Assolutamente no! La distribuzione gaussiana non lascia mai fuori nessuno.
Un buon test prevede che il 5% dei partecipanti indovini tutte le risposte, il 20% quasi tutte, il 50% circa la metà, il 20% quasi nessuna, e il 5% nessuna.
Se la % che ha risposto correttamente a tutte, o quasi tutte le domande, è maggiore del previsto, significa che il test era troppo facile. Mentre se la % di chi ha dato risposte sbagliate risulta maggiore vuol dire che il test era troppo selettivo.
Mi scuso in anticipo per la lunghezza del mio intervento, ma vorrei dare un contributo costruttivo alla discussione... :-)
Parlare di distribuzioni gaussiane ha veramente poco senso in questa discussione, soprattutto perché, come dice Carlo, la Gaussiana non lascia mai fuori nessuno... quindi nemmeno chi ha l'orecchio assoluto... :-)
In realtà la comunità scientifica studia da anni il fenomeno dell'orecchio assoluto, o, come viene definito in inglese absolute (or perfect) pitch...
Già nel 1955 Bechem, rilevò la presenza di questo fenomeno, con una incidenza di 1/10000. Risultato questo convalidato ad esempio da uno studio di Deutsch nel 2013 (e da molti alti prima di lui).
Joseph Profita, nel 1988 dimostrò come nella maggior parte dei casi il "perfect pitch" emerga come capacità in giovanissima età, lasciando quindi intravvedere come non sia quasi mai il prodotto di un imprinting culturale, ma probabilmente il risultato di qualche cosa di più profondo. In alcuni studi successivi Profita rilevò come ci fosse una incidenza si familiare (nel senso che persone di generazioni diverse, ma della stessa famiglia, presentassero lo stesso tratto), ma come questa si verificasse a prescindere della formazione culturale della famiglia stessa, lasciando quindi intravvedere una correlazione genetica.
In uno studio del 1995 pubblicato su Science, Gottfried Schlaug, Lutz Jäncke, Yanxiong Huang and Helmuth Steinmetz rilevarono tramite morfometria basata su risonanza magnetica, come chi era dotato di "perfect pitch", avesse una asimmetria del piano temporale sinistro del cervello, fossero essi musicisti o completi analfabeti musicali. Levitin (Stanford), nel 1999 ipotizzava come l'orecchio assoluto avesse a che fare con la memoria a lungo termine e la codifica linguistica. Curiosamente, nel 2006, Diana Deutschc, Trevor Henthorn, Elizabeth Marvin, HongShuai Xu, in uno studio comparato tra studenti di conservatorio cinesi ed americani, dopo aver rilevato come l'incidenza dell'orecchio assoluto fosso molto maggiore nella popolazione cinese rispetto a quella americana, arrivarono ad ipotizzare come, in parte, questo potrebbe essere dovuto al fatto che nella lingua cinese il "pitch" ha una rilevanza fondamentale nella codifica linguistica (ossia, l'intonazione di uno stesso fonema può dare significati diversi).
Tutto questo dimostra come da un lato ci siano componenti sicuramente culturali, ma dall'altro puramente genetiche... questo punto di vista è per altro condiviso per esempio da un lavoro di Siamak Baharloo, Paul A.Johnston, Susan K.Service, Jane Gitschier e Nelson B.Freimer dove gli autori giungono a questa conclusione (cito letteralmente): "Early musical training appears to be necessary but not sufficient for the development of absolute Pitch (AP). Forty percent of musicians who had begun training at ≤4 years of age reported AP, whereas only 3% of those who had initiated training at ⩾9 years of age did so. Self-reported AP possessors were four times more likely to report another AP possessor in their families than were non–AP possessors. These data suggest that both early musical training and genetic predisposition are needed for the development of AP. "
Takeuchi, A. H., & Hulse, S. H. nel 1993 identificarono che, laddove l'AP ha cause "ambientali" (ossia culturali), esso si è sviluppato in primissima età (< 6 anni), in quanto lo shift del modello di apprendimento da proprieta' individuali a relazioni tra proprietà, renderebbe praticamente impossibile sviluppare l'orecchio assoluto su base cognitiva dopo questa età.
Ancora, Robert Zatorre, su Nature Neuroscience, pubblicò nel 2003 un lavoro nel quale fornisce elementi che lasciano intendere come (cito ancora testualmente) "Indications are that it depends on both genetic factors and exposure to musical training during childhood, supporting the idea of a sensitive period. Functional and structural neuroimaging studies suggest special roles for working memory and associative memory mechanisms in AP, and results from these studies indicate that there may be structural markers of AP in asymmetries of cortical areas"....
Potrei andare avanti ancora a lungo, ma non credo sia necessario... il senso del mio intervento è quello di ribadire come la ricerca scientifica odierna abbia:
(1) Ufficialmente riconosciuto l'esistenza dell'orecchio assoluto come fenomeno
(2) Sia orientata a riconoscere in una particolare conformazione della memoria a lungo termine (i.e. predisposizione genetica) e limitata influenza culturale (prima dei 6 anni) due possibili cause, o con-cause del fenomeno
(3) Ancora molti studi siano necessari per chiarire definitivamente le cause del fenomeno
Mi pare che, alla luce di ciò, liquidare il tutto come leggenda metropolitana sia un tantino esagerato ;-)
I.