Va bene: mi fai per cortesia un paio di esempi, (immagino che se si parla di una cultura potrebbero esserne citati a centinaia, ma io mi accontento di un paio), di musica africana, (Senegal, Benin e stati adiacenti), del XV secolo che non sia battere un tamburo in modo monotono.
Voglio prendere questa affermazione come un'altra provocazione giusto 'for the sake of discussion', e spero vivamente che di questo si tratti... ;-)
Il problema è che la musica africana del XV secolo nessuno l'ha documentata, per due motivi: il primo è che la cultura africana è tramandata oralmente, e non per iscritto. La seconda è che nessun europeo del XV secolo (ma neanche dopo, per molto tempo...) si è mai sognato di documentarla, perché l'ha considerata 'battere su un tamburo in maniera monotona', banalmente perché non aveva gli strumenti per capirla, ma aveva la tipica supponenza occidentale di considerare deteriore quello che non rispondeva ai suoi canoni.
Ti suggerisco, per chiarirti le idee, di leggerti il volume sulle origini del trattato di Gunther Schuller sul jazz. La ricerca di Schuller è considerata a tutt'oggi tra le più autorevoli di tutta la storia del jazz, e parte da un'analisi molto approfondita e puntuale proprio della musica africana, per poter stabilire quanto della musica africana si sia trasmesso nel jazz ed in che forma. Schuller riporta delle trascrizioni di musica africana, fatte credo all'inizio del '900, che utilizza per analizzarne i canoni e la struttura. Già solo mettendola su pentagramma si ha la misura di quanto sia complesso e sofisticato quel 'battere sul tamburo in maniera monotona'. Ed il pentagramma, che è uno strumento creato per rappresentare la nostra musica, che ha una concezione ritmica che per un africano è quasi infantile, è del tutto inadeguato (sempre a detta di Schuller) a rappresentare pienamente la finezza del modo di suonare dei maestri percussionisti africani.
E' molto facile considerare deteriore quello che non si capisce. C'è tanta gente che lo fa con la musica classica... C'è chi lo fa con il liscio, con la musica araba, e c'è chi lo fa con il jazz. Il mondo è pieno di gente che non è disposta ad accettare che ci sono cose che non è in grado di comprendere (semplicemente perché sono il frutto di un mondo diverso), e reagisce svilendole e disprezzandole (la classica è tutta uguale, il liscio è banale, nel jazz va bene tutto e potrei suonare anche io... la lista dei pregiudizi è lunga chilometri). Io la musica africana non la conosco, se non da quello che ho letto, ma mi hanno insegnato ad avere rispetto per quello che non conosco e ad avere cautela prima di esprimere giudizi su cose che non conosco bene (anzi, non bisognerebbe proprio giudicare quello che non si conosce). Uno dei pochi generi che proprio non reggo è il country: ma questo non mi autorizza a svilire e banalizzare una musica amata da milioni di persone, solo perché non tocca le mie corde... E' ovvio che se si parte dal presupposto che la musica africana è 'battere su un tamburo in maniera monotona' allora il contributo della musica occidentale al jazz è decisivo, anzi... In pratica noi europei abbiamo insegnato ai negri a suonare e gli abbiamo dato modo di esprimere la loro creatività. Ci dovrebbero ringraziare, 'sti selvaggi!
Peccato però che il presupposto sia profondamente sbagliato... Si potrebbe argomentare su chi sono veramente i selvaggi... ;-)