Si, è un discorso enorme ed è impossibile affrontarlo in maniera approfondita su un forum. Diciamo che il mio intento era di focalizzarmi su una questione in realtà molto pratica: penso che troppo spesso ci si avvicina al jazz focalizzandosi troppo sulle forme, che come ho detto a mio parere sono il frutto di condizioni contingenti (e sono meravigliose e rivoluzionarie ancora oggi, sia ben chiaro), ma rimangono sterili se non si fa lo sforzo di entrare nella mentalità giusta, in quel mood che è caratteristico della cultura che ha originato il jazz. E per capire questo mood penso che la prefazione che Baraka fa all'edizione italiana del libro sia illuminante: mentre la nostra cultura è focalizzata sull'individuo, sul concetto di progresso nel tempo, sulla separazione tra anima e corpo e tra ambito razionale e ambito "emotivo-esoterico", il jazz nasce da una cultura che al contrario è caratterizzata dalla creazione collettiva, dall'assenza di distinzione tra passato, presente e futuro (ritmo, più che tempo!) e dalla concezione della vita come costantemente permeata dal metafisico.
Probabilmente è questione anche di gusti, ma io trovo che la musica nera (in tutte le sue declinazioni) raggiunga il massimo del suo splendore proprio quando emergono queste caratteristiche, quando si estrinseca in quella sorta di 'rito' collettivo, quasi esoterico, quando ti porta in quello stato quasi di estasi (ed infatti credo che, molto più della musica classica o comunque della musica occidentale, possa difficilmente prescindere da una dimensione di godimento dal vivo e collettiva).
Faccio un esempio fuori dall'ambito jazzistico: Tower of Power e Parliament Funkadelic. Premetto che i TOP li ho visti anche dal vivo, i Parliament purtroppo no. Ma faccio il confronto tra due live, entrambi meravigliosi: Soul Vaccination dei TOP ed il live a Houston del '76 dei Parliament. Non penso che i TOP abbiano bisogno di presentazioni, facevano e fanno del gran funk, suonano da paura, sono emozionanti e travolgenti. Ma il livello di esaltazione e di energia che mi viene dal live dei Parliament è qualcosa di veramente particolare, sembra veramente provenire da un altro mondo (o da un altro pianeta... chi conosce i P-Funk capirà!
). Beh, secondo me molto di rado dei musicisti bianchi sono riusciti ad entrare veramente a fondo in quel mood ed a trasmettere QUEL tipo di emozione (che, ripeto, non voglio definire migliore, ma semplicemente diversa).
Ecco, il proposito con cui ho aperto questa discussione era proprio di sottolineare come, secondo me, il jazz (ma tutta la musica nera) dovrebbe essere affrontato con QUELLO spirito, cercando di interiorizzare quanto più possibile quel concetto di creazione e fruizione della musica, perché alla fine penso che questi siano gli aspetti che veramente la rendono speciale, perché ci emozionano in una maniera completamente diversa da come ci emoziona la musica di Bach o di Mozart, o un'aria d'opera piuttosto che Mahler, ed è questo a mio parere il vero elemento di originalità che ha decretato il successo della musica nera nel mondo occidentale. Ed è anche per questi motivi che penso che il jazz abbia iniziato a morire quando a causa della, pur legittima, ambizione dei musicisti jazz di renderlo una musica "d'arte" ha perso contatto con questo mood e si è avvicinato invece ad un concetto di creatività e di ruolo dell'artista più vicino alla tradizione occidentale.
Spero di essere stato esauriente, sicuramente sono stato prolisso!
E comunque grazie a tutti degli interessantissimi contributi, davvero!