Ribadisco l'esempio di Dizzy: non c'è necessariamente contraddizione tra avanguardia ed originalità e divertimento. Si può fare! Ma il concetto che mi preme ribadire è il rispetto del pubblico, il che significa fondamentalmente che, qualunque cosa si voglia suonare, bisogna sempre ricordarsi che lo si sta facendo per dare qualcosa a qualcun altro. Troppo spesso si vedono jazzisti (o anche semplicemente aspiranti tali) che suonano come se fossero chiusi in una cameretta (e che fanno fatica persino ad ascoltarsi l'un l'altro...), e contemporaneamente si vede un pubblico (magari pure preparato e con le migliori intenzioni!) con facce da funerale e menti che vagano nei pensieri più vari... E se questo vale per qualsiasi musica (io artista alla fine che faccio se non cercare di comunicare qualcosa a qualcuno?), vale a maggior ragione per una musica la cui vocazione originaria è quella di essere rito collettivo, occasione di affermazione sociale, momento di creatività condivisa. Il che è ben diverso dal dire che si deve inseguire il gusto del pubblico, perché questo significa ancora una volta mancare di rispetto per il pubblico, svilendolo e ritenendolo incapace di recepire espressioni artistiche sofisticate.
Ma ripeto che se il jazz è considerato (non a torto, mi vien da dire!) pressoché unanimemente da chi non lo conosce bene come una rottura di palle è perché per decenni lo si è proposto mancando troppo spesso di questo tipo di rispetto per il pubblico! Con la presunzione che il pubblico dovesse automaticamente recepire ex abrupto il frutto dell'elaborazione di ristrettissimi gruppi di avanguardisti che magari è durata anni! Se l'avanguardia è proposta con la spocchia di chi pretende di essere apprezzato per il solo fatto di aver elaborato qualcosa, allora il risultato non può che essere di rifiuto, ed ho visto talmente tante situazioni del genere.... Invece ho visto spettacoli anche molto complicati funzionare in maniera quasi magica, per il semplice fatto che chi li proponeva lo faceva con il cuore, perché siamo seri, qualsiasi tipo di musica ha molto più a che fare con il cuore che con il cervello... Qualunque sia il pubblico.