Author Topic: Riflessione sullo stato della musica in Italia  (Read 2720 times)

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Offline anrapa

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Riflessione sullo stato della musica in Italia
« on: July 06, 2012, 07:53:57 PM »
E' per questo che sempre più spesso mi capita di dire agli amici: "si, suono la tromba ma io lo faccio per puro piacere e non per portare la pagnotta a casa".

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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #1 on: July 06, 2012, 09:14:30 PM »
Si, è vero, oggi il panorama per chi vuole fare il musicista professionista non è allettante. Ma è anche vero che nel momento in cui si smetterà del tutto di provarci, allora saremo davvero nei guai. Si, è bello fare musica per diletto, ma cosa saremmo noi dilettanti se non avessimo il faro dei grandi artisti professionisti?

Oggi fare musica è complicato e frustrante, ma c'è ancora un modo per farsi una carriera soddisfacente: essere bravi. Quelli bravi riescono a venire fuori, prima o poi. In Italia o all'estero. Ma bisogna, come in tutti i mestieri, puntare all'eccellenza. Dove c'è grande competizione non c'è altra via.

Essere bravi però significa non solo suonare bene, ma anche saper considerare la musica come un lavoro vero e proprio, e sapersi comportare di conseguenza. Significa sapere come procacciarsi il lavoro da free lance, sapersi promuovere in maniera intelligente, sapersi tutelare a livello economico, fiscale e contributivo, sapere come firmare un contratto senza farsi prendere per il culo. Per troppi anni i conservatori hanno insegnato ai musicisti a suonare e basta, formando solo una figura professionale: quella dell'orchestrale. Chi non entrava nelle orchestre, cazzi suoi, quelli più smaliziati lavoravano, quelli meno scafati, anche se più bravi, rimanevano nella loro cameretta... Oggi per fortuna le cose stanno cambiando, sempre più spesso nelle scuole di musica e nei conservatori si fanno corsi di vera e propria formazione professionale, perché fare il musicista professionista significa, detto brutalmente, vendere un servizio, e se non sai vendere parti già male...

Infine c'è un altro aspetto che deve cambiare... Deve cambiare il pubblico. Deve cambiare la considerazione del musicista, che deve essere considerato un professionista, che deve essere pagato adeguatamente come un qualsiasi altro lavoratore. Finché la gente continuerà a storcere il naso quando si sente chiedere un cachet, non si andrà da nessuna parte. Il musicista deve essere considerato come un elettricista o un idraulico! Ti fa un servizio, tu lo paghi. E se c'è un concerto live, non ti devi lamentare se ti chiedono la consumazione maggiorata o un ingresso... A Londra dove si suona c'è sempre l'admission charge, 2, 3, 4 sterline. La gente paga senza fiatare, e cerca i locali dove si suona, perché sa che c'è qualcosa di più. Da noi un locale che mettesse un ingresso per un live rischia di rimanere vuoto, quantomeno a Milano...

Ed è bene dirlo: suonare gratis per "farsi vedere" è una grande cazzata. Non serve a niente. Serve solo all'organizzatore, che ha un servizio gratis. Chi suona DEVE farsi pagare, se c'è qualcuno che lucra sulla serata. A tirar giù i prezzi ci si mette niente, poi ritirarli su è molto, molto più dura... E se il musicista è il primo a sminuire il suo lavoro, non si va da nessuna parte.

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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #2 on: July 06, 2012, 09:18:19 PM »
Aggiungiamo inoltre che sono sempre di meno le occasioni per suonare e, quindi, il musicista arriva spesso a pretendere (per arrivare a fine mese) cifre che sono fuori dal mondo (200-300 euro a persona a sera). Se suonassero 5 sere a settimana i 100 euro basterebbero...
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #3 on: July 06, 2012, 09:56:03 PM »
Dopo aver letto quell'articolo mi è venuta la malinconia, ma è la verità che sempre mi è stata insegnata da un proverbio che porto pari pari nel mio dialetto " chi vole fà i figghe poveredde sunatur e ngappa vucedde" traduco chi vuole fare i figli poveri li faccia diventare suonatori o cacciatori. E' un proverbio vecchissimo nel mio paese alla fine quell'articolo non mi ha sorpreso più di tanto. Purtroppo L'italia paese della musica e della poesia è il paese con meno orchestre e meno bande, nelle scuole si cerca di insegnare di tutto, ma non si da niente per spingere a prendere uno strumento musicale, per diletto personale, poi si può diventare anche Adam Rapa che ha cominciato a scuola. E niente verrà fatto a breve, manca la volontà politica di far crescere in questa direzione, pur sapendo che la musica è una disciplina che forma nella stessa maniera di altre discipline. Invece di spendere soldi in PON inutili potrebbero dare spazio ad una materia, la musica, ma in forma seria e sarebbe una opportunità per tanti diplomati di inserirsi di molti giovani e vecchi diplomati e laureati in questa bella materia La MUSICA.
Nel 1971 è venuto in Italia il Maestro Falcone Leonard (nativo del mio paese) direttore dell'orchestra della Michigan University, con una formazione di 60 orchestrali di una bravura eccezionale eppure non erano professionisti avevano studiato la materia nelle scuole come disciplina complementare, tanti anni sono passati, ma in Italia da allora non è successo niente. Che paese gramo l'Italia, peccato.
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #4 on: July 07, 2012, 12:11:46 AM »
Si, è vero, oggi il panorama per chi vuole fare il musicista professionista non è allettante. Ma è anche vero che nel momento in cui si smetterà del tutto di provarci, allora saremo davvero nei guai. Si, è bello fare musica per diletto, ma cosa saremmo noi dilettanti se non avessimo il faro dei grandi artisti professionisti?

Oggi fare musica è complicato e frustrante, ma c'è ancora un modo per farsi una carriera soddisfacente: essere bravi. Quelli bravi riescono a venire fuori, prima o poi. In Italia o all'estero. Ma bisogna, come in tutti i mestieri, puntare all'eccellenza. Dove c'è grande competizione non c'è altra via.

Essere bravi però significa non solo suonare bene, ma anche saper considerare la musica come un lavoro vero e proprio, e sapersi comportare di conseguenza. Significa sapere come procacciarsi il lavoro da free lance, sapersi promuovere in maniera intelligente, sapersi tutelare a livello economico, fiscale e contributivo, sapere come firmare un contratto senza farsi prendere per il culo. Per troppi anni i conservatori hanno insegnato ai musicisti a suonare e basta, formando solo una figura professionale: quella dell'orchestrale. Chi non entrava nelle orchestre, cazzi suoi, quelli più smaliziati lavoravano, quelli meno scafati, anche se più bravi, rimanevano nella loro cameretta... Oggi per fortuna le cose stanno cambiando, sempre più spesso nelle scuole di musica e nei conservatori si fanno corsi di vera e propria formazione professionale, perché fare il musicista professionista significa, detto brutalmente, vendere un servizio, e se non sai vendere parti già male...

Infine c'è un altro aspetto che deve cambiare... Deve cambiare il pubblico. Deve cambiare la considerazione del musicista, che deve essere considerato un professionista, che deve essere pagato adeguatamente come un qualsiasi altro lavoratore. Finché la gente continuerà a storcere il naso quando si sente chiedere un cachet, non si andrà da nessuna parte. Il musicista deve essere considerato come un elettricista o un idraulico! Ti fa un servizio, tu lo paghi. E se c'è un concerto live, non ti devi lamentare se ti chiedono la consumazione maggiorata o un ingresso... A Londra dove si suona c'è sempre l'admission charge, 2, 3, 4 sterline. La gente paga senza fiatare, e cerca i locali dove si suona, perché sa che c'è qualcosa di più. Da noi un locale che mettesse un ingresso per un live rischia di rimanere vuoto, quantomeno a Milano...

Ed è bene dirlo: suonare gratis per "farsi vedere" è una grande cazzata. Non serve a niente. Serve solo all'organizzatore, che ha un servizio gratis. Chi suona DEVE farsi pagare, se c'è qualcuno che lucra sulla serata. A tirar giù i prezzi ci si mette niente, poi ritirarli su è molto, molto più dura... E se il musicista è il primo a sminuire il suo lavoro, non si va da nessuna parte.
grande normann !! tutto giusto

Offline Norman

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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #5 on: July 07, 2012, 12:24:12 AM »
Aggiungiamo inoltre che sono sempre di meno le occasioni per suonare e, quindi, il musicista arriva spesso a pretendere (per arrivare a fine mese) cifre che sono fuori dal mondo (200-300 euro a persona a sera). Se suonassero 5 sere a settimana i 100 euro basterebbero...

Mah, secondo me è tutto relativo. Se un idraulico mi chiede 40 Euro solo per l'uscita, non vedo perché un musicista, che quando fa un concerto è impegnato minimo minimo 3 o 4 ore, non ne possa chiedere 200. E' chiaro che poi si deve fare un discorso di qualità... Nel senso che se ci vado io a chiedere 200 Euro, giustamente mi sputano in faccia.... Il problema è che se lo standard di riferimento sono i locali dove fanno suonare i dilettanti come me, confidando sul fatto che mi porto dietro gli amici, allora è ovvio che lo standard si abbassa. Se suoni in un pub davanti a 20 persone è chiaro che non puoi pretendere più di tanto. Più che un discorso di quantità di occasioni io ne farei uno di qualità delle occasioni: a Milano i locali dove si suona dal vivo e che fanno una programmazione di qualità sono pochissimi, anche comprendendo tutti i generi. Escludo naturalmente il giro degli artisti discografici, che fa storia a sé.

Ma secondo me un professionista affermato dovrebbe essere pagato adeguatamente. Ti dirò di più: i professionisti affermati SONO pagati quelle cifre... Quelli di elite anche di più. Unica eccezione il jazz, che è un genere di nicchia, che in rapporto alla qualità paga pochissimo, non solo in Italia. Questo per ribadire che comunque esiste un mercato, che fortunatamente premia i migliori. Ma parlo sempre di migliori a suonare ed anche a trovarsi da lavorare...
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #6 on: July 07, 2012, 11:39:13 AM »
Fermi tutti... è ovvio che chi vale DEVE essere pagato quelle cifre (e anche MOLTO di più...). Il ragionamento che facevo io riguarda gli "operai" della musica, i "normali musicisti", quelli che devono campare di musica anche senza essere i numeri uno.
In un mondo normale l'idraulico non dovrebbe chiedere quelle cifre perché a botte di 200-300 euro ad intervento si mette in tasca un migliaio di euro al giorno (e poi si potrebbe partire con il solito discorso delle tasse etc etc...).
Come al solito non c'è proporzione fra impegno, fatica, studi, ore lavorate e stipendio guadagnato.
Se la musica fosse un fatto di costume, culturale, radicato nella nostra società ci sarebbero locali che hanno offrono musica tutte le sere e non solo come evento eccezionale. Andresti in un pub a bere una birra e intanto ascolti un po' di musica dal vivo.
In quella situazione potrebbero (e dovrebbero) inserirsi i normali musicisti che possono pensare di pagarsi un mutuo e di fare i figli. D'altro canto, se un locale gira un minimo bene non sono i 300-400 euro a sera che fanno la differenza.

Ma se l'economia traballa e il gestore fatica ad arrivare a fine mese come può il musicista pretendere certe cifre?
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #7 on: July 07, 2012, 12:48:23 PM »
é un discorso vecchio,trito e ritrito..
Io personalmente sono una "mignotta"faccio tutto  felicissim

Ho una famiglia,mutuo,macchina da pagare prendo tutto quello che mi capita..
e non mi vergogno assolutamente di questo..questo è!
La colpa diamola alla politica, alla crisi, alla mentalità italiana riguardo la musica insomma io sconsiglio purtroppo vivamente i ragazzi che vogliono fare i musicisti..
Poi ci sono anche tanti diplomati che pensano di essere arrivati e per questo pretendere di essere musicisti professionisti e quindi pagati profumatamente..ma questo è ancora un altro discorso..
« Last Edit: July 07, 2012, 12:54:20 PM by Mirko Rinaldi »
Cuoco Professionista Trombettista per diletto!

Offline anrapa

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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #8 on: July 07, 2012, 12:50:01 PM »
Concordo pienamente!
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #9 on: July 08, 2012, 08:26:33 PM »
Io in merito a questo discorso sono un po più pessimista e mi sento di affermare che gran parte delle responsabilità le abbiamo noi. Noi abbiamo creato ed appoggiato questo sistema, permettendo a tutti di fare musica come HOBBY (secondo lavoro) ed a lungo andare viene fuori che tutti fanno musica tranne i musicisti. Ma lo abbiamo voluto noi questo, rifletteteci.....
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #10 on: July 08, 2012, 08:39:46 PM »
Ha ragione rinaldi, quando dice che molti diplomati si sentono arrivati e vogliono paghe da capogiro.
Quando si parla di musicisti bisogna fare sempre dei distinguo, anche perchè sono sicuro che ognuno di noi conosce diverse
persone che hanno gruppi, ma questo non vuol dire che siano bravi( provocazione) da essere pagati un tot. certo se è un hobby
è tutto di guadagnato, se si vuole vivere suonando nei locali non bisogna essere uno che sa suonare, ma uno che in un modo di musicisti
sia al top tutti i giorni e tutte le sere(rinaldi potrà confermare).
ogni anno organizzo nel mio paese un festival di musica, solo brani orginali. Quando faccio le selezioni, nel leggere le biografie sembrano tutti novelli pink floyd, poi li senti e li vorresti prende a badilate. Questo per dire che la parola musicisti non è per tutti.
Un altro lato negativo è  che oramai ai locali poco importa se tu hai studiato 20 anni e sei un virtuoso, al proprietario interessa che la gente si diverta e balli,
se lo fai tu musicista o uno ''stronzo'' qualsiasi con tastiera e basi a lui poco importa, l'importante è risparmiare.
Io quando sento persone che a 50 ann hanno comprato una tastiera e fanno i piano bar e si atteggiano a grandi musicisti vorrei vomitare.
Tromba Bb:  Holton Revelation ('23)  Cinesina, Carol Brass 5000, Martin Committee ('48)
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #11 on: July 08, 2012, 11:13:26 PM »
Ha ragione rinaldi, quando dice che molti diplomati si sentono arrivati e vogliono paghe da capogiro.
Quando si parla di musicisti bisogna fare sempre dei distinguo, anche perchè sono sicuro che ognuno di noi conosce diverse
persone che hanno gruppi, ma questo non vuol dire che siano bravi( provocazione) da essere pagati un tot. certo se è un hobby
è tutto di guadagnato, se si vuole vivere suonando nei locali non bisogna essere uno che sa suonare, ma uno che in un modo di musicisti
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ogni anno organizzo nel mio paese un festival di musica, solo brani orginali. Quando faccio le selezioni, nel leggere le biografie sembrano tutti novelli pink floyd, poi li senti e li vorresti prende a badilate. Questo per dire che la parola musicisti non è per tutti.
Un altro lato negativo è  che oramai ai locali poco importa se tu hai studiato 20 anni e sei un virtuoso, al proprietario interessa che la gente si diverta e balli,
se lo fai tu musicista o uno ''stronzo'' qualsiasi con tastiera e basi a lui poco importa, l'importante è risparmiare.
Io quando sento persone che a 50 ann hanno comprato una tastiera e fanno i piano bar e si atteggiano a grandi musicisti vorrei vomitare.

Sottoscrivo tutto, e ripeto che secondo me quelli bravi, che hanno voglia di sbattersi e che hanno anche un minimo di professionalità lavorano più che dignitosamente. Lavorerebbero anche di più, se il pubblico fosse un po' più educato alla musica dal vivo e quindi selettivo, anche nella musica di intrattenimento. Il tutto senza contare la quasi totale assenza di supporto pubblico (che per qualsiasi forma di cultura non solo è essenziale, ma doveroso!).

Come per tante cose in questo paese, non servirebbe niente di eccezionale, basterebbe che funzionassero le cose normali... Ma ripeto, secondo me è sbagliato scoraggiare i giovani a studiare musica, è bene avvertirli sul fatto che non è facile, e ci vuole grande determinazione (oltre che talento), ma le possibilità per me ci sono. Anzi, la musica dovrebbero studiarla tutti, fino ad un certo livello... Un pubblico educato alla musica non può che generare opportunità per i musicisti professionisti.
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #12 on: July 09, 2012, 12:00:35 AM »
Come per tante cose in questo paese, non servirebbe niente di eccezionale, basterebbe che funzionassero le cose normali... Ma ripeto, secondo me è sbagliato scoraggiare i giovani a studiare musica, è bene avvertirli sul fatto che non è facile, e ci vuole grande determinazione (oltre che talento), ma le possibilità per me ci sono. Anzi, la musica dovrebbero studiarla tutti, fino ad un certo livello... Un pubblico educato alla musica non può che generare opportunità per i musicisti professionisti.


Condivido pienamente cio che viene fuori da queste ultime frasi di Norman.
Un pubblico educato e conoscitore della musica ci risolverebbe tanti problemi. Resta poi da risolvere il problema "musicisti", e quello è piu complicato perchè dipende da noi.
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #13 on: July 09, 2012, 12:06:57 PM »
Uno dei ragazzi che suoina la tromba in banda è diplomato al conservatorio, ma ha fatto il diploma per cultura personale è bravissimo. Ha preso anche il diploma da perito meccanico e quest'ultimo è quello che gli da lavoro. Le due cose si possono fre insieme e non vedo il motivo dello scoraggiamento a chi si approccia alla musica. Anzi.
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Re:Riflessione sullo stato della musica in Italia
« Reply #14 on: July 09, 2012, 12:52:47 PM »
Sottoscrivo quello che dice Norman, maggiore cultura musicale nella gente non può che attirare di più l'attenzione verso la musica e verso chi fa musica.
La domanda è: chi dovrebbe educare "la gente" verso la musica? La scuola? La famiglia? La radio? La  TV? I "musicisti"? E chi è "la gente"? O forse: su CHI concentrare gli sforzi? Sulle casalinghe disperate? Sui giovani? Sugli studenti?...

Io mi soffermerei anche su quanto sia importante "educare all'ascolto", di qualsiasi genere.
Noi sappiamo bene, per chi studia uno strumento, quanto lo studio comporti, come effetto di ricaduta, una accresciuta sensibilità verso tutto quello che è musica, scoprire un mondo prima celato ... e poi anche, di riflesso, scoprire quello che relamente siamo e vogliamo dentro (musicalmente parlando), e che forse non avremmo mai scoperto se fossimo restati solo passivi consumatori. In questo senso spezzerei una lancia verso lo strumentista dilettante, che è comunque parte della base della piramide senza la quale "la musica" perderebbe mille dei suoi appoggi (pensiamo per esempio ai prezzi degli strumenti e spartiti, se li comprano solo i musicisti, le fabbriche devono fare prezzi impossibili o chiudere..., etc. )