Ciao a tutti,
l’altro giorno mi è capitato di leggere da “
magagine archi” un interessante articolo
di Marco Fiorini riguardo l’intonazione.
Oggi ho trovato un po’ di tempo, così ho pensato di riassumerlo e postarlo qui,
pensando di fare una cosa gradita.
Di impostazione, di aria, di lingua ecc.. ho ritenuto che sia meglio autocensurarmi, però per quanto riguarda l’intonazione non credo che ci siano problemi di convivenza ideologica. (ho riletto dei post a ritroso…sull’impostazione)
L’intonazione di Marco Fiorini (1996/06 primo violino solista Orchestra S. Cecilia di Roma)
L’obbiettivo è portare consapevolezza circa i meccanismi che regolano la materia, e conseguentemente, offrire alcuni consigli pratici; il tutto attraverso una trattazione estremamente sintetica ma, mi auguro, non per questo meno esaustiva e chiara.
L’intonazione non è monodimensionale, non esiste un unico modello di intonazione, un’intonazione assoluta. Essa può costruirsi, invece, su due differenti coordinate o dimensioni in perenne conflitto strutturale. (da cui nascono i problemi)
1) Intonazione melodica, (orrizontale, espressiva) è quella cui tutti facciamo istintivamente riferimento quando suoniamo una melodia o pensiamo ad un motivetto qualsiasi. E’ caratterizzata dalla tendenza a stringere i semitoni (Intervallo sensibile –tonica) e ad allargare i toni, è proprio questo tipo di intervalli che conferisce espressività alla melodia
2) Intonazione armonica (verticale, naturale), riproduce lo stesso tipo di intervalli che caratterizzano le serie di armoniche che si sviluppano da un qualsiasi suono fondamentale (da cui naturale). E’ la perfetta consonanza dei suoni emessi simultaneamente, che producono il terzo suono di Tartini. La differenza di ampiezza tra toni e semotoni si riduce notevolmente: i toni diventano stretti e i semitoni larghi.
A queste coordinate ne va aggiunta una terza, del tutto artificiosa, legata all’utilizzo degli strumenti a tastiera:
3) Intonazione Temperata (equabile), consiste nella divisione matematica dell’ottava in dodici semitoni uguali. Legata alle esigenze degli strumenti a tastiera, è un compromesso artificioso ed obbligato tra le due precedenti. Può, quindi a ben diritto essere considerata il paradigma stesso dell’imperfezione (un’imperfezione, s’intende resa altamente funzionale dalla coerenza, ogni nota è sempre uguale a se stessa ed a ogni ottava.)
Ma qual è il criterio di scelta?
Esso è dettato dal contesto:
a) Ruolo armonico della nota, è fondamentale, terza, quinta o settima dell’accordo?
b) funzione della voce cui essa appartiene, è voce melodica o struttura armonica?
c) Tempo, a che velocità andrà eseguita, più il tempo è veloce più prevarrà la dimensione melodica.
Domani scriverò gli esempi, ciao Paolo