Ciao,
mi sono iscritto al forum da qualche giorno e per qualche strano collegamento virtuale,
mi sono ritrovato a leggere questa serie di commenti sul mio ultimo (anche se in realtà è appena uscito un altro) CD.
Provo a dire due cose anch'io, anche se non è mai facile parlare di sé.
Quindi vi racconto un aneddoto che mi raccontò alcuni anni fa Eddie Henderson, uno dei migliori hard-boppers viventi al quale devo un paio di cose fondamentali che mi hanno permesso di diventare un musicista che cerca di fare rima con artista piuttosto che con professionista (con il massimo rispetto per questi ultimi).
La storia è questa.
Per un certo periodo un certo Miles Davis (che alcuni reputano una pippa così come Picasso e Mirò... non io che amo tutti e tre) frequentava la casa della famiglia di Eddie che al tempo studiava al conservatorio e si capiva già che sarebbe stato un trombettista fantastico. In quel periodo uscì Kind of Blue, uno dei capolavori della musica contemporanea e Eddie se lo ascoltò immediatamente... ovviamente.
Un giorno in macchina con Miles, Eddie disse a Miles che non capiva come mai Kind of Blue fosse così acclamato visto che la musica era piuttosto facile da riprodurre (o imitare...).
Miles rispose un po' seccato una cosa del tipo "Ehi mother f....r, go home walkin'" e lo fece scendere dalla macchina.
Eddie, molto arrabbiato e combattivo andò a comperare il disco e in un paio di giorni sapeva già suonare tutti i soli di Miles perfettamente. Così lo chiamo e gli disse "Hai visto, posso suonare la tua musica con due soli giorni!" E Miles rispose secco: " Yes, but that's me!"
Eddie mi disse di aver capito il jazz grazie a quella risposta... a me è servita molto, spero che sia utile anche a voi.
p.s. per tutti quelli che forse conosco e che hanno rassicurato Peppe sul fatto che so suonare gli standards e che conosco la superlocria o la diminuita e che so cos'è una nona minore, li ringrazio molto, ma vorrei dire loro (che forse già lo sanno) che non è per quello che sono o non sono un musicista, ma per quello che riesco o non riesco ad esprimere. Alla casa del jazz era pieno, benché io non sia Roberto Gatto (come popolarità) e sono stati venduti un sacco di CD dopo il concerto... forse è semplice feticismo o forse qualcuno ha capito che il tentativo fatto in quel concerto era quello di suonare quello che siamo e il mondo in cui viviamo, esattamente come faceva Louis Armstrong che un giorno ad un giornalista che gli chiedeva cosa fosse il jazz rispose "what we play is life".
p.s. 2 se siete interessati ad altri pareri su questo progetto,
ecco un link dal quale potrete andare anche sul myspace di caos musique per ascoltare qualche brano.
http://www.angeloolivieri.it/caos%20musique.htm