochi si spendono male. E questo è un problema. Su questo problema e sulle sue capacità di miglioramento si valuta un ministro. Io ne ricordo una sfilza tutti egualmente deludenti, sia per cultura personale che per provvedimenti presi.

Un ministro deve esprimersi da ministro e deve rispettare il dettato istituzionale, cioè parlare da ministro delle cose per le quali è ministro. E qui Brunetta non solo non rappresenta me che non l'ho votato, ma non rappresenta nemmeno, per la mancanza di rispetto all'incarico, i cittadini che l'hanno votato.
Già questo è un ragionamento assurdo perché un ministro della Repubblica deve rappresentare tutti e quindi, per seguire un suo ragionamento, fondato o infondato che sia, non può permettersi di offendere gli Italiani parlando per categorie.
Spero che non sia necessario ricorrere alla stampa per l'esegesi del video: quando dice "gli orchestrali" usa un articolo determinativo e non un partitivo. Tradotto, significa che da ministro ipotizza che non degli orchestrale ma tutti gli orchestrali sono doppiolavoristi sanguisughe e fannulloni.

Questo signore, incaricato di fare il ministro della funzione pubblica, forse non è avvezzo alla prudenza retorica, ma non è una scusante. Il ruolo lo richiede. E soprattutto non può permettersi di svillaneggiare tutti i lavoratori del settore pubblico, gli insegnanti, gli orchestrali i poliziotti, tutti con il loro articolo determinativo al plurale. A mio modo di vedere non è in questo modo che si fa il ministro.

Sottoscrivo tutto. Il finanziamento pubblico della cultura è una conquista. Che poi debbano essere combattuti gli sprechi, è un dato di fatto, ma insultare in maniera indistinta tutto un settore, facendolo passare per il regno dei parassiti, è vergognoso, soprattutto quando si tratta di un settore che, a prezzo di anni di studio, lavoro, sforzi immani e difficoltà di ogni genere, di fatto conserva e mantiene viva la tanto decantata identità nazionale. Perché Brunetta non parla solo di Nuti o chi per lui, parla indistintamente... Ed alla stessa maniera indistintamente colpiranno i tagli al FUS. Altro che limitazione degli sprechi! Il timore è che si salvino proprio quelli che gli sprechi li fanno, che sono i raccomandati! Mentre invece pagheranno molto probabilmente tutti quelli che invece sono qualificati, molto più che altre categorie... Orchestrali, ballerini, attori, macchinisti, scenografi... Un disastro!

E poi, Tony, devo dire che l'argomento più brutto è proprio quello di pensare che, perché uno prende i soldi dallo Stato, si debba astenere dall'essere critico verso la realtà che vive... Con questo criterio non avremmo avuto molti capolavori del cinema italiano... Forse che la cultura finanziata deve essere solo celebrativa? Da quando la critica ed il dissenso sono considerate cose negative? Ma non eravamo in democrazia? Trovo che un ministro che esprime un concetto del genere mostra di essere veramente incompatibile con il suo ruolo.

Finisco dicendo che certamente è vero che oggi è possibile produrre opere a costi infinitamente minori che in passato. Ma è anche vero che quello che conta è pur sempre la qualità del prodotto, che è data dalle capacità dell'artista. Ed un artista che dedica la vita alla sua arte è generalmente migliore di un dopolavorista, per quanto appassionato possa essere. E sappiamo bene tutti quanti che, se fosse per il mercato, la maggior parte dei musicisti classici e jazz (e forse anche altri...) non sarebbe in grado di fare il proprio mestiere. Quando si tratta di cultura, il mercato purtroppo tende alla mediocrità, lo dimostra quello che accade in televisione. La cultura va promossa ed incoraggiata, e questo costa denaro.

Anche nel paese più liberista del mondo, gli USA, TUTTE le istituzioni culturali sono finanziate pubblicamente o da fondazioni private, le quali se ne fregano del mercato! Vengono finanziate determinate istituzioni ben sapendo che altrimenti non potrebbero sopravvivere! Andate a chiedere a Marsalis da dove arrivano i soldi del JALC... Tra i membri di diritto del consiglio di amministrazione spiccano il sindaco di NY, il presidente del consiglio comunale ed il presidente della contea... E stiamo parlando di una delle istituzioni più importanti e popolari, una che non ha problemi di pubblico...
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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #10 on: September 14, 2009, 04:10:35 PM »
Ah, tanto per dare l'idea di che gente dovrebbe eliminare gli sprechi...

http://www.youtube.com/watch?v=Rjg9EL60xeM

Un leccaculo di De Michelis...

Ho finito, Vostro Onore!  sbellicars
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Offline anrapa

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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #11 on: September 14, 2009, 04:25:33 PM »
Non cadiamo nell'errore che ho appena cercato faticosamente di far notare: con una premessa quale Brunetta ha fatto (combattere gli spreconi e i soliti noti) è normale che poi si usino articoli determinativi, si spera infatti che il l'ascoltatore rammenti quanto precedentemente detto.

Voler andare a guardare le singole parole dopo tali premesse è capzioso, o almeno io la vedo così.



E poi, Tony, devo dire che l'argomento più brutto è proprio quello di pensare che, perché uno prende i soldi dallo Stato, si debba astenere dall'essere critico verso la realtà che vive...

Io non sono contro la critica allo stato, altrimenti mi dovrei strappare le vesti centinaia di miliardi di volte al giorno ogni volta che accendo la TV. Non penso di aver detto qualcosa del genere nel precedente intervento. Semmai sono contro chi rovina senza motivo l'immagine (e i conti) dello Stato per il suo piccolo tornaconto. Così come sono contro le dirigenze Alitalia che, per spartirsi una torta che non spettava loro, hanno prima regalato migliaia di posti di lavoro ad una lunga lista di amici e poi glieli hanno tolti quando sono riusciti faticosamente a farla fallire.

La cultura finanziata non deve essere celebrativa (mai ho detto ciò) ma dovrebbe essere piuttosto apolitica. Ora non è così. Preferiamo lasciarla versare in questo stato? Devo raccontarvi dei 250 euro a sera che prendono alcuni miei amici per "cantare" (mai una lezione di canto, mai una di solfeggio, mai visto neanche col binocolo un conservatorio) in IMPORTANTISSIMI cori (non faccio nomi per evitare che il solito esaltato se ne esca fuori con una inutile e legalmente pericolosa difesa a spada tratta della professionalità dei musicisti). Chiamati solo perchè manca gente per fare numero e poi invitati gentilmente (quando ci va bene) a far finta...
Zero capacità, zero cultura, zero attaccamento, zero impegno ma 250 euro a sera... e la gente fatica ad arrivare alla fine del mese... secondo voi è possibile entrare in quei giri? E chi paga un coro di 80 persone? E poi ci lamentiamo che falliscono? E poi ci lagniamo che le prime trombe di certe orchestre guadagnano cifre vergognosamente basse se raffrontate all'effettivo valore del musicista?

Ma solo io mi scontro con certe realtà?

O vogliamo parlare dei cinema che staccano biglietti comprati in blocco dalla produzione per far vedere che la gente va a vedere i film o le radio che si vedono comprati i passaggi in radio a suon di mazzette o dei camion di CD acquistati dall'artista stesso per far salire in classifica il proprio brano...

O vi devo narrare dei 18.000 euro che ha preso "quella cantante" per presenziare "a quella festa di paese" quando "quella big band" che ha invitato "quel trombettista" ha preso la bellezza di 200 euro per tutta la serata? (200 euro PER LA BIG BAND la quale ha dovuto pagare di tasca propria "quel trombettista").

Al concerto della Big Band c'era un pienone, per la cantante 4 gatti... vallo a spiegare all'assessore...
E spiegalo ai giornali del circondario che hanno fatto 300 articoli per la cantante e nessuno per la big band...

E andiamo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Se vogliamo fare le verginelle possiamo scrivere 200 pagine di messaggi pieni di buoni propositi e infarciti di "democrazia". Se invece ci vogliamo sporcare le mani nella vita reale mi sa che la verità è un'altra cosa...
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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #12 on: September 14, 2009, 04:27:44 PM »
Sono d'accordo con Tony, mi ha ''spiegato'' quello che penso ;)
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #13 on: September 14, 2009, 04:35:46 PM »
Ah, tanto per dare l'idea di che gente dovrebbe eliminare gli sprechi...

http://www.youtube.com/watch?v=Rjg9EL60xeM

Un leccaculo di De Michelis...

Ho finito, Vostro Onore!  sbellicars


Non guardo neanche il video (in realtà lo sto guardando, sono troppo curioso...) e ti rispondo dicendoti che se prendo un qualsiasi personaggio pubblico italiano posso fare la stessa cosa. E' una battaglia persa in partenza.
Non c'è un solo politico che sia pulito...
Ciononostante quello che detto Brunetta ha un triste riscontro nella realtà.
Se non vogliamo dare retta a Brunetta per via dei suoi altarini mi dite quale persona è degna di parlare in Italia?
Se vogliamo giocare al gioco della democrazia si parla sul merito delle questioni e non a "trova l'altarino"...


(e per questo mi scoccia quando si parla di politica nel forum, da una parola in poi escono fuori le solite, per così dire, argomentazioni...)
bis: (e per questo mi spiace parlare di politica: non mi capita mai di vedere una discussione simile iniziata da un sostenitore dell'altra parte eppure ce ne sarebbero di occasioni!!! Sul perchè ciò non accada ho una mia personale teoria, è troppo rischioso però esternarla in pubblico)


DISCLAIMER per gli altri utenti del forum
Io Nic e Norman siamo cari amici e ci sentiamo spesso al telefono, questi "duelli" esulano (e forse aiutano) dalla nostra stima reciproca come persone e musicisti. ;)
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Re: cosa pensa il governo italiano dei musicisti
« Reply #14 on: September 14, 2009, 04:41:42 PM »
Aggiungo che non sono un caro amico di Zosimo...
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