Ero tentato di aprire una discussione intitolandola "Perle di saggezza", ma credo che questo 3d sia appropriato per proporre il contributo che segue.
Ho appena intrapreso la lettura di un "saggio(?)" di Winton Marsalis, dal titolo "Come il jazz può cambiarti la vita" (Feltrinelli); certamente a molti di voi ripeterò cose già note, ma ritengo valido riportare questi contenuti in questo contesto, non foss'altro che per l'autorevolezza della fonte (Winton, non io
).
Sentite cosa dice (pagine 21/22, quarta edizione gennaio 2010; ovviamente riporto il testuale):
"Che cosa dice davvero il jazz?
Ha ancora un valore?
Ecco quello che ho scoperto.
La componente più pregiata in questa musica è l'unicità del suo suono. E' con il suono che il jazz ti porta al nocciolo di te stesso e dice: "Esprimi
proprio quello". Ogni musicista ha i suoi punti di forza e le sue debolezze. Ci fa piacere ascoltare un musicista che fa fatica con la sua parte; se facciamo uno sforzo e impariamo ad accettare i lati forti e deboli di noi stessi e di chi ci circonda, la vita diventa molto più semplice. E' un campo in cui è un errore dare giudizi netti e definitivi.
Miles Davis, per esempio, non possedeva il suono corposo di un Louis Armstrong, ma aveva trovato il suo tipo di intensità. A un volume più basso. Le imperfezioni possono aggiungere fragranza e personalità alla musica. In un'epoca in cui il massimo per i giovani è tendere alla perfezione e alla finezza degli spot televisivi, l'idea di "lavorare con quello che hai" rappresenta un'utile alternativa".
Idee chiare, eh?
Alla prossima.