Articolo molto bello, grazie Mirko.
Sono convintissimo di quello che dice Douglas Yeo, anche se non lo conosco.
Anche per i trombettisti la moda del "cannone", cannelli super-grandi accoppiati a bocchini dai suoni immensi sta prendendo sempre più piede, senza rendersi conto che i momenti in cui si può suonare forte veramente (riferendosi al forte concepito da tali personaggi) sono veramente pochi. Suonare una qualsiasi sinfonia di Mozart può far rendere conto di cosa significa suonare in orchestra; non esiste solo Strauss, dove peraltro bisogna avere anche un piano degno di nota, non solo un fortissimo: ci sono una marea di compositori che hanno concepito la loro musica per avere un supporto degli ottoni e non una supremazia. Il ruolo degli archi è, per la maggior parte del tempo, primario. A volte una nota delle trombe può servire solo a dare un colore, non un uragano che copre tutto. Infine le capacità dinamiche degli ottoni dei secoli passati non erano assolutamente paragonabili a quelle di adesso.
La scorsa settimana ho avuto l'immenso onore di suonare diretto da Riccardo Muti per il concerto di beneficenza dell'Aquila; è stata, guarda caso, anche per me un'esperienza sconvolgente: per chi ci ha suonato non dico niente di nuovo, ma per chi non lo sa, posso dirvi che il volume al quale ho suonato è stato veramente irrisorio (fra l'altro io ero seconda tromba).
Ogni volta che tendevamo a crescere di volume lui ci faceva cenno di calmarci. Nei passi in cui c'era il fortissimo io suonavo a dinamiche comprese tra il mf e mp, nei punti in cui c'era il pianissimo ero al limite dell'umano, riguardo all'emissione, meno di quello le labbra non avrebbero vibrato.
Inoltre con l'altra seconda tromba (eravamo due parti raddoppiate per la maggior parte del tempo), mio carissimo amico, discutevamo della difficoltà di essere seconda tromba.
Fare la prima tromba è difficile, perchè tutto il difficile è affidato a lei, sia esso piano o forte, acuto o grave; inoltre ha il compito di comandare la sezione, cosa non molto facile.
Essere seconda tromba è difficile ugualmente, prima di tutto perchè bisogna ascoltare sempre la prima tromba, relazionarsi ad essa ed essere un appoggio quando serve, ma scomparire quando si può danneggiare il suo lavoro. Se lei fa uno staccato, la 2° deve ripeterlo uguale, così come la dinamica o l'intonazione. Il suono deve essere il più uguale possibile, altrimenti i problemi di intonazione sono raddoppiati.
Il mio amico (2° tromba dell'Orchestra Sinfonica Abruzzese ed ex-allievo di Max Sommerhalder) mi ha detto che tempo addietro aveva affrontato lo stesso discorso con Ermanno Ottaviani, 2° tromba dell'Accademia Nazionale di S.Cecilia a Roma. Ottaviani disse che, nel periodo in cui il posto di prima tromba era ballerino, prima di Lucchi e Pierobon, venivano invitate come prime trombe i grandi trombettisti italiani, ma ogni volta uno diverso. Ottaviani ha raccontato della difficoltà di dover cambiare il suo suono ogni volta che cambiava la prima tromba...cambiare suono! Vi rendete conto di cosa significa essere parte di una sezione ?
Lucchi inoltre ha sempre detto di trovarsi meravigliosamente bene con Ottaviani. Ora si capisce il perchè.
Nelle audizioni la prima tromba ascolta il candidato e se questo suona in un modo che può danneggiare il lavoro della prima, verrà scartato a priori, anche se suona perfetto.
Essere un solista, una prima tromba o una tromba di fila è molto diverso. Non basta suonare bene.