Su richiesta di alcuni forumisti (vedi Miles74), inizio l'analisi dei dischi (chiamiamoli ancora così) che, secondo
ME, non dovrebbero assolutamete mancare nella discografia di un musicista jazz, nello specifico di un trombettista jazz.
Mi permetto di aggiungere delle note storico-tecniche su ciascun disco, per i meno informati.
Non seguirò un ordine prestabilito, né per autore, né per "genere" (bop, hard bop, mainstream, west coast jazz, ecc.), ma andrò "a braccio", indicando quelli che, sempre secondo il
mio parere, sono dei veri propri gioielli, per l'appunto ... IMPERDIBILI!
N.B.: mi scuso sin d'ora, e ciò valga anche per il thread "Assoli imperdibili", per eventuali errori ortografici dovuti alla fretta ed alla mancata rilettura dei post, creati nei ritagli di tempo...CLIFFORD BROWNComplete Paris Sessions VOLUMI 1, 2 & 3
Tre volumi, registrati a Parigi durante una tourné della big band di Lionel Hampton.
I vari musicisti, di notte, scapparono letteralmente dall'albergo per produrre queste session (con ritmiche francesi compiacenti: Renaud, Gourly, Michelot, Viale), che uscirono qualche tempo dopo a nome dei vari Gigi Gryce, Clifford Brown, Art Farmer, ecc..
Hampton, infatti, aveva negato l'autorizzazione (ed un tanto era riportato nei vari contratti dei musicisti!) a registrazioni che non fossero della Big Band del leader.
Clifford era giovanissimo e la session è addirittura precedente al primo incidente d'auto che lo vide ad un passo dalla morte e che lo tenne immobile (e fuori dal giro discografico) per circa un anno, prima del rientro, alla grande, avvenuto con i Messengers (il mitico Live at Birdland!!).
Le formazioni variano dal quartetto (a nome di Brown), all'ottetto (a nome di Gigi Gryce) all'orchestra (sempre a nome di Gryce), ma lo strumento solista principale è sempre e comunque quello di Clifford.
I volumi presentano il più delle volte diverse take di uno stesso brano e questo è fondamentale per comprendere l'arte improvvisativa di un giovanissimo Clifford, mai uguale a sé stesso.
Dei dischi stupiscono il suono - fat, sporco e graffiato - e lo splendido fraseggio, già articolatissimo e "maturo".
All'epoca era proprio un "ragazzo di campagna", lo si vede anche dal cappello che portava, ed era già amato e rispettato da tutti come "quello che spaccherà il cxxxo a tutti al rientro in USA". E così fu... anche se l'incidente d'auto (il primo) non fece che rinviare la fulgida (ma purtroppo breve) carriera del giovane "farmer" Clifford....
Buon acquisto (per chi non ce li ha) e buon ascolto!!!
Bye e alla prossima!
Francesco