Woody Shaw l’ho visto a Parma inizio anni 80’, venne in sostituzione di un altro grande trombettista Chet Baker, e conoscendo i mie gusti in fatto di trombettisti jazz fui doppiamente felice di questo cambiamento.
Il quintetto con cui si esibiva era modesto, per non dire deludente, probabilmente musicisti ingaggiati all’ultimo minuto per fare la serata; comunque lui ha suonato in modo superbo, suono bellissimo, frasi non scontate e melodie molto articolate utilizzando spesso la sovrapposizione tonale con terze maggiori o minori creando sopra agli accordi del piano con none M o m e altri accordi alterati.
La tromba era una Yamaha, non vorrei sbagliarmi ma un modello economico, mentre il flicorno non mi ricordo la marca.
Woody Shaw è stato l’ultimo vero grande innovatore del linguaggio trombettistico jazz, partendo da Miles che ha sviluppato maggiormente il linguaggio jazz a tutto tondo, esplorando tutti i generi dal Be Bop al pop passando per Hubbard fino ad arrivare a Shaw questi sono stati grandi trombettisti e innovatori del linguaggio trombettistico jazz.
Marsalis e altri mostruosi strumentisti, non hanno sviluppato nulla nell’innovazione del linguaggio jazz.
Non parlo dei contemporanei tipo Dave Douglas “ Bravissimo” ma che conosco troppo poco per giudicarlo.
PRECISAZIONE:
quando Cesco, che non conosco personalmente, ma che stimo come trombettista jazz e conoscitore del linguaggio jazzistico, in modo ironico parla di Talebani del jazz “ poco inclini alle innovazioni”
deve tener conto che se l’innovazione è Minafra o i trombettisti di quel genere, non val la pene ascoltarli e nemmeno commentarli.
Ciao!
Stefano