Si, è vero, oggi il panorama per chi vuole fare il musicista professionista non è allettante. Ma è anche vero che nel momento in cui si smetterà del tutto di provarci, allora saremo davvero nei guai. Si, è bello fare musica per diletto, ma cosa saremmo noi dilettanti se non avessimo il faro dei grandi artisti professionisti?
Oggi fare musica è complicato e frustrante, ma c'è ancora un modo per farsi una carriera soddisfacente: essere bravi. Quelli bravi riescono a venire fuori, prima o poi. In Italia o all'estero. Ma bisogna, come in tutti i mestieri, puntare all'eccellenza. Dove c'è grande competizione non c'è altra via.
Essere bravi però significa non solo suonare bene, ma anche saper considerare la musica come un lavoro vero e proprio, e sapersi comportare di conseguenza. Significa sapere come procacciarsi il lavoro da free lance, sapersi promuovere in maniera intelligente, sapersi tutelare a livello economico, fiscale e contributivo, sapere come firmare un contratto senza farsi prendere per il culo. Per troppi anni i conservatori hanno insegnato ai musicisti a suonare e basta, formando solo una figura professionale: quella dell'orchestrale. Chi non entrava nelle orchestre, cazzi suoi, quelli più smaliziati lavoravano, quelli meno scafati, anche se più bravi, rimanevano nella loro cameretta... Oggi per fortuna le cose stanno cambiando, sempre più spesso nelle scuole di musica e nei conservatori si fanno corsi di vera e propria formazione professionale, perché fare il musicista professionista significa, detto brutalmente, vendere un servizio, e se non sai vendere parti già male...
Infine c'è un altro aspetto che deve cambiare... Deve cambiare il pubblico. Deve cambiare la considerazione del musicista, che deve essere considerato un professionista, che deve essere pagato adeguatamente come un qualsiasi altro lavoratore. Finché la gente continuerà a storcere il naso quando si sente chiedere un cachet, non si andrà da nessuna parte. Il musicista deve essere considerato come un elettricista o un idraulico! Ti fa un servizio, tu lo paghi. E se c'è un concerto live, non ti devi lamentare se ti chiedono la consumazione maggiorata o un ingresso... A Londra dove si suona c'è sempre l'admission charge, 2, 3, 4 sterline. La gente paga senza fiatare, e cerca i locali dove si suona, perché sa che c'è qualcosa di più. Da noi un locale che mettesse un ingresso per un live rischia di rimanere vuoto, quantomeno a Milano...
Ed è bene dirlo: suonare gratis per "farsi vedere" è una grande cazzata. Non serve a niente. Serve solo all'organizzatore, che ha un servizio gratis. Chi suona DEVE farsi pagare, se c'è qualcuno che lucra sulla serata. A tirar giù i prezzi ci si mette niente, poi ritirarli su è molto, molto più dura... E se il musicista è il primo a sminuire il suo lavoro, non si va da nessuna parte.