Confermo, concerto bellissimo. Da segnalare una demenziale presentazione del direttore artistico del festival, che in 30 secondi non riesce a dire niente di meglio che Wynton non dimostra gli anni che ha, fa jazz molto tradizionale ("ma meglio di chiunque altro") e che la sua famiglia di New Orleans ha sofferto molto per l'alluvione ("mi pare che ha straripato un fiume o ceduto una diga...").
A dispetto di questa raffica di luoghi comuni, che denotano che questo personaggio Wynton Marsalis lo ha ascoltato molto poco, e se lo ha fatto non ha capito un cazzo, il repertorio è stato, come al solito, la dimostrazione dell'estrema versatilità di Marsalis, unico jazzista mondiale in grado di padroneggiare tutti gli stili del jazz.
Tutti arrangiamenti originali, tutti bellissimi ed assolutamente moderni (tranne un classicissimo Black and tan fantasy di Ellington)), brani di Mingus, jackie Mc Lean, Chick Corea, ed anche un originale, bellissimo, di Carlos henriquez, il bassista.
Da segnalare, stavolta, una scelta di brani a dinamiche soft, cosa che non è frequente sentire da una Big Band, che normalmente tende a suonare più sul forte, anche perché è più facile...
Solisti come sempre bravissimi ed estremamente musicali. Zero, ma dico zero concessioni al virtuosismo facile. Alla faccia delle calzate che in Italia continuo a sentire su Winton uscire dalla bocca dei soliti tre o quattro scalzacani di critici e sedicenti jazzisti italiani che non sanno fare un cazzo e parlano pure male degli altri...