Il mio insegnante, Marco Rigoletti, ha avuto l'immensa fortuna di poter studiare per un periodo con Chichowicz direttamente negli USA. Ha seguito diverse lezioni con lui e con Arnold Jacobs. Le informazioni che mi ha tramandato sono particolarmente interessanti. In particolare Chichowicz ? famoso in tutto il mondo per i "Flow Studies", questa ? una raccolta di esercizi di diversi metodi (persino il nostro "italico Gatti" ? compreso!!!) che hanno come caratteristica comune lo studio di frasi lunghe e legate in diverse tonalit? e a velocit? relativamente sostenute. Uno degli scopi ? quello di cercare di mantenere un'emissione "fluida" nonostante le tante note da suonare. Un po' come il primo esercizio del Clarke l'importante ? cercare di suonare mantenendo un'emissione continua pari in tutto e per tutto a quella di un'unica nota lunga. Questo tipo di emissione deve aiutare ad eliminare i "blocchi" che spessissimo si hanno quando si passa da una nota all'altra. Per blocchi intendo il suonare "nota per nota", perdendo di vista la melodia nella sua interezza.
Una delle frasi pi? note della scuola di Chicago ? "Wind and Song" (che ? anche il nome del sito internet americano dedicato a Jacobs e alle sue pubblicazioni). Il Wind (vento) simboleggia proprio questo modo di soffiare l'aria in modo continuo, non "a strappi". Questa emissione ? compatibile (anzi, ? l'unica compatibile) anche con lo studio dello staccato. Uno degli errori pi? tipici della maggior parte dei trombettisti ? infatti quello di usare "un soffio per ogni nota" (o per ogni piccolo gruppo di note). Oltre ad essere stilisticamente non auspicabile (si rischia di apparire "immaturi", grezzi) questo tipo di emissione induce tante tensioni muscolari che sono alla base dei problemi della maggior parte dei trombettisti.
Riallacciandomi all'annosa (e sbagliatissima) diatriba fra "Chicaghiani" contro "Ghitalliani" vorrei far notare come col tempo si sono estremizzati i concetti e si sono riassunte le due scuole con termini che non rendono giustizia della complessit? dei concetti e non tengono conto del valore anche "psicologico" dell'approccio di Chicago. Spesso si sente dire che Parodi insegna solo ad "usare l'aria" e che Tofanelli insegna ad essere "muscolari".
In realt? ? vero che molte delle persone che vanno da Parodi tornano a case felici e contente perch? ? bastato imparare ad usare CORRETTAMENTE l'aria. La realt? ? per? diversa (parlo per esperienze riportate quindi spero di non dire sciocchezze!), oltre l'aria Parodi insegna anche ad avere il giusto approccio mentale alla musica, l'uso di immagini che aiutano a rilassarsi e quindi a suonare sfruttando al meglio le proprie potenzialit?.
La scuola di Ghitalla mutua la gran parte di questi concetti e ne aggiunge altri. L'impostazione labiale richiesta ? pi? "inquadrata" nel senso che si cerca un assetto che viene ritenuto (secondo me a ragione) universalmente migliore. Al contrario la scuola di Chicago ritiene che l'assetto giusto sia da ricercare tramite l'ascolto del suono che si produce. E' un ragionamento "al contrario" che non impone un'impostazione prima di iniziare la nota. Si confida negli automatismi che si costruiscono da soli, giorno dopo giorno, quando si suona con il "giusto suono".
Per lungo tempo io ho usato questo approccio e devo dire che non sono assolutamente pentito, il suono ? fondamentale per me, anche a discapito della tecnica e dell'estensione. Avendo raggiunto il suono che desidero, per?, ho sentito la necessit? di essere pi? performante e costante nel rendimento. L'incontro con Andrea Tofanelli ? stato illuminante, pochi aggiustamenti mi hanno dato pi? precisione, pi? estensione, maggiore facilit? e attacchi pi? puliti.
Non vedo quindi queste due scuole come opposte ma piuttosto come sviluppi successivi. E' noto a livello internazionale che la maggior parte dei trombettisti ad alto livello "discendono" da Ghitalla ma ? altrettanto vero che la "prole di Chicago" ? quasi altrettanto numerosa. Non imponendo quest'ultima un assetto univoco ? ragionevole pensare che sia meno probabile che si abbia il un'altissima percentuale di riuscita su tutti gli allievi. Ma ? altrettanto vero, bisogna ricordarlo, che l'assetto Ghitalliano non ? l'ideale per tutti.
Sono troppe le differenze morfologiche tra le persone perch? l'essere "chiusi e sul bianco" funzioni nel 100% dei casi.
Spero di non aver detto troppe inesattezze. Sono felice di aver ricominciato a scrivere! GRAZIE!