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Mi sembra che la' fuori le persone comincino ad annoiarsi: se non c'era sta storia dei punticini, a parte qualche intervento di Eugeniov e qualche perla di Valejazz, (che pero' ci lascia sempre con troppi punticini di sospensione), tu ed io siamo gli unici che scrivono su questo topic.
E poi, comunque, un bel gioco dura poco...e considerato che anche io riusciro' ad essere serio per breve tempo
, ne approfitto.
Non ho letto il saggio di Baraka e quindi se mi permetto un commento, basato esclusivamente sul tuo riassunto, e' solo perche' propedeutico per il resto del discorso: direi che non mi dice nulla di nuovo, nel senso che personalmente trovo evidente che ogni persona percepisca quello che gli accade attorno attraverso il filtro della propria cultura ed educazione, come mi sembra personalmente attrettanto evidente che una tra le qualita' della popolazione afroamericana e' stata ed e' l'attaccamento alle proprie origini, ed il non permettere che le stesse fossero cancellate.
Schuller l'ho invece letto anni fa, (grazie comunque del consiglio): mi ha insegnato tantissime cose, su molte ero assolutamente d'accordo, qualcuna altra mi ricordo invece che mi aveva lasciato una sensazione di un po' troppa enfasi..... comunque niente di preoccupante: come scrive anche Baraka nel suo saggio,
(scusate ma non c'e' lo fatta... ), cultura, background ed educazione hanno un ruolo centrale nell'analisi delle cose e nella loro eventuale successiva esposizione.
Quindi no: un centinaio di anni fa un musicista di cultura occidentale non avrebbe potuto dire le stesse cose di un musicista afroamericano.
Non possiamo pero' negare che il mondo sia cambiato, e che la possibilita' di scambi o addirittura di crescere fianco a fianco con altre culture sia diventata una cosa decisamente normale.
E non e' piu' necessario nascere e crescere in ambienti particolarmente "illuminati" per sapere e capire che i "bianchi" non sono su un piedistallo e d'altronde, senza negare il diritto, il bisogno e la necessita' di una Memoria,
(....Baraka che ritorna ), anche l'afroamericano non puo' piu' avere, fortunatamente, il mood originale da campo di cotone.
Ed il jazz, come qualsiasi altra forma d'arte, e' uno specchio dei nostri giorni
(volevo ricitare Baraka ma ve lo risparmio )Quindi si': credo che ai nostri giorni un musicista "occidentale" possa creare musica jazz con lo stesso "swing" di un afroamericano perche' penso che le differenze di mood si siano assottigliate.