Thanks ! ! !
With best regards ! !
Dopo che avrò' iniziato ad usarlo , farò un aggiornamento .
P.S. ( A me piace moltissimo l'esecuzione di Chet Baker con Jobim, si sente come Jobim cerchi di rispondere/seguire le dissonanze solistiche di Chet con le dissonanze armoniche degli accordi che ci mette sotto per rispondergli o cercare il fraseggio con lui . ( Scusate l' OT )...
( Riuscire a cogliere quelle dissonanze, alcune già proprie del brano,+ quelle di Chet e provare a " leggere" quel brano secondo il mio modo di sentirle, sarà il mio tentativo interpretativo. Penso che mi ci vorranno più di un paio di mesi., prima per interiorizzarlo focalizzare, le note dissonanti già presenti per poi iniziare una paziente opera di costruzione interpretativa del brano cercando le "mie" dissonanze del brano.
Penso che questo brano possa essere un ottimo esempio per lavorare per tirare fuori quello che uno ha del proprio modo di sentire un brano, senza doversi preoccupare della velocità del brano; che, se si vuole, permette a chi vuole, appunto, di eliminare detta componente. Come avrete capito sono sempre più convinto che le belle interpretazioni non nascano schioccando le dita. ( Argomento già dibattuto ). Per me vale il detto : impariamo a guardare dentro di noi, a cercare dentro di noi, al di là del livello tecnico che ognuno in quel momento possiede, cerchiamo il nostro modo di vedere il brano senza spaventarci troppo del giudizio altrui, altrimenti non impareremo mai ad ascoltare noi stessi. E' ovvio che i giudizi critici possono sempre essere dei riferimenti sulle cose da tenere d'occhio e sulle quali lavorare per migliorarsi, ma impariamo a cercare/guardare dentro di noi la nostra linea melodica. Se ne parla poco e secondo me anch'essa richiede tanto tempo per imparare a guardare dentro di se' e imparare a tirarlo fuori, abbiamo sempre paura che il giudizio altrui ci tagli quella poca autostima che ognuno di noi ha di se stesso, e questo porta a scelte facili verso l'accondiscendenza degli altri. Quanto è bello invece suonare un brano in modo che ci tocchi nelle corde del nostro intimo. Questo credo che sia unico e proprio in ognuno di noi, quello che ci fa riconoscere, che ci fa dire bella l'interpretazione che ha fatto tizio. Per quella che è la mia esperienza ( per quel che può valere) già interpretare / esprimere se stessi per 8 battute porta via tempo. Quando la vostra interpretazione è tutta originale , fare tutto un brano porta via mesi, a volte sembra di lavorare di cesello, la scelta di una sola nota (che va vista sull'accordo che c'è sotto) cambia tutta la frase ( e le battute )che vengono dopo.
A volte hai una bella frase che però non si lega con quello che hai scritto prima, che fai? la usi nel II° refraind o riscrivi tutto quello che c'era prima? Se la scrivi nel II° refrain dovrai scrivere altre 8 battute prima di usarla, per non parlare della tentazione di usare frasi scontate, che non stanno male, funzionano, ma ad un orecchio attento, fanno capire che hai staccato la spina dell'originalità ( la tua !).
Qualcuno ha provato a seguire questa strada?