correggo per senso storico: i mecenati mantenevano gli artisti per loro uso e consumo, nel senso che li condividevano con la corte. Gli artisti ricambiavano lodando il mecenate all'interno dell'opera: lo fa Tasso all'inizio della Gerusalemme liberata.
Era possibile la critica? In forme molto sottili e pericolose e a patto di essere dei Wolfgang Amadeus.
Poi l'arte si è affrancata dal palazzo o dalla corte e l'artista è divenuto imprenditore in un mercato molto ingenuo, molto libero ma privo del diritto d'autore. Un esempio: Balzac e i feuilletons della neonata editoria nell'800.
Poi sono arrivate le Avanguardie, una appresso all'altra. Oggi, sempre per parlare di fatti concreti, i musei e le mostre si fanno per i pittori tedeschi espressionisti degli anni 1910-1920, gli stessi che il nazionalsocialismo aveva messi al bando nel 1930 ritenendoli "degenerati". Al contempo il nazionalsocialismo promuoveva un'arte già defunta, una ritrattistica e una paesaggistica conciliante aiutata dai riflettori e dagli incentivi che il potere metteva a disposizione. Nessuno si ricorda di questi artisti embedded.
Visto che erano stati presi molti granchi da quasi tutti i regimi autoritari in buona o meglio in malafede (in Russia, in Germania, in Italia), le democrazie occidentali, dopo la seconda guerra mondiale e appena l'economia è decollata, hanno iniziato a sovvenzionare gli artisti. Su quale base? il merito.
Ora, parlare di merito in Italia mi rendo conto che insinua qualche sospetto.
Comunque sia, questo succede in Europa.
Negli Stati uniti invece il mercato è più libero. Intanto è un mercato più ricco; secondariamente intervengono le Fondazioni private, quando non il Governo. Sanno già di partire in perdita perché la prima fonte di ritorno economico è il prestigio e lo sgravio fiscale.
Insomma, alle nostre latitudini non c'è controllo sul prodotto dell'artista. In tal senso Brunetta sarebbe un'avanguardia, o una retroguardia. Questo dipende dagli organi d'informazione che il singolo sceglie.
Penso che un ministro dovrebbe essere cauto a parlare di un argomento dove la redditività non dovrebbe essere posta come obiettivo primario, specie se viene calcolata in meri ritorni di cassa, tra l'altro a breve termine.
Un esempio: Mitterrand ha fatto uno sforzo enorme per la danza in Francia. Maguy Marin non esisterebbe se non ci fosse stata la legge di Mitterrand. Maguy Marin oggi è una coreografa ormai inserita nella storia della danza, sta in giro per il mondo 300 giorni all'anno e la sua compagnia è una risorsa francese. Qua in Italia la si vede poco, ma dato che qui siamo fermi, in quanto preparazione generale, allo Schiaccianoci e a Bolle, manco la invitano.
Per me le cose stanno così: io, qui sul forum, posso buttare là qualche imprecisione (del genere di quelle che ho scritto ora) perché non ho una carica istituzionale e quindi conciono a scapito della mia reputazione qui dentro.
Un ministro deputato a un altro ufficio non può, parlando in pubblico da ministro, fare delle generalizzazioni - per giunta con quello stile da guitto - su fatti relativi alle responsabilità di un altro ministro. Diversamente, e di concerto con il ministro Bondi, indice una conferenza stampa annunciando l'argomento e eventualmente, per onestà intellettuale e a costo di essere pedante, sfodera cifre e nomi.
E qui non si parla solo del culturame di sinistra. Nel precedente governo Berlusconi c'era un ministro della cultura che aveva come fidanzata una ex-attrice, la quale ha una casa di produzione cinematografica. Andate a vedere soldi elargiti, film di qualità prodotti, incassi al botteghino.
Ricapitoliamo: il merito è un principio aleatorio; i soldi per la cultura sono pochi; quei pochi si spendono male. E questo è un problema. Su questo problema e sulle sue capacità di miglioramento si valuta un ministro. Io ne ricordo una sfilza tutti egualmente deludenti, sia per cultura personale che per provvedimenti presi.
Un ministro deve esprimersi da ministro e deve rispettare il dettato istituzionale, cioè parlare da ministro delle cose per le quali è ministro. E qui Brunetta non solo non rappresenta me che non l'ho votato, ma non rappresenta nemmeno, per la mancanza di rispetto all'incarico, i cittadini che l'hanno votato.
Già questo è un ragionamento assurdo perché un ministro della Repubblica deve rappresentare tutti e quindi, per seguire un suo ragionamento, fondato o infondato che sia, non può permettersi di offendere gli Italiani parlando per categorie.
Spero che non sia necessario ricorrere alla stampa per l'esegesi del video: quando dice "gli orchestrali" usa un articolo determinativo e non un partitivo. Tradotto, significa che da ministro ipotizza che non degli orchestrale ma tutti gli orchestrali sono doppiolavoristi sanguisughe e fannulloni.
Questo signore, incaricato di fare il ministro della funzione pubblica, forse non è avvezzo alla prudenza retorica, ma non è una scusante. Il ruolo lo richiede. E soprattutto non può permettersi di svillaneggiare tutti i lavoratori del settore pubblico, gli insegnanti, gli orchestrali i poliziotti, tutti con il loro articolo determinativo al plurale. A mio modo di vedere non è in questo modo che si fa il ministro.